L’Azienda Ospedaliera di Alessandria ha dato il proprio fondamentale contributo nel contrastare l’emergenza Covid-19, in prima battuta attraverso una risposta clinico-assistenziale, poi con una risposta forte sul piano della ricerca e sul piano organizzativo, grazie al consolidamento delle attività collegate all’Infrastruttura Ricerca Formazione e Innovazione diretta da Antonio Maconi, inserendosi come autorevole contributo nel ricco panorama degli studi e delle ricerche tuttora in corso.

In particolare, a seguito delle esperienze maturate e come frutto del lavoro della cabina di regia sul Covid, l’Azienda Ospedaliera ha avviato la linea di ricerca Covid-19 di cui il Dr. Guido Chichino è referente clinico, che si inserisce perfettamente nella mission delle patologie ambientali.


Il Covid è senza dubbio un evento straordinario, ancora in continua evoluzione – spiega Annalisa Roveta, biologa dell’Infrastruttura Ricerca Formazione e Innovazione – di cui non abbiamo ancora risposte precise, dall’eziopatogenesi alla terapia. Siamo stati contattati e continuiamo a ricevere numerose richieste di collaborazione da parte di alcuni IRCCS, dalle Università e abbiamo una collaborazione molto proficua con l’ASL AL, con la quale abbiamo continuato a fare rete. L’interesse su Alessandria, questo è un dato che comunque va evidenziato, è stato dettato anche dall’elevata percentuale di casi sulla popolazione.  Dal punto di vista dei numeri, i risultati sono 32 progetti attivati: 8 tipologie di farmaci utilizzati in modo sperimentale; 21 studi osservazioni e progetti di ricerca; 70 ricercatori coinvolti”.

L’Infrastruttura ha risposto mettendo in campo tutte le proprie competenze, dalla rassegna quotidiana delle evidenze realizzata dal Centro Documentazione, al Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica che in collaborazione con l’Università del Piemonte Orientale e di Padova ha costantemente effettuato il monitoraggio delle stime previsive sul totale dei casi della provincia di Alessandria. Inoltre, il Clinical Trial Center ha coordinato gli studi, affrontati secondo quattro direttrici: dati, trattamenti, aspetti clinici, aspetti organizzativi. Si è aggiunto poi un quinto filone, legato alle valutazioni di tipo ambientale che viene realizzato in collaborazione con l’Università del Piemonte Orientale, di cui l’Azienda è partner del progetto per la task force ricerca Covid avviata dall’UPO.

Sono numerosi, infatti, i progetti congiunti: lo studio sull’idrossiclorochina e azitromicina (conosciuto come plaquenil) sul quale si stanno raccogliendo evidenze in quanto non è ancora stata riscontrata l’efficacia del farmaco (referente aziendale è Guido Chichino, Direttore di Malattie Infettive) la condivisione dei dati per raccogliere le caratteristiche cliniche, epidemiologiche e di trattamento e conoscere quindi meglio i meccanismi della malattia (referenti aziendali sono Paolo Stobbione, Responsabile di Reumatologia, e Mario Salio, Direttore di Malattie dell’Apparato Respiratorio).

Filosofia che è alla base dello studio effettuato in collaborazione con l’Università di Zurigo (referente aziendale è Fabrizio Racca, Direttore del Dipartimento di Anestesia) che ha visto la raccolta dei dati di circa cento pazienti, di cui sono state raccolte le caratteristiche cliniche anche per valutare eventi cardiovascolari come tromboembolie.

E proprio uno di questi casi è stato trattato dalla Cardiochirurgia – grazie a un tempestivo intervento del Direttore Andrea Audo che ha permesso di salvare la vita al paziente – che ha poi riportato alla comunità scientifica il report di quanto accaduto su una importante rivista internazionale. Da sottolineare, infatti, la ricca produzione scientifica dei professionisti aziendali, che hanno riportato alla comunità scientifica internazionale le proprie esperienze, tra cui la Neurologia, la Pediatria, ma anche utili contributi come nel caso delle linee guida per la gestione dei bambini con Covid-19 necessitanti di chirurgia laparoscopica e quelle inerenti i pazienti affetti da malattia di Hirschsprung, con oltre venti articoli pubblicati dai professionisti aziendali sulle riviste di settore.

Inoltre, sono appena stati resi disponibili i risultati preliminari di due studi nazionali, tra i primi a partire in Italia, a cui ha partecipato l’Azienda, uno in collaborazione con l’Istituto Pascale di Napoli, l’altro con l’IRCCS di Reggio Emilia. Entrambi erano finalizzati a verificare l’efficacia del farmaco Tocilizumab in pazienti affetti da Covid-19.

Per quanto concerne le sperimentazioni sul plasma, l’Azienda Ospedaliera aderisce allo studio attivato dalla Regione Piemonte, coordinato dall’Università di Torino, che consentirà all’Azienda di utilizzare il plasma come trattamento nell’ambito della rete delle Medicine Trasfusionali.

Inoltre, sono stati avviati studi sul fronte gestionale, in particolare uno finalizzato a ottimizzare la refertazione dei tamponi e un secondo teso a definire il costo del percorso del paziente con Covid.

Il valore aggiunto della ricerca sul Covid che può portare l’Azienda Ospedaliera di Alessandria è dato dalla casistica e dalla condivisione multidisciplinare dei suoi professionisti: le strutture ospedaliere dell’Azienda possono accogliere pazienti neonati, anziani, ma anche ogni tipo di complessità, dalle forme meno gravi a quelle più acute fino alla riabilitazione cardiorespiratoria.

Alla luce dell’esperienza maturata in questi mesi e in vista di una eventuale ripresa della malattia, l’Infrastruttura sta ricevendo numerose richieste di valutazione e fattibilità per nuovi studi sperimentali, anche per dare il proprio contributo e partecipare attivamente al dibattito scientifico per fornire nuove opportunità di trattamento alla malattia.

In questo percorso, l’Azienda Ospedaliera ha potuto capitalizzare l’approccio dell’evidenza scientifica che da sempre ha posto alla base della cura, come spiega il Direttore Generale Giacomo Centini: “La nostra convinzione che chi ricerca cura ancora meglio, in questa occasione ha trovato ancora una volta la sua conferma: grazie all’approccio scientifico abbiamo infatti potuto affrontare in maniera tempestiva una malattia che non conoscevamo, concentrandoci sugli studi più accreditati e contribuendo in prima persona all’incremento della conoscenza sul Covid attraverso l’attivazione di una linea di ricerca dedicata, che ben si inserisce all’interno del filone delle patologie ambientali che ci caratterizza nel percorso di riconoscimento a IRCCS, e la pubblicazione di articoli scientifici prodotti dai nostri professionisti. Fin dal principio ci siamo quindi mossi su due binari, quello della cura e quello della ricerca, per fornire risposte concrete e basate sull’evidenza a partire dall’inserimento all’interno della Cabina di Regia sia di rappresentanti delle strutture coinvolte dal punto di vista clinico sia di rappresentanti dell’Infrastruttura Ricerca, Formazione e Innovazione che hanno coordinato le cinque direttrici di ricerca sul coronavirus Possiamo quindi affermare che l’approccio integrato tra cura e ricerca costituisca un valore aggiunto”.