Dieci anni fa è diventata legge in Italia la possibilità di scambiare semi. Prima, pochi estimatori di prodotti di “nicchia”, rischiando di beccarsi una salatissima ammenda, scambiavano pomodoro piemontese con cavolo lucano, grano toscano con peperoncino nero di Salerno, all’insegna dell’abbondanza e della diversità che la nostra Penisola offre. Oggi stiamo parlando di un movimento “neorurale” che potenzialmente – tra campi, orti, giardini e balconi riadattati, in paese e in città – conta tre milioni di praticanti. Si riuniscono in tutta Italia in almeno 80 appuntamenti all’anno, in cui migliaia di persone si incontrano. Come il

12 febbraio 2017 a Visone (Alessandria), ore 14, Teatro della Parrocchia. “Scambia vita!” recita la locandina di Semingegno, gruppo di promozione della biodiversità, “Giornata di scambio auto-prodotti: semi, marze, lieviti madre ecc.”

Un mercato di idee, ribellione e speranze: un nuovo, e allo stesso tempo antico, modo di vivere per piccoli contadini indipendenti e appassionati che tornano alla terra spinti da tanti motivi diversi. Tutto questo fino a pochi anni fa era fuorilegge in base a una direttiva europea del 1998 che considerava lo scambio e la commercializzazione delle sementi attività riservate alle ditte sementiere e vietate ai contadini. Ciò che gli agricoltori hanno fatto per millenni era di colpo cancellato. Si cominciò allora una sorta di disobbedienza civile: il primo “scambio delle sementi”. Dopo anni di battaglie, nel 2007 è stata approvata una legge che riconosce ai coltivatori il diritto di scambiarsi le cosiddette “varietà di conservazione”: da allora siamo passati da 5 o 6 varietà di frumento conosciute a 110. Tanti panifici li stanno adottando. È solo l’inizio.

I contadini lottano. Hanno sempre lottato. In Valle Bormida furono i primi, fin dal 1882, ad opporsi anche nei tribunali ai veleni che si scaricavano nel Bormida da Cengio avvelenando i prodotti per cento chilometri, finchè la loro lotta si saldò vittoriosamente con la popolazione tutta. Medicina democratica ha una lunga tradizione di partecipazione alle lotte, da quella contro l’Acna e il ReSol di Cengio a quella a fianco delle popolazioni della Valle Bormida che stanno lottando per salvare la salubrità della falda acquifera minacciata dalla Riccoboni. In testa a queste lotte ci sono appunto i coltivatori con il Comitato degli agricoltori della Valle Bormida. Al loro fianco le popolazioni rappresentate dai Comitati di base della Valle Bormida, Sezzadio Ambiente, Vivere a Predosa.

Insieme a loro, il 12 febbraio a Visone, sarà perciò partecipe la Sezione provinciale di Medicina democratica Movimento di lotta per la Salute in un incontro sui rischi di inquinamento in agricoltura.

Tutta l’informazione e la documentazione su questi Argomenti la trovate sul blog http://rete-ambientalista.blogspot.it della Rete Ambientalista – Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente e la pace.

Medicina Democratica si batte per la messa definitiva al bando dei pesticidi di sintesi a partire dal famigerato glyphosate, che è un pesticida molto diffuso: è infatti la causa dei sinistri ‘paesaggi arancio’ e dell’attività criminale delle multinazionali quali Monsanto, Bayer, Syngenta, Basf ecc). Oltre alla tossicità acuta, tra le malattie più frequentemente associate ad esposizione cronica a piccole dosi di pesticidi, ci sono: Parkinson, SLA, Alzheimer, patologie dello spettro autistico, della sfera genitale e riproduttiva, obesità, diabete 2, malattie cardio-respiratorie, celiachia, vari tipi di cancro. Ad esserne colpiti non sono più solo gli operatori agricoli e le rispettive famiglie, ma lo è la popolazione in generale, specie durante le prime fasi della vita. E’ pure indispensabile opporsi con fermezza alle agro-mafie, all’agro-business, alla declassificazione di pericolosità dei pesticidi di sintesi in atto nel mercato e all’accordo internazionale TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership). E’ quindi improcrastinabile la riconversione biologica di tutte le produzioni agricole, per la difesa della salute delle generazioni presenti e future, della qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo come elemento centrale degli equilibri della biosfera e come luogo di produzione salubre del cibo. E’ necessario far esplodere la questione pesticidi a livello di opinione pubblica e far crescere un movimento di massa ed un’opposizione forte ai pesticidi ed alle multinazionali del settore ed a favore dell’agricoltura biologica/biodinamica. La ‘Rivoluzione verde’ e la cosiddetta agricoltura integrata, altro non sono che modelli lineari di agricoltura industrializzata, globalizzata, energivora, che dipende dal petrolio e dalla chimica di sintesi, caratterizzata dall’uso massiccio e spregiudicato di fertilizzanti, di pesticidi, di sementi brevettate, dall’uso intensivo di acqua e macchinari pesanti, guidato dalle multinazionali, che oltre ad avere aggravato a livello planetario il problema della fame nel mondo, oltre ad avere contribuito in modo determinante a riscaldare il pianeta, desertificando i suoli, li ha inquinati spargendo pericolosi residui chimici, che si ritrovano anche nell’acqua potabile, comportando una pesante ricaduta sulla salute umana, animale e ambientale.

Barbara Tartaglione