Care amiche e cari amici,

sono stati mesi difficili per il Partito Democratico, perciò vorrei confrontarmi con voi su queste pagine (tanti di voi li incontro sul territorio, tanti di voi mi scrivono ed è sempre molto stimolante) sull’idea di Sinistra.
Una sinistra contemporanea, competitiva e innovativa, che è cambiata come è cambiata la società. Una cultura politica che “deve essere proiettata verso la modernità”, come diceva Stefano Rodotà.
Lo dico da un po’, ma ora penso che non sia più rimandabile una profonda e seria riflessione nel PD. Una riflessione sulla nostra identità, sul nostro modo di fare politica, sul nostro ruolo all’interno della società e della nostra comunità, sempre più lontana.

Molti dei nostri elettori preferiscono non votare, o votare il Movimento 5 Stelle, piuttosto che sostenere i nostri candidati.
Dobbiamo ignorare questa realtà dei fatti? Non ammetterlo, sarebbe disonesto verso la storia della nostra comunità politica e verso il nostro elettorato. Eppure, gli allarmi erano evidenti, culminati con una scissione. Sia chiaro, per me sbagliata.
Ora ci troviamo con il nostro elettorato sempre più lontano, una parte dei nostri che hanno preso altre direzioni.
Per frenare questa tendenza dobbiamo essere inclusivi, trovare le giuste connessioni con il popolo di centro sinistra, che non si identifica più con noi.
La nostra comunità è plurale, in questo sta la nostra bellezza e ricchezza, ma deve essere tenuta insieme da un filo conduttore.
Perciò, declinare un programma che ruoti attorno a un filo conduttore condiviso è la priorità per ricostruire il centro sinistra, che non può esistere senza la comunità del Partito Democratico. La condivisione di un’idea di indirizzo e di un programma rappresentano il cardine di qualsiasi coalizione o alleanza futura.

Ecco, per questo oggi vorrei dirvi qual è la mia idea di sinistra, quali i valori con cui sono cresciuta e che muovono la mia attività politica e professionale.

Il tema centrale è la riduzione delle disuguaglianze sociali. Averlo trascurato ha fatto sì che il nostro elettorato ci voltasse le spalle. Dobbiamo riscoprire la nostra dimensione sociale, per non lasciare nessuno ai margini.

Abbiamo bisogno non solo di politiche redistributive, ripristinando la progressività della leva fiscale, ma anche di rilanciare lo Stato sociale, che non significa assistenzialismo ma sostegno attivo, preparazione (di tutti) alle sfide del futuro, tutela dei diritti fondamentali come la sanità o l’istruzione, incremento dell’occupazione. Il futuro non risiede nel mercato come è stato inteso fino ad ora e di cui tutti abbiamo visto i fallimenti, ma in una sua nuova declinazione che non sacrifica il “bene pubblico” al profitto.
Ripensare l’economia cambiando prospettiva: innovazione, sostenibilità, green economy e economia circolare le parole chiave. Questi sono i settori che offrono al nostro Paese le migliori opportunità di sviluppo, di benessere e di occupazione, perché esaltano le attitudini italiane migliori: la qualità della vita, la bellezza, il patrimonio naturale e culturale. Quello per cui ci conoscono in tutto il mondo e che è racchiuso nel “Made in Italy”, unico brand che non conosce crisi. Un brand che non si esaurisce nelle grandi città, ma che scopre sempre di più i piccoli borghi, i territori meno conosciuti che hanno nel loro DNA la tradizione della manualità, del cibo, dell’ospitalità.

 

Sinistra è non isolare questi territori dall’enorme potenziale, ma valorizzarne le specificità. E per territori intendo anche gli amministratori locali che in questi anni hanno avuto le mani legate per la rigidità del “patto di stabilità”. Dobbiamo tornare sul territorio e ricostruire lì la nostra comunità: coinvolgere, ascoltare e aiutare.

Se perdiamo il territorio e la comunità perdiamo la partita nel partito e nel Paese.

Le ripercussioni positive sul lavoro e sulla sua qualità sono evidenti. E un piano strutturale di investimenti mirati che crei sinergie fra mondo del lavoro, ricerca e formazione altamente specializzata è indispensabile per essere preparati ad affrontare le sfide della contemporaneità. Così il nostro Paese guarda al futuro ed è pronto ad affrontare la quarta rivoluzione industriale. Qui un esempio per il Piemonte.
Qualità del lavoro significa ridare dignità al lavoro: tutelare le categorie discriminate e quelle ad alto tasso di precarizzazione. Sono ancora troppe le donne che subiscono discriminazioni nel lavoro; il lavoratore autonomo ha bisogno di maggiori tutele, come l’introduzione dell’equo compenso. Siamo intervenuti per ridurre le tasse, si deve fare un ulteriore passo avanti.

Se dovessi trovare tre parole per sintetizzare questo mio ragionamento e la mia idea di sinistra sarebbero uguaglianza, innovazione e territorio. Mi piacerebbe sapere quali sono le vostre tre parole che racchiudono l’dea di sinistra: qual è la vostra #ideadisinistra?

Cristina Bargero – Onorevole alla Camera dei Deputati 



Le risposte vanno inviate tramite il sito dell’onorevole al link http://www.cristinabargero.com/