“Speriamo piaccia”. Così dice Fabrizio Falchetto che, stanco di vedere Tortona brutta e dimenticata in certi suoi angoli caratteristici, ha deciso di aprire per l’ennesima volta il suo portafoglio e dedicare gran parte della giornata e del suo tempo libero, per cercare di rendere migliore la città mettendosi a pitturare con il suo “Omino di carta” il muro del locale caldaia in via Galileo Galilei nella zona dell’ex Cinema Sociale.

“Ti ricordi – mi dice – che bello era … 35 … 40 anni fa, sul far dell’inverno, andare al Cinema Sociale con quella persona speciale che ti faceva battere forte il cuore e finito il film poter fare quattro chiacchiere con lei seduti davanti ad una tazza di caffé, in un bel bar del centro, oppure – io lo preferivo – allo Chalet Castello, per chiudere bene un pomeriggio da archiviare tra i momenti più cari, di un’età passata fin troppo in fretta ..?”


“Oh certo – gli rispondo io – ma ricordare quella parte dimenticata di Tortona fa male, perché i tempi sono cambiati, la città è quasi morta, basta camminare alle sei di pomeriggio in via Emilia, sotto i portici e viene il groppo in gola.”

“Per me, quella, era la felicità – aggiunge – quella felicità che oltre ad allungare le corte giornate d’inverno, mi allungava la vita con un benessere difficile da spiegare, ma molto semplice da capire se lo vivevi anche tu. Il caro “vecchio” amato Cinema Sociale, che portava allegria e fermento ai ragazzi di quegli anni spensierati, e vivacità in tutta la città.”

“Ecco , – aggiunge Fabrizio – questa sì, questa sarebbe una bella sfida: far rivivere il Cinema Sociale vorrebbe dire rivitalizzare il centro città, come quando il Derthona era la terza squadra della regione Piemonte (dopo Juventus e Torino) e via Giulia in certi orari era terra di invasione degli studenti del Dante, che ora … non ne sforna più e … benedetta malinconia, vattene via.”

Momenti di vita passata, di una Tortona che non c’è più , che ha lasciato spazio alla desolazione dei portici, ad una città multiculturale dove i giovani sono costretti a scappare perché non c’è lavoro.

“Questa non è più la nostra Tortona” gli dico e lui senza dire una parola decide che è il momento di fare qualcosa e, insieme alla giovane figlia Sofia, prende i pennelli e col benestare della Soms (proprietaria del muro) e del Comune inizia a dipingere…..

Il risultato lo potete vedere nelle immagini. E allora io lo ringrazio, perché oltre ad essere un amico è una persona che si spende per la città.

In tutti i sensi.

Angelo Bottiroli