È questo un periodo in cui anche chi è solo non deve, o per lo meno, non dovrebbe incappare in cupa solitudine. Sebbene privati tutti di molti rapporti a causa di un nemico subdolo, non però sentirci privati per forza di affetti, di sostegno e di conforto.

E’ in quest’ottica che la trentenne ligure Giulia Quaranta Provenzano, per esempio, sente di voler offrire quello che probabilmente meglio le riesce e di cui è capace: la condivisione del dono della scrittura.


Così abbiamo deciso di intervistarla, anche per avere un parere su come vivono questo periodo, i giovani di oggi.

Giulia, è il presente un oggi complicato: come trovi la forza per non demordere e, al contrario, provare a metterti al servizio del prossimo?

Io semplicemente cerco di condividere il per me materialmente fattibile con più persone possibile, e quel che è in mio potere è appunto la “volontà di scrittura”. Scrivere a mio avviso non è soltanto terapeutico per lo scrivente, piuttosto può divenir fonte di ristoro altresì per i lettori. Sono mesi che l’umanità intera si trova minacciata e colpita da un Giano bifronte… vorrei che nessuno si trovasse più soffocato dai giorni, bensì che essi avessero almeno uno scudo per proteggersi dallo scoramento. I versi che in verità composi tra il 2018 e il 2019, tentano di regalare occhiali per vedere meglio la propria interiorità, nitide lenti alla ri-scoperta di se stessi per non perdersi di vista. Affrontare una prima persona ragionevolmente smarrita, forse, per volersi bene e acquisire consapevolezza specie in pieno frastuono e caos dove è lì che si costruisce il domani. Ci sono stati per tutti anni, di certo, in cui si sono rincorsi valori effimeri, illusioni crudeli ed arroganti, devastanti fuochi fatui eppure non sono più tali adesso che l’apparente è stato smascherato e non ha lasciato nulla a balsamo e forte. Ecco che quindi vorrei ringraziare molto l’Associazione Articoli Liberi, con la quale con enorme piacere collaboro da due anni, per essere invece quella polvere di fata a regalar preziose ali alle parole in un frangente tanto difficile come quello del Covid-19. Con AL abbiamo infatti dato alle stampe proprio ad aprile la mia Silloge poetica “Come foglie nel vento”, consci dell’importanza di dar sostegno quando ed ove il rumore disordinato e frenetico del produttivo è stato surclassato da quello non meno deleterio dell’aggrapparsi a fantasmi e al più cieco terrore.

Cosa racconti nelle sue poesie a breve in uscita?

Come già accennato “Come foglie nel vento” è la testimonianza di dubbi e sensazioni, emozioni che mi hanno tormentato e non poco, ma anche sfogo alleggerente del per troppo taciuto e ciò specie fra il 2018 e il 2019. Questa raccolta di poesie non costituisce tuttavia pericolo, perché tale non è, di depressione od altro di simile ed ugualmente rovinoso. All’opposto le poesie a breve in uscita vogliono pacificare l’anima di chi ora sta vivendo le medesime o simili battaglie cosicché si capisca che ci si può allontanare dal totalitario, dal confondente ed impoverente a far smarrire fino a condurre alla disperazione, aggrediti dal lato oscuro d’un non rispettoso abbandono all’isolamento antimeditativo ed antiriflessivo in sfregio alla buona vita costituita sì anche di dolore e sacrifici ma che all’essere umano appartiene e della quale tutti facciamo parte.

Quale messaggio vorresti dare ai nostri lettori?

“Come foglie nel vento” è la raccolta della Speranza, di una differente primavera e di quanto si ha bisogno nel mondo specialmente oggi. L’arte spesso, se non sempre, affonda le radici nella tribolazione e nel pianto – per sublimarli e trasformarli in beltà: e di Beltà abbiamo proprio necessità urgente …Tra le pagine della mia silloge vi è poi un messaggio positivo, una sorta di messaggio in codice velato ma portentoso ovvero <<il sole/ per me/ questi/ così>>. Questo messaggio risulta da quelle pagine in cui vi è un solo ed unico verso a costituirle, come ad essere scheletro e fondamenta di tutta l’opera.

Interessante… Un’ultima domanda: a chi ti riferisci quando usi il pronome questi?

Agli amici in dedica ed inoltre ai versi, ai componimenti stessi che catartici sono ponte e desiderano portare verso il sereno al di là d’ogni inevitabile metamorfica e luttuosa rottura.