Milano-Sanremo: potrebbe essere solo un percorso stradale, ma tutti la conoscono per essere la corsa ciclistica di primavera. Eppure la prima Milano-San Remo fu una gara automobilistica, con prima tappa ad Acqui. Se vogliamo capire che cosa rappresentò allora questa gara, dobbiamo rivivere l’atmosfera in cui si pensò di attuarla: l’anno è il 1906, a Sanremo c’è una clientela che gode del clima e delle bellezze della Riviera. Il Casinò è stato inaugurato un anno prima e c’è chi, non dovendo pensare solo alla sopravvivenza, si dedica allo sport. Alla fine dell’Ottocento gli sport più popolari sono il ciclismo, l’ippica e il podismo, mentre altri trovano sempre più sostenitori: sembra che le gare suscitino entusiasmo anche solo per l’occasione di vivere l’agonismo. Basti pensare al risalto dato in quell’anno a Forestler, che vince il Campionato delle scale, salendo sulla Tour Eiffel in 3′ 12″ !
Da dieci anni si pubblica  a Milano la Gazzetta dello Sport, che ha rubriche per tutte le attività sportive; il direttore Eugenio Camillo Costamagna, che nel 1905 aveva lanciato il Giro ciclistico delle Lombardia, è a San Remo e si sente proporre, da parte della locale squadra ciclistica Audax, l’organizzazione di una gara di primavera, la Milano-San Remo.
Costamagna ci pensa, ma considera che al momento suscitano maggiore interesse le prime corse automobilistiche, alle quali concorrono molte marche straniere, accanto alle quali però non sfigurano quelle italiane, rappresentate anche da piccoli produttori, quasi artigiani.
Nel tornare da Brescia, da quella Coppa Florio che sarà presto seguita dalla Targa Florio in Sicilia , Costamagna preferisce pensare ad una gara automobilistica, sul percorso che seguono i milanesi che vanno in Riviera, passando per Acqui. Alla  originalità dell’idea, di portare le automobili da Milano al pubblico internazionale di Sanremo, Costamagna associa la decisione di non permettere l’iscrizione di vetture di grande potenza e di costo riservato a pochi: correranno le “vetturette”, quelle macchine che, dimostrando che possono percorrere anche 300 Km., potranno aprire il mercato ad una clientela più vasta.
La corsa è aperta a due categorie: a vetture il cui telaio (allora chiamato chàssis) ha un costo inferiore a 4.000 lire e a quelle con il costo compreso tra 4.000 e 8.000 lire. Se pensiamo che 4.000 lire di allora potrebbero corrispondere a circa 17.000 euro attuali, dobbiamo ammettere che, pur nelle difficoltà economiche di allora, alcuni, seppur non molti, avrebbero potuto considerarne l’acquisto.
Viene designato quale organizzatore tecnico il redattore  Armando Courgnet, che l’anno dopo curerà la prima Milano-San Remo ciclistica e in seguito il Giro d’Italia, e si trovano appassionati sostenitori che patrocinano l’evento: così riporta la Stampa Sportiva dell’epoca “si trovarono subito un vecchio ed un giovane chauffeur, due ricchi sportsmen, il senatore conte Roberto Biscaretti di Ruffia e il cav. Marsaglia, i quali davano il loro alto patronato all’iniziativa dei colleghi milanesi.”. Il primo è il fondatore dell’Automobil Club di Torino, oltre che coraggioso pilota, mentre il secondo appartiene ad una importante famiglia di banchieri torinesi, che aveva anche una filiale a Sanremo ( Giovanni Marsaglia, alla Targa Florio del 1913, gareggerà fino alla fine con Nazzaro, arrivando poi secondo su una Aquila, la casa automobilistica acquisita dai Marsaglia).
Si iscrivono nove  vetturette per la prima categoria, la più costosa (Ford, Marchand, Diatto. Clèment, DVSC, FERT, Rapid, Taurinia) e cinque per la seconda (OTAV, De Dion, Maffeis).
Il percorso è di 310 Km e la corsa si svolgerà in due giorni, dal 4 al 5 aprile 1906, per consentire ai partecipanti una sosta di riposo ad Acqui.
