Nei giorni scorsi, l’Ospedale San Giacomo di Novi Ligure è stato, nuovamente, letteralmente invaso di pazienti, al punto che tutti i posti letto del Pronto Soccorso risultavano occupati ed è stato necessario ospitare i pazienti nei locali del day surgery, rinviando gli interventi (di tale reparto) programmati per il giorno successivo, con notevoli disagi per pazienti e personale ospedaliero.

È del tutto evidente che, come cittadini ancor prima che come esponenti di un partito politico, riteniamo che la condizione in cui versa la sanità locale debba considerarsi insostenibile e non più tollerabile.

Quanto sopra si inserisce in un più ampio contesto, recentemente delineato dalla stampa locale, e studiato anche dal Circolo Cittadino del Partito Democratico, grazie al supporto di amici, medici e infermieri, che ci hanno aiutato a comprendere meglio quanto stia accadendo.

Dall’analisi svolta, emerge che, buona parte della responsabilità del disagio odierno sia da individuare nello stato di attuazione del Piano Sanitario Regionale (PSR).

Quest’ultimo, valutato nel suo contenuto letterale, sarebbe fondato su un’idea (condivisibile) di garantire ai cittadini una medicina specializzata, sicura e fruibile. Alla base del piano ci sarebbe, poi, una corretta impostazione di razionalizzazione della spesa pubblica (che, oggi, assorbe circa l’80% del bilancio della Regione Piemonte) oltre che della distribuzione, sul territorio, di reparti ospedalieri sempre più funzionali e funzionanti.

Il PSR prevedrebbe, inoltre, strutture che, in altre regioni, sono chiamate “case della salute”, vale a dire una sorta di poliambulatori, attrezzati per compiere una prima, risolutiva assistenza ai c.d. “codici bianchi” oltre che una scrematura dei pazienti che hanno, realmente, bisogno di accedere alle cure ospedaliere. All’interno di tali, semplici, strutture dovrebbero agire sia quelli che, oggi, chiamiamo “medici di famiglia” sia medici “specialistici”.

Purtroppo, il PSR, nelle premesse della sua prima versione, prevedeva che le risorse, per finanziare quella che avrebbe dovuto essere una riorganizzazione complessiva del sistema, sarebbero state reperite dai tributi derivanti dal “federalismo fiscale” che, però,  è rimasto un’utopia.

Ciononostante, il PSR ha avuto una prima, parziale, attuazione, pur in mancanza delle necessarie risorse.

In sostanza, si è fatto di necessità virtù, limitandosi a ridimensionare alcuni ospedali (a livello locale, Ovada e Tortona) per concentrare i relativi pazienti su altre strutture (nel nostro caso, l’Ospedale di Novi Ligure); queste ultime, però, non sono state oggetto dei necessari investimenti (o trasferimenti), in strutture, attrezzature o assunzione di personale, così da azzerare la benefica innovazione portata dal PSR e con gravi disagi per i pazienti oltre che per il personale ospedaliero.

Da quanto sappiamo, senza dover per forza aspettare che si trovino i fondi per dare attuazione alle “case della salute” (che, una volta a regime, fornirebbero un grande aiuto a decongestionare il Pronto Soccorso), chiediamo che l’Alta Dirigenza dell’ASL Alessandrina investa, senza ulteriori indugi, nel reperimento delle attrezzature (come letti, comodini, ecc.) e nell’assunzione del personale mancanti così da porre fine ai gravi, recenti disservizi. Possibilmente, trasferendo nell’Ospedale di Novi le attrezzature inutilizzate di altri nosocomi oppure reperendo i fondi, per ulteriori investimenti, da un più oculato ricorso all’esternalizzazione di servizi che, come apparso in alcuni articoli della carta stampata, non sempre hanno portato risparmi ma, al contrario, un consistente aumento di spesa.

Matteo Morando – Coordinatore di Circolo PD Novi Ligure