Il mondo alessandrino in versione pittorica ha la sua espressione con la tavolozza di Guido Botta Pare sia stata creata per noi, per il nostro modo di essere, la visione obiettiva della nostra gente, delle nostre campagne dove il duro lavoro diventa una stupenda icona
Il nostro paesaggio è ripreso da molti pittori, qualcuno di questi sa trarre dalla tavolozza splendide verità.
Il pennello di Guido dona un’impronta diversa, personalissima, forse la più obiettiva, vista attraverso lo stesso incisivo carattere degli alessandrini.
Egli ama la nostra gente, la osserva nel suo aspetto migliore, ricercando, studiando per cogliere l’attimo più consono alla verità di questa pianura, di chi la conosce, di chi la abita, di chi ha respirato l’aria fin dal primo momento della vita, quell’aria oppressa dall’afa, oppure gravata dagli autunni, inverni umidi sovente immersi nel folto della nebbia.
La totale sensibilità del nostro pittore si impernia nel raffigurare il paesaggio, quello sotto i nostri occhi d’ogni giorno, laddove coglie gli aspetti più vivaci della gente qui nata, educata, attiva, vissuta; luoghi in cui trova una ragione di vita nell’esistenza della generosa campagna, magnificamente espressa dai ritratti usciti dalla sua mano.

L’intera sua opera parla delle capacità espressive, senza mezzi termini, dall’età giovanile a quella più matura, contrassegnate, senza dubbio, dalla volontà di vivere su un lembo di terra piemontese.

L’incisiva tavolozza di Guido si sofferma sulle vigne, sui cascinali ritratti, forse sul suggerimento di e poche altre; è certamente di contrassegnate, senza dubbio, 6 – 19  una forza interiore, quasi fosse lei ad agire sul cromatismo, diversa dai soliti schemi figurativi, sicuramente più profondi, non limitati all’esteriorità; gli stessi tralci delle viti pare abbiano un’anima, un profumo non di superficie, letto piuttosto nella sua naturalezza, colto dall’osservatore nella profondità, dove si scorge assai più di una terza dimensione.

Il suo pennello parla, si spinge oltre al segno, al colore, alla forma, al contorno, nell’intento di far assaporare la nebbia, il caldo soffocante del sole, fra i filari.

Questi sono i soggetti di Guido, in essi esprime le sottigliezze delle più raffinate caratteristiche, quali slanci guidati dal suo sostrato più intimo, per essere esternato, attraverso gli spontanei tratti gettati sulla tela.

                                                                                     Franco Montaldo