Nel pomeriggio di ieri, 2 novembre 2016, giungeva alla Centrale Operativa del Commissariato la telefonata di una cittadina casalese che nel transitare sul ponte PO, per portarsi in via Adam, era stata attirata dalle movenze di un giovane che pericolosamente si era portato al di là delle barriere che delimitano e costeggiano la careggiata del ponte, in uno stato di forte agitazione.

 

La professionalità dell’operatore della sala operativa della Polizia faceva convergere sul posto due unità operative di Volanti in servizio per il controllo del territorio ed informava gli operatori in servizio presso gli uffici del Commissariato i quali anch’essi si precipitavano sul luogo della segnalazione. Lo stesso chiedeva, altresì, l’intervento del 118 e dei vigili del fuoco necessari per prestare immediato soccorso al malcapitato.

 

Arrivati per prima sul posto, uno degli operatori di Volante iniziava un approccio verbale teso a guadagnare fiducia nei confronti del ragazzo che effettivamente era in una posizione di pericolo in quanto aveva scavalcato la recinzione ed era fermamente intenzionato ad attuare un gesto anticonservativo, lanciandosi nel fiume Po.

Profferiva anche parole poco rassicuranti sia sul proprio conto sia su quello di eventuali soccorritori.

 

La conversazione è durata pochi muniti, il tempo necessario a dare la possibilità agli operatori di Polizia di avvicinarsi e bloccare letteralmente il giovane, metterlo in sicurezza per poi consegnarlo ai sanitari del 118 che nel frattempo erano arrivati sul posto. Tale operazione non era di facile soluzione in quanto, il giovane, perdurando nel suo stato emotivo alterato e serrando le mani sul corrimano, impediva agli operatori di ripotarlo in sicurezza. L’intervento di altro personale del Commissariato giunto tempestivamente sul posto riusciva in primis a tenere assicurato il soggetto al parapetto, per poi, al giungere di altre pattuglie della Polizia, a trasportare di peso il ragazzo sul marciapiede mettendolo in sicurezza definitivamente.

Infatti, dopo le prime cure il giovane veniva ricoverato presso il locale nosocomio per gli accertamenti del caso e il percorso terapico necessario.

 

Venivano contattati anche parenti del giovane identificato per R.E. di anni 28, i quali confermavano il periodo non positivo che il ragazzo stava attraversando e la necessità di essere aiutato e recuperato per una convivenza più consona alla propria età e per intraprendere quel percorso artistico-lavorativo per cui aveva avuto modo di formarsi presso strutture del torinese, con partecipazione ad eventi di respiro regionale e nazionale.