Carissimi,

non potendo raggiungervi tutti scelgo internet per farvi gli auguri di Natale; penso che ormai sia la via di comunicazione a più vasta area di diffusione, sicuramente diretta.

Gli auguri del coordinatore devono, io credo, cogliere il senso del momento politico che attraversiamo ed offrire lo spunto per una discussione che indirizzi la nostra comunità “in territorio positivo”, come ci dicono i commentatori televisivi quando parlano di Borsa.

Il 2018 sarà un anno molto complesso: all’impegno di amministrare si aggiungerà la campagna elettorale nazionale e dal prossimo settembre si aprirà di fatto il percorso che ci condurrà alle elezioni della primavera 2019. Due campagne elettorali nelle quali saremo chiamati a mettere alla prova la qualità della nostra proposta politica che ci vede impegnati ad affrontare le quotidiane emergenze offrendo soluzioni nuove, proprie di una sinistra moderna.

Creare opportunità di lavoro, non solo difendere chi il lavoro rischia di perderlo; governare il fenomeno migratorio nella sicurezza; rinnovare il sistema del welfare senza che il conto sia pagato da coloro che ne dipendono; difendere le ragioni della tutela dell’ambiente e dei territori, rendendole compatibili con le esigenze di politica industriale di un grande Paese; procedere senza timidezze nella costruzione di un sistema adeguato alle sensibilità di oggi in tema di diritti civili e delle minoranze; creare un ordinato mondo di regole della condizione di “consumatore”, accrescendo gli spazi di libertà consapevole dei destinatari dell’offerta ed evitando che la persona diventi numero.

Sono certo che ciascuno potrà individuare altre finalità, come granelli di un infinito rosario nella costruzione di uno spazio democratico adatto alla nostra storia di popolo, nel quale possa continuare a crescere la straordinaria esperienza degli Italiani, evitando pericolosi ritorni di “fiamma” in direzione di altri modi di regolazione della convivenza, assai diversamente orientati.

Per riuscire a dare un’impronta di moderna sinistra al nostro impegno dovremo, io credo, affrontare i nodi e le contraddizioni che sono cresciute nel tempo della nostra esperienza di governo, e dare risposte credibili.

Penso, ad esempio, alla sorte di un partito che nasce con vocazione maggioritaria e si dota di strumenti di regolazione adatti a quel sistema ed a quelle logiche, e che ora vira in un bacino proporzionale, necessariamente dovendo ripensare a quegli strumenti, alcuni dei quali obiettivamente incompatibili con le nuove regole.

Penso alla difficoltà di avvicinare al mondo della politica e dell’amministrazione una classe dirigente informata e consapevole; al deficit di professionalità tecnica nelle amministrazioni; al raggelante rapporto tra giustizia (non solo amministrativa) e politica, che ne paralizza l’azione responsabile; alla sistematica banalizzazione dei temi complessi, sempre più strumento di condizionamento dell’opinione di sudditi, che ha sostituito il lavoro difficile, faticoso di semplificarli per accrescere il livello di qualità di consapevoli cittadini.

Vi sembra che io sia eccessivamente etereo nel compilare questo elenco? Provate a pensare alla cronaca, e vi ricrederete.

Tortona vive una fase molto complessa della sua storia; lo splendore della sua economia del dopoguerra ha prodotto una bella concentrazione di banche per la gestione dei patrimoni, ma non c’è neppure più il ricordo del sistema industriale che quei patrimoni ha contribuito a creare. Chi sa dire che cosa rappresentavano Graziano, Orsi, AMA, PTP, Franzosi, Dellepiane, Liebig, CMT, Frine, e tutte le altre fabbriche che anch’io ormai non so più chiamare per nome? Rappresentavano la capacità creativa dei tortonesi applicata all’industria, hanno creato innovazione, modernità, ricchezza, stabilità sociale, un sistema ordinato di convivenza, nel quale è cresciuto il confronto democratico.

