La sala conferenze al Museo dei Campionissimi di Novi Ligure è gremita di studenti il 20 gennaio. Le sedie sono finite e i ragazzi si accampano anche per terra, pur di ascoltare le parole dell’inviato agli esteri della Stampa, Domenico Quirico, ospite del”Festival delle Conoscenze”. L’incontro è stato condotto dalla giornalista Alessandra Dellacà, corrispondente del quotidiano “La Stampa” e dell’emittente televisiva “Telecity”.

Il giornalista non parla di sé, ne dell’esperienza del rapimento subito nel 2013in Siria e durato cinque mesi. Gli preme di più spiegare ai ragazzi il quadro generale della situazione in cui l’Occidente si trova oggi.

Tutti stiamo sentendo il mondo scricchiolare sotto i piedi. L’equilibrio costruito tra i vari Stati al termine del secondo conflitto mondiale vacilla e qualcosa si sta sgretolando sotto i nostri occhi. Il mondo è globalizzato per certi aspetti, ad esempio quelli economici, ma noi europei sperimentiamo che non possiamo più scegliere per le nostre vacanze alcuni Paesi che si affacciano sul Mediterraneo perché sono teatro di guerre o di atti terroristici. Il nostro mondo non è più aperto, ma va restringendosi sempre più.

L’excursus storico che Quirico propone ai giovani ascoltatori è dettagliatissimo e copre un periodo molto vasto. Anche nel passato masse numerose di popoli si spostavano verso un luogo dove avrebbero trovato asilo e pace. Nei primi secoli dell’era Cristiana bussarono alle porte dell’Impero romano e ricevettero accoglienza e lavoro. I romani mutarono atteggiamento quando si resero conto che il loro numero stava aumentando esponenzialmente e decisero di costruire dei muri che avrebbero protetto il loro mondo idillico da quello esterno, ignoto e strano. Ma le popolazioni che migravano scappavano da fame, morte e distruzione e sorpassarono il muro eretto dall’impero trasformandosi così, presso l’Occidente,in invasori: i barbari.

Quirico sottolinea come negli ultimi secoli l’agenda della Storia sia stata dettata dall’Occidente e dal suo modello di progresso. Contro il suo stile di vita e i suoi modelli si schiera il Califfato, nato nel 2014 come Stato Islamico che ingloba parti consistenti di Siria e Iraq e ha sede nel luogo più significativo di tutta la storia umana: la Mesopotamia. Da questo territorio si sono diffuse le principali conquiste per la civiltà umana come l’agricoltura e la scrittura, e qui si trovano reperti preziosi del passato dell’umanità. Il luogo dunque è fortemente simbolico. L’idea principale del Califfato è però quella di cancellare tutto ciò che è venuto prima dell’Islam attraverso la distruzione dei musei e dei reperti archeologici. Anni e anni di storia vanno eliminati e sovrascritti allo scopo di creare un anno universale per tutti.

Non solo la storia, ma anche il “diverso” deve essere eliminato utilizzando un sistema totalitario che richiama quelli che noi Occidentali abbiamo creato nel secolo scorso.  La soluzione finale ideata da Hitler o l’attività del Tribunale dell’Inquisizione non sono diverse  dagli atti criminali del Califfato di oggi: si ripropone l’eliminazione degli individui ritenuti “impuri” secondo criteri arbitrari come quello della presunta razza o in nome della fede.

Così come nel mondo sono presenti diverse varianti del Cristianesimo, esistono molti modi di essere musulmani. Oggi l’elemento discriminante è la pratica dell’Islam nella sua variante salafita, l’unica ritenuta “pura” dal Califfato che non riconosce che esistano altri tipi di Islam e li perseguita. Nella sua variante integralista,  l’Islam è sanguinario tanto quanto altri fanatismi religiosi o ideologici presenti al mondo. Allora perché tante persone rispondono al richiamo del Califfo? Nell’immaginario musulmano è radicata l’idea che il Califfato rappresenti il ritorno all’Età dell’Oro. Nella storia, con i Califfi, primi successori di Maometto, l’impero arabo diventò potentissimo e non aveva eguali in tutto il continente europeo. La grandezza degli Arabi proseguì con i Turchi, che diedero vita all’Impero Ottomano. Quando incominciò la decadenza, l’Occidente prese il sopravvento, oscurando quel mondo. E la questione non è di certo migliorata quando i nuovi padroni del mondo hanno preso matita e righello, circa cent’ anni fa, e hanno smembrato l’impero turco spartendosi le terre del Medio Oriente come carte da gioco.

La presenza occidentale non è gradita perché rappresenta la molteplicità contrapposta ad un mondo che ha bisogno di unitarietà: un unico grande stato voluto da Dio, un capo, una storia, una religione,una verità.
Gli occidentali, che preferiscono semplificare e fare “di tutta l’erba un fascio” anziché sforzarsi di capire cosa stia succedendo dall’altra parte del Mar Mediterraneo, confondono spesso il Califfato e il terrorismo internazionale con le migrazioni dei popoli. In Europa sono molti i politici che lucrano sulla confusione e sulla superficialità delle masse. Ecco perché la testimonianza di Domenico Quirico è preziosa: contestualizza e analizza a fondo eventi e fenomeni estremamente complessi e articolati, che hanno le loro radici nei secoli e addirittura nei millenni che ci hanno preceduto.

Letizia Quattrocchio, classe 4^ A Scienze Applicate del  Liceo Amaldi