Pubblichiamo la seconda e ultima parte dell’inchiesta realizzata da Annamaria Agosti che apre scenari particolari nell’area tortonese.

SI ESCE DALLA PORTA PER POI RIENTRARE DALLA FINESTRA?

Il biodigestore di Novi

Il biodigestore di Novi

Nel settore igiene ambientale e rifiuti c’è chi ha già adottato la strategia di aprire le porte ai partner industriali privati nella gestione degli impianti e nello smaltimento dei rifiuti: La Spezia, ad esempio, lo scorso mese di marzo ha scelto un raggruppamento d’impresa rappresentato da due nomi ben noti al nostro territorio: IREN e Ladurner, che con il proprio raggruppamento d’impresa hanno presentato un progetto tale da sbaragliare la concorrenza. IREN ha già manifestato interesse anche per quello che riguardo il pacchetto dell’igiene urbana, ovvero lo spazzamento e la raccolta, servizi nei quali possiede già specifica capacità industriale(4).

Non solo La Spezia, ma anche Vercelli cede al fascino di IREN: a metà dicembre il consiglio comunale di Vercelli ha approvato il via libera alla fusione per incorporazione della propria municipalizzata Atena Patrimonio in Atena Spa, società che opera sul territorio della Provincia di Vercelli nell’ambito della gestione dei servizi pubblici locali attraverso la distribuzione dell’energia elettrica e del gas, la gestione del ciclo idrico integrato e dell’igiene urbana ed ambientale. L’operazione prevede un aumento di capitale da 50 milioni di euro attraverso il quale IREN salirà al 60% con il Comune di Vercelli al 40% in Atena Spa. D’altra parte, come ricordano gli analisti finanziari di Mediobanca, Iren   aveva detto forte e chiaro che era desideroso di essere un attore attivo nel processo di consolidamento tra le multiutilities locali nella propria area di riferimento (Italia Nord-Occidentale).

IREN, ben conosciuta a Tortona per essere stata in partecipazione societaria con il Comune, dopo averci salutato uscendo da ASMT [che gestiva gli stessi servizi della Atena di Vercelli. N.d.R.] si ripresenta sulla piazza, ed ha recentemente acquistato da Ladurner il 40% di Ecoprogetto Tortona Srl, cioè la società che gestisce il biodigestore sulla Strada per Castelnuovo, al prezzo di 2,2 milioni di euro. L’acquisto da parte di IREN di questa quota è solo l’inizio di un percorso che prevede il completamento dell’acquisizione della società entro dicembre 2016 al verificarsi del raggiungimento degli standard di qualità e di performance nella fase di avvio a regime dell’impianto. La fase di start up e avvio a regime dell’impianto sarà infatti curata e garantita dal Gruppo Ladurner, che dovrà altresì verificare le ulteriori prospettive di sviluppo(6).

 

UNA POLTRONA PER DUE

Il biodigestore realizzato da Ladurner (società leader nella tecnologia di settore) a Tortona fa parte di un importante progetto di ricerca e sviluppo finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico nell’ambito del bando “industria 2015”. Complessivamente l’impianto consente di trattare 33.000 tonnellate/anno di FORSU da raccolta differenziata (la frazione dell’umido), 7.000 tonnellate/anno di frazione ligno-cellulosica (lo sfalcio del verde) e 2.000 tonnellate/anno equivalenti di fanghi di depurazione, modulabili con la FORSU fino a 10.000 tonnellate/anno e per 20 anni godrà del regime incentivato alla tariffa omnicomprensiva di riferimento sulla quota di energia elettrica prodotta (7). Secondo la tabella ministeriale, è l’incentivo più alto possibile: tra i 257 Euro e i 145 Euro per ogni Megawatt-ora prodotto, in base alla potenza dell’impianto.

Sarà in grado di gestire rifiuti provenienti da 600mila abitanti (un dimensionamento pari a tre volte l’intero bacino del CSR!) e dalla linea di trattamento dei rifiuti organici è atteso un fatturato di 4 milioni di euro l’anno.

 

cARTFonte: http://www.koster-srl.it/documents/depliant_RIUSO_2015.pdf

Al confronto di queste dimensioni titaniche, il biodigestore di SRT figura come Davide al cospetto di Golia. L’impianto inaugurato a maggio 2013 nella discarica di Novi ha una capacità di trattamento pari a 18mila tonnellate all’anno, di cui 12mila di rifiuti organici e 6mila di ligneo-cellulosici (scarti di potature e sfalcio erba). E’ in grado di smaltire la totalità dei rifiuti organici raccolti durante un intero anno in tutti i comuni del bacino. La struttura serve alla produzione di biogas, energia elettrica e compost (fertilizzante per l’agricoltura). L’impianto tarda però a entrare a pieno regime, per la scarsa percentuale di differenziazione del rifiuto da parte degli utenti. Meno rifiuto organico viene conferito e minore sarà la produzione di energia, biogas e compost. Secondo la conferenza stampa di fine anno 2013 del Comune di Novi Ligure(8) prima che venisse costruito il digestore questa tipologia di rifiuto doveva essere destinata ad impianti esterni, con un costo sostenuto dalla SRT di oltre 1.100.000 Euro/anno.

Una considerazione puramente ragionieristica: se smaltire circa 20mila tonnellate comporta una spesa di oltre un milione di euro l’anno, vuol dire che per conferire ad un impianto di smaltimento si deve pagare 50 euro la tonnellata. In assenza del   biodigestore, Novi Ligure doveva pagare qualcuno che smaltisse questa tipologia di rifiuto. Mentre, in presenza di un biodigestore, non solo si genera un risparmio, ma se si dovesse smaltire, oltre a quanto prodotto sul territorio, anche del rifiuto organico proveniente da altre zone, da fuori provincia ad esempio, anzichè spendere denaro si andrebbe a realizzare un guadagno. Oltre a generare reddito attraverso la componente energia elettrica prodotta e rivenduta sul mercato dell’energia, ovviamente.

In fondo, l’Alessandrino già accoglie la frazione umida dei rifiuti provenienti da Genova: lo affermano Paolo Cinquetti (direttore pro tempore della discarica di Scarpino) ed Ivan Strozzi (Direttore generale dell’AMIU, Genova) in sede di audizione davanti alla “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati” : entrