Una situazione drammatica di una donna di 65 anni che ha visto la morte in faccia ma per fortuna è stata salvata da un amico.

Una situazione che all’inizio era apparsa poco chiara con una dinamica tutta da verificare e sulla quale la Questura di Imperia è riuscita a fare luce  in questi giorni a distanza di alcune settimane dall’episodio.

Era arrivata in ospedale con gravi ustioni e per qualche giorno era stata ricoverata in prognosi riservata, in pericolo di vita a causa dei fumi inalati, la donna di 65 anni che alla fine dello scorso mese di ottobre era stata avvolta dalle fiamme all’interno dell’abitacolo di un’autovettura, parcheggiata nel cortile condominiale.

Era stato medicato in Pronto Soccorso anche il proprietario della macchina, un uomo di 70 anni che si era ustionato le mani in occasione dell’incendio diffuso nell’autovettura per cause, allora, ancora sconosciute.

L’indagine della Squadra Mobile della Questura di Imperia ha fatto luce sulla dinamica dei fatti, escludendo ogni forma di responsabilità di terzi e in particolare dell’uomo per le gravi lesioni riportate dalla donna, che aveva provocato lei stessa l’incendio con una sigaretta accesa sul sedile lato passeggero dell’autovettura.

In particolare, la sigaretta era andata a finire su un liquido infiammabile, tipo diluente, fuoriuscito da una bottiglietta di plastica che la donna si era dimenticata all’interno della sua borsa e che le serviva per piccoli lavori domestici, provocando così l’incendio che l’aveva avvolta, bruciandole principalmente i capelli ed il viso.

Accortosi di quanto stava accadendo, l’uomo, che era appena sceso dal lato guida, aveva utilizzato una coperta per cercare di “tamponare” le fiamme, riuscendo a domarle ed in pratica a salvare la vita della sua amica, riportando anch’egli, nell’occasione, delle ustioni, che tuttavia avevano interessato solo le mani e non ne avevano reso necessario il ricovero ospedaliero.

In un primo momento, anche in considerazione dello stato di choc in cui versava la donna, le confuse dichiarazioni rese ai sanitari avevano fatto temere che la donna potesse essere stata vittima di un’aggressione da parte del suo accompagnatore, circostanza inequivocabilmente esclusa dagli accertamenti effettuati dagli investigatori.