Non voglio guardare al passato per rimpiangere, ma al futuro per creare, anzi, ricreare le condizioni perché la nostra comunità cresca, tutta e tutta insieme. Certo, oggi i condizionamenti che derivano dalle scelte politiche in materia economica sono determinanti, e lo sono ancor più quelli che decidono gli assetti del sistema dei servizi. Non c’è dubbio che Tortona ed il Tortonese abbiano pagato un prezzo altissimo in termini di contrazione dell’offerta di servizi ai cittadini: abbiamo perso il tribunale, l’ospedale è lontano parente del “nostro” ospedale, se n’è andata la sede dell’INPS, e potrei continuare.

Io credo che le ragioni di questa situazione siano plurime e complesse; è semplicemente sbagliato individuare “un” tempo quando i fatti si producono in un processo, ed “un” soggetto quanto il processo dura nel tempo e più soggetti coinvolge. Va anche detto che buona parte delle responsabilità del nostro presente stanno in decisioni assunte a livelli per noi non condizionabili (per capirci: il tribunale se n’è andato per ragioni sulle quali nulla di tortonese sarebbe stato capace di interferire) e vanno ricondotte ad un riassetto del sistema dei servizi che segue logiche di ordine nazionale.

Ma credo di non poter essere smentito se dico che Tortona paga le sue continue oscillazioni di governo, che da trent’anni ci vedono cambiare politiche ogni cinque anni. Se la continuità amministrativa è un valore, perché crea stabilità ed affidabilità di progetti, la discontinuità cos’è, se non concausa (non secondaria) della impossibilità di sostenere un progetto nel tempo?

Siamo diventati fragili per difetto di programmazione, per discontinuità di progetto e di governo; siamo una terra di facili conquiste, incapace da decenni di creare rappresentanza ai livelli nei quali si decidono le politiche. Non dobbiamo stupirci, allora, se i progetti di riassetto del sistema dei servizi premiano chi sa dare continuità ai suoi programmi e sa difenderli nel tempo e nei luoghi della decisione.

Se questo è vero, ed io credo che lo sia, poiché è improbabile che qualcuno ci aiuti vediamo di fare da soli, ricominciamo a fare politica con determinazione, consapevolezza, rispetto e responsabilità.

I temi della costruzione di un sistema territoriale forte non appartengono in esclusiva al Partito Democratico, vanno condivisi nel modo più ampio, con tutte le forze politiche e rappresentative del territorio, se no che “sistema” sarebbe? E come potrebbe un progetto durare nel tempo fino a compiersi utilmente? Io sono convinto che il nostro Partito disponga di tutte le risorse, che debba trovare la forza per aprire un dibattito ampio e responsabile che unisca alla responsabilità del governo la progettualità. Dobbiamo saper proporre ed ascoltare, per unire e costruire un progetto territoriale forte.

Chi è giovane dentro, meglio se anche fuori…, e vuole riprendere il cammino di crescita troverà nel Partito Democratico di Tortona un campo che vuole accogliere. C’è sempre molto da fare, abbiamo due elezioni da vincere; idee, impegno, fantasia saranno il nostro pane quotidiano.

Esprimo un sincero convincimento ed un augurio: c’è davvero molta qualità e competenza nelle persone che gravitano oggi intorno alla politica; vedo che molti tra loro esitano nell’assumerne la responsabilità. Mi auguro che le energie si fondano, che cresca la qualità e l’impegno di una classe dirigente forte, capace di politiche che producano il rilancio di una comunità chiamata a ritrovare il filo della propria storia gloriosa, non per annodarcisi guardando all’indietro, ma per lanciarlo in avanti con le idee e seguirlo realizzando i progetti.

La “pace in terra”, del resto, non è né data, nè scontata; è frutto del lavoro degli uomini di buona volontà.

Buon Natale e felice 2018,

Marco Balossino – Segretario PD Tortona