Mercoledì 4 piove a dirotto, ma nella nostra città arrivano in tempo tredici delle quattordici auto.
L’arrivo delle vetturette suscita subito un grande entusiasmo: l’Avv. V.A. Scuti cura la fornitura di benzina e di lubrificanti e trova anche il garage per le auto. I piloti vengono accolti dai membri del Circolo Sport e alle 18, con le musiche della fanfara ciclistica, entrano nel Circolo del Casino Sociale per un “vermouth d’onore”: l’Avv. Guglieri dà loro il benvenuto “con la consueta verve”, come si legge sul giornale L’Ancora di quei giorni.
Il giorno successivo partono dodici auto e ne arrivano a Sanremo undici, dopo un viaggio della durata di cinque – sette ore.
Per la 1° categoria vince la Marchand, in complessive ore 9,12, per la seconda categoria la Maffeis, in dieci ore e mezza.
Si conclude così la corsa, una delle prime prove automobilistiche, che ha dimostrato la possibilità di utilizzare le piccole auto su una distanza non breve; come all’estero, anche in Italia si sarebbero potuti  così valorizzare i piccoli produttori di auto, quasi artigiani meccanici che, con competenza e passione, si stavano cimentando nella costruzione di questi piccoli mezzi.
Nei mesi seguenti prenderanno il via la Coppa d’Oro, a tappe, e la Targa Florio: queste corse avranno vasta risonanza e diventeranno, nel tempo, storiche; non sarà così per questa prima Milano-San Remo automobilistica, che lascerà spazio, l’anno seguente, a quella ciclistica.
I risultati della gara automobilistica saranno subito sfruttati dalle varie Case per la pubblicità: così la Diatto-Clèment: come si legge in una inserzione sui giornali ” La Vettura Diatto-A.Clèment, 10 cavalli a due cilindri, con strade pessime, pioggia e neve, ha battute le Vetture a due e quattro cilindri delle migliori Marche nazionale ed estere, classificandosi prima sopra 14 concorrenti”.
Tra le tante marche suscita interesse una casa costruttrice milanese: la O.T.A.V., una vetturetta semplice, costruita a Milano in Via Lambro. E’ un ingegnere tedesco, Max Tuerkheier, che nel 1904 pensa ad una vettura di basso costo, con raffreddamento ad aria. La partecipazione alla Milano-Sanremo è massiccia, con ben tre vetturette: una non riparte da Acqui e quella del Conte Sormani risulta seconda nella classifica finale, ma all’epoca viene pubblicizzata come prima… Comunque per una “mini del genere” è un successo! La Casa dura poco: Tuerkheimer chiede al suo azionista Federico Momo, che rappresentava la torinese Junior, di fondere le aziende e, nel 1907, per la crisi, la OTAV chiude.
Dei duecento esemplari della vetturetta, davvero economici per l’epoca (2.250 lire per la carrozzeria normale e 2.400 per quella “spider” con capote a mantice reclinabile), ne sopravvivono solo due: uno è nel museo dell’Automobil Club del Paraguay, ad Asuncion, l’altro, venduto in Gran Bretagna e poi acquistato da collezionisti in Germania, è ora in vendita dal proprietario che risiede ad Ascoli Piceno. Pare che la richiesta sia di 35.000 euro.
Terminata la corsa, con un certo successo riportato dalla stampa nazionale, l’iniziativa viene dimenticata: saranno le automobili più potenti a gareggiare nelle corse.
L’anno dopo prende il via la Milano-Sanremo ciclistica, che avrà un grande successo e che diventerà davvero una corsa classica entusiasmante: tanti media si mobilitano infatti ogni anno per questa corsa, tanto che il ricordo dei successi crea una storia leggendaria. Si leggono così, nel tempo, articoli che mistificano i risultati di quella prima Milano-Sanremo automobilistica.
Carlo Delfino e Gianpietro Petrucci in Cent’anni di primavera – La leggenda della Milano-Sanremo scrivevano: Nel caffè (Rigolè, di Sanremo) si commentavano tutti i fatti cittadini e in una sera estiva del 1906 si discuteva animatamente sul fallimento totale della Milano-Acqui-Sanremo…….La corsa però fu un disastro, sotto tutti gli aspetti: delle trenta macchine al via, terminarono la gara soltanto due vetture che oltre tutto impiegarono due giorni per compiere l’intero tragitto!.
