La lettera che pubblichiamo è di una persona che consociamo molto bene e che ha chiesto l’anonimato. Una persona – lo sappiamo bene perché lo abbiamo appurato – che in passato non ha mai raccontato frottole e che adesso racconta un episodio che apre profondi interrogativi sull’accoglienza ai migranti.

Ve la proponiamo così come l’abbiamo ricevuta, senza entrare nel merito della questione e ovviamente a disposizione di coloro che vorranno eventualmente rispondere o replicare.

Egregio Direttore,

dell’ospitalità ai migranti si è detto e scritto in lungo e in largo. Chi ritiene sia giusto a prescindere, chi vorrebbe una accoglienza più rispettosa delle regole, e via discorrendo. Il tema su cui mi accingo a una riflessione si intreccia nel groviglio delle classiche argomentazioni sull’argomento.

Si verifica infatti, in uno dei condomini di Tortona ove sono alloggiati i richiedenti asilo, che uno degli appartamenti sfitti sia stato dato in locazione ad un immigrato, fin qui nulla da eccepire, ci mancherebbe.

La singolarità invece è un’altra: che questo conduttore non vive nei locali di cui ha disponibilità, perché coabita in un altro appartamento, dove sono ospitate, regolarmente, in base ai bandi di accoglienza previsti dalla Prefettura ai richiedenti asilo, un certo numero di altre persone, di cui si provvede al sostentamento e bisogni con i fondi previsti dallo Stato/Unione Europea tramite l’operato di una cooperativa di servizi.

La domanda è questa: se una persona si può permettere il pagamento di una pigione, allora perché vive ospite in casa di altri? Forse per risparmiare il vitto, le spese per le bollette e il riscaldamento?

Come mai nessuno controlla quante persone vengono effettivamente mantenute con le quote di denaro pubblico destinate all’accoglienza? Chi è garante ultimo dell’impiego di questi fondi? Piacerebbe saperlo.

Lettera Firmata