Senti i commercianti di Tortona e da anni dicono sempre le stesse cose: la situazione va male, le vendite sono in calo, c’è crisi, i saldi non sono più quelli di una volta e via di seguito.

Qualche volta, giusto per non ripetere sempre la solita solfa, cambiano obiettivo e attaccano il Comune: le tasse sono altissime, paghiamo troppo, il Comune di Tortona non fa niente per noi, e via di seguito.

E’ la solita tiritera che si ripete ogni anno e se andate a chiedere come vanno le vendite, va sempre tutto male.

In realtà non hanno tutti i torti ed è sufficiente camminare in via Emilia e gettare lo sguardo dentro i negozi per capire che sono desolatamente vuoti. Non soltanto nei giorni feriali, ma soprattutto il sabato, giornata tradizionalmente legata allo shopping. La gente cammina per le strade ma i negozi sono desolatamente vuoti.

Non è una novità, perché da tempo immemorabile la situazione del Commercio dei piccoli negozi (e non certo solo quello Tortonese) è gravissima ed è figlia di una crisi latente che si protrae da almeno 10 anni.

Il problema è che non ci sono soldi: la gente (e parliamo della stragrande maggioranza delle persone normali) ne ha sempre di meno, perché la quasi totalità dello stipendio se ne va per pagare le tasse, le bollette per il mantenimento del luogo in cui viviamo e il cibo.

Tutto il resto (telefonino a parte) viene dopo.

Così i generi di vestiario, quelli voluttuari, l’oggettistica e tutto il resto, che sono la maggior parte di ciò che vendono i cosiddetti “Negozi di vicinato” non viene acquistata.

I pochi soldi che avanzano dallo stipendio, molte persone, decidono di spenderli nel mangiare; ecco perché bar, panifici, pasticcerie ed altri negozi hanno sempre un certo seguito, così come riscuotono successo anche le manifestazioni  gastronomiche e i prodotti locali.

In tanti, infatti, aprono negozi di questo genere per raggranellare qualche soldo incrementando l’offerta a discapito di una richiesta stabile, per cui gli introiti per ogni singolo commerciante di bar, panifici ed altro, sono destinati ad abbassarsi, perché i soldi a disposizione dei consumatori sono sempre gli stessi. Anzi sempre meno visto che le tasse e il costo della bollette aumentano e gli stipendi rimangono sempre uguali.

Non solo, ma nelle rare occasioni in cui una famiglia decide di fare acquisti di vestiario, prima di pagare, controlla i prezzi alla ricerca di quello che costa meno e generalmente i grandi magazzini e gli Outlet hanno prezzi molto più convenienti di tanti negozi del centro storico di Tortona, per cui il consumatore acquista altrove.

Non aiuta poi, il fatto che molti tortonesi lavorano fuori città, per cui l’unica occasione che hanno di vedere le vetrine ed eventualmente fare acquisti è la domenica, quando però molti commercianti (che evidentemente non hanno compreso come sia cambiato il mondo e quindi l’approccio e l’orario di vendita) tengono le serrande abbassate perché la domenica “é sacra” per cui preferiscono tenere aperto giorni feriali senza che in negozio entri un cliente, piuttosto che chiudere in quei giorni e tenere aperto la domenica.

Cosa possibile, quest’ultima, visto che a Tortona  “Città Turistica”  i commercianti possono aprire e chiudere a loro discrezione rispettando un minimo di ore.

Poi c’è un altro aspetto: il Comune di Tortona, da qualche tempo, sta cercando di migliorare l’economia locale con una politica  incentrata sulla valorizzazione della città attraverso le manifestazioni.

Una scelta ormai chiara e precisa dalla quale non si torna indietro e che sta dando veramente buoni frutti, perché se la gente ha pochi soldi, quei pochi, li spende per cose interessanti  e tante sono le iniziative messe in atto anche nei giorni festivi che richiamano in centro, non solo tanti tortonesi, ma anche gente proveniente da fuori.

Eppure, quando capita, la maggior parte dei negozi tiene le serrande abbassate, perdendo importanti occasioni.

Non solo, ma sembra che i commercianti non abbiano compreso che il Comune di Tortona si è attivato per migliorare l’economia attraverso la valorizzazione della cultura con una serie di eventi di alto livello, mai realizzati in passato. L’apporto che danno i Commercianti, in questa direzione, a parte l’allestimento di qualche vetrina a tema per alcune occasioni, sembra molto scarso, per non dire nullo.

Non ci risulta abbiano pensato iniziative promozionali, ad esempio, abbinate alle varie manifestazioni con sconti e vendite particolari, oppure una tessera fedeltà ad hoc, o altro ancora, ma d’altro canto, da chi non capisce che il commercio è cambiato e la domenica preferisce rimanere a dormire piuttosto che aprire il negozio per cercare di accaparrarsi qualche cliente in più, cosa si può pretendere?

Angelo Bottiroli – Direttore di Oggi Cronaca