Le 14 vetturette, in questo ricordo, diventano trenta e le 11 arrivate diventano solo due, senza contare che fu l’ardimento di alcuni appassionati e benestanti gentlemen che “rompevano il ghiaccio” a consentire la dimostrazione che anche le piccole vetture potevano percorrere lunghe distanze, confidando nella meccanica dei mezzi.La corsa era stata perciò pensata da svolgersi in due giorni, per favorire questi conducenti.
La disinformazione potrebbe forse trovare motivo nei ricordi, che si fanno risalire ad Armando Cougnet, il giornalista che organizzò la corsa ciclistica dal 1907 fino al 1947 e che morì quasi ottantenne, nel 1959. Prima di morire egli infatti affermò che questa corsa automobilistica era stata un fiasco e che al traguardo erano arrivate pochissime auto… I ricordi con il tempo svaniscono e si creano leggende, dimenticando la verità! Passano molti anni, le auto diventano protagoniste del progresso, anche sociale, della nazione. Il ciclismo è uno sport seguito da molti, al pari dell’automobilismo; nel 1929 Alfredo Binda vince la ventiduesima edizione della Milano- Sanremo ciclistica alla media di oltre 31 Km/h, praticamente la stessa delle auto, nella corsa del 1906. E’ proprio nel 1929 che viene ripresa la corsa delle auto, denominata Coppa Milano-Sanremo: accanto a gentlemen drivers ci sono cinque equipaggi femminili, che concorrono per la Coppa delle Dame.
Le auto ormai sfrecciano veloci, nel frattempo sono state costruite ed asfaltate molte strade, i trasferimenti sono diventati rapidi; nel 1935 verrà inaugurata la prima autostrada, la Milano-Genova, che consentirà trasporti rapidi anche a mezzi pesanti, tanto che la chiameranno “camionale”.
La corsa diventa una tradizione di primavera e viene organizzata fino al 1939, quando le vicende belliche sconvolgono la vita della nazione; verrà ripresa nel 1949, grazie all’entusiasmo di appassionati delle auto.
Per alcuni anni, fino al 1973, anno che porterà la crisi petrolifera e la austerità, le auto correranno sulle strade della Lombardia, del Piemonte e della Liguria, con l’eccezione degli anni 1959 e 1960.
Poi il silenzio. Nel 2003 si pensa con nostalgia a questa classica, che viene dedicata alle auto storiche e che  riparte come rievocazione storica, ma solo fino al 2011, quando ancora una volta viene sospesa.
Nel 2010 i partecipanti ritornano con le loro auto storiche ad Acqui, per un passaggio ed una sosta, il giorno 13 marzo: ci sono la OM 665 Superba del 1928, la Lagonda Team Car del 1936, la Bentley Mark VI del 1949, l’Aston Martin Db2/4 Mk III del 1957, le Ferrari GTB del 1965 e alluminio del 1966, oltre alle Alfa Romeo Coloniale III del 1942 e la 2500 6C. Dopo sette anni, dal 22 al 24 marzo, quest’anno si corre nuovamente la Coppa, che porta sessanta meravigliose auto all’Autodromo di Monza, a Rapallo e, passando per l’Appennino ed Acqui Terme, a Sanremo.
Sabato 24 marzo vedremo le bellissime auto nella nostra città, in arrivo da Rapallo passando per Urbe, Cimaferle e Grognardo.  Il Club Rust and Dust, a supporto del passaggio dei concorrenti, organizzerà un raduno disponendo le auto d’epoca dei soci già dalle 9, da Piazza della Bollente fino alla Piazza del Duomo. Il momento clou per appassionati e curiosi sarà poi dalle 11.45 in poi, quando i concorrenti passeranno in Piazza della Bollente per un veloce controllo a timbro. I piloti proseguiranno per una sosta-pranzo a Villa Ottolenghi, per continuare il viaggio verso Sanremo dopo le 14, passando per Cartosio, Montechiaro e Cairo M. Vedere queste auto bellissime e preziose sarà una occasione unica, da non perdere!