Una gigantesca discarica di amianto, la seconda in Europa, a pochi passi dalla basse valle Scrivia che va ad aggiungersi ad una situazione ambientale già abbastanza critica che tra amianto della nuova discarica, amianto nello smarino del Terzo Valico, vicenda delle cave dove sono state seppellite chissà quali sostanze inquinanti ora nel sottosuolo, raffineria di Sannnazzaro, sversamenti nell’oleodotto, bidoni interrati da 40 anni, aria fetida carica di PM10, rendono l’area Tortonese, altro che “Terra dei fuochi”.

Questi gli inevitabili ragionamenti che emergono dopo il dibattito che si è svolto  a Isola Sant’Antonio nei giorni scorsi, dinanzi a un folto pubblico, con Comuni e popolazione nettamente contrari alla nuova discarica di amianto che sorgerà a Ferrera Erbognone.

 

Di seguito riportiamo in sintesi l’intervento di Antonello Brunetti, storico ambientalista castelnovese che non si è mai tirato indietro esponendosi sempre in prima  prsona.  

 

Antonello Brunetti

–   Sul territorio fra Basse valli Curone, Scrivia e lungo il Po lomellino esiste una forte presenza di situazioni di pericolo ambientale e di rischio inquinamento. Ad esempio l’immensa centrale di Sannazzaro esplosa in sette mesi ben tre volte (luglio, 1 dicembre e 5 febbraio), le molte cave disseminate ovunque e la Oxon.

Quindi è sbagliato procedere con valutazioni singole, ma è necessario provvedere anche ad analisi complessive che forniscano dati sul livello di rischio globale.

–               Se ci si muove prima si può bloccare impianti a rischio. Si pensi ad esempio, qui nei paraggi, alla centrale Edison di Casei, alla Solchem del 2000-2002, alla centrale a incenerimento sorgo, alla cava Parlotta di Gerola per lo smarino del Terzo Valico

Ricordiamoci che solo se siamo in tanti e tempestivi possiamo ottenere risultati.

Certo opporsi con determinazione subito si provocano reazioni intimidatorie da parte della controparte. Quando ci opponemmo allo smaltimento rifiuti pericolosi alla Solchem con scarico nella Scrivia, quattro di noi vennero denunciati. Il processo a Voghera, però finì con la nostra assoluzione e addirittura la condanna di chi ci aveva querelati.

–   È tardiva la richiesta di coinvolgimento dei Comuni limitrofi da parte del Comitato che, ne chiedo scusa, mi pare sia “nato postumo”. Le cose sono ormai a uno stadio avanzato, con lavori già avviati e un netto beneplacito da parte della Regione Lombardia. Modificare in modo sostanziale la situazione ora mi pare assai difficile. Assolutamente occorre essere già agguerriti prima delle conferenze dei servizi.

–   Lor signori considerano il nostro territorio come pattumiera e a tal fine vorrei ricordare quanto sosteneva quel tecnico dell’Edison nel 2002 nel corso di una assemblea a Molino. “La vostra è brown field” (terra marrone o meglio ancora terra bruciata) quindi luogo ottimo per collocarvi i nuovi impianti che avveleneranno ulteriormente acque, terra e aria.

–   L’amianto va smaltito, questo è certo, ma non con impianti megagalattici, o a fianco (100 metri) di una gigantesca e pericolosissima raffineria, per di più occupando un’area che era destinata alle mitigazioni ambientali. Abbiamo notizie non complete della cava, dei percorsi dei camion, delle procedure e del rispetto delle norme da parte di ditte private che trasportano autentiche bombe su camion. E soprattutto capire chi controlla il tutto, viste le tantissime sorprese negative offerteci, soprattutto in questi ultimi anni, dai gestori di rifiuti o di sostanze tossiche.

–   E poi quel 75% dello spazio a favore di chi andrà? Forse anche allo smarino all’amianto delle gallerie del Terzo Valico?

–   La normativa amianto a inizio 2016 doveva adeguarsi alle norme europee e a quanto proposto dal Ministero alla Salute, ossia tetto massimo di presenza di amianto nelle rocce di scavo non superiore ai 100 milligrammi per chilo. Il che avrebbe richiesto l’applicazione di attenzioni particolari, di costi superiori e quindi di minori profitti. Per la questione tetto massimo la cosa è stata rapidamente risolta e il governo ha stabilito, come si fece per la diossina, alzando i livelli della presenza di amianto sino a 1000 e non a 100, trasformando così un rifiuto speciale in materiale inerte normale.

–   I dati indicano in questa terra di confine fra Alessandria e Pavia una presenza fuori norma di polveri sottili e di sostanze che avvelenano l’aria che respiriamo. Troppo alta la percentuale di malattie respiratorie per non preoccuparcene.

Ora a poche decine di metri dal confine della raffineria si vuole creare il più grosso centro italiano di deposito amianto. Il che vuol dire un passaggio ancora più elevato di camion per le nostre strade.

–               Ambiente e tumori. Il 7 febbraio 2014 venne organizzato un convegno a Castelnuovo su questo tema. Mi pare che fossero dodici i paesi che aderirono alla indagine sulla situazione sanitaria. La dott.ssa Pacquola alla quale era stato affidato il coordinamento dello studio ha comunicato che è pronto e riguarda gli anni che vanno dal 2000 al 2012. Prossimamente dovrebbe aver luogo un convegno o una conferenza stampa e ne sapremo di più. Ma corre voce che il dato più preoccupante sia, raffrontato ai dati generali della Regione Piemonte, l’alto tasso di malattie respiratorie e di tumori ai polmoni.

Il che pare in linea con una crescita di malati a Isola, Molino e Alzano che presentano da un paio di mesi (il che fa pensare alla raffineria), problemi respiratori caratterizzati da aspetti comuni a tutti.

Non sono persona qualificata a giungere a conclusioni su questi temi, ma tutto ciò che riguarda la salute di una intera comunità merita la massima attenzione soprattutto da parte dei sindaci che, per legge e per obbligo morale, devono essere i maggiori tutori della salute dei loro amministrati.