La Polizia di Stato ha individuato e deferito all’Autorità Giudiziaria per il reato di atti persecutori aggravati, P.S., cinquantatreenne cittadino italiano residente in Liguria.

Nel mese di giugno 2016, una donna di 43 anni, residente nel casalese, formalizzava denuncia per alcuni danneggiamenti perpetrati alla sua autovettura, fra cui il taglio dei fili dell’impianto frenante, a suo dire posti in essere da sconosciuti.

Personale della Squadra Investigativa del Commissariato di Casale Monferrato, insospettito da alcune anomalie riscontrate nel corso dell’indagine, ipotizzava che l’autore di tali danni fosse da individuare nel compagno della donna.

Aveva così inizio una complessa attività di indagine, compiuta anche mediante l’utilizzo di strumentazioni tecniche, che consentiva di accertare che in effetti, il medesimo, con cui la donna nel frattempo aveva posto termine alla relazione, era il responsabile di tale delitto.

Ad aggravare la situazione insisteva il fatto che l’uomo, non accettando la fine del rapporto, iniziava a vessare la malcapitata contattandola ripetutamente al suo cellulare, inoltrandole più di 1500 telefonate, cambiando diversi recapiti cellulari via via che la donna “bloccava” le numerazioni.

Inoltre, lo “stalker” mutava l’uso della strumentazione tecnologica, iniziando ad inviare anche centinaia di e-mail al recapito della ex compagna che, utilizzandola per motivi professionali, ne subiva ripercussioni negative in ambito lavorativo.

Non contento dello stato d’ansia ingenerato da tali atteggiamenti, l’uomo più volte cercava di avvicinarla e, dopo che la vittima si trovava costretta a cambiare casa a causa di un incendio appiccato al suo alloggio, senza comunicare all’ex fidanzato la nuova residenza, questi si recava più volte in città per cercare di individuare la sua nuova dimora.

Per giustificare la sua presenza in questo centro, P.S. iniziava una relazione con una giovane casalese e, dopo essere stato colpito dal divieto di ingresso nel Comune di Casale Monferrato, più volte violava le disposizioni facendo riferimento a questa nuova relazione.

Nel frattempo, l’uomo, perdurava nella condotta persecutoria tentando in ogni modo di contattare (via telefono, mediante l’uso di chat quali whatsapp, messenger e/o affini), a mezzo di finte proposte lavorative indirizzate alla P.O. tramite il social network facebook ed infine cercando di avvicinarla raggiungendo posti abitualmente frequentati da lei, con l’esclusivo fine di riallacciare il rapporto interrotto.

Ad aggravare lo stato di condizionamento psicologico della donna, il fatto di avere un figlio minore che si è trovato costretto a subire le innumerevoli ingerenze poste in essere dal P.S.

A conclusione delle indagini, il soggetto era rinviato a giudizio e condannato per il reato di atti persecutori aggravati dal Tribunale di Vercelli, con obbligo di risarcimento delle spese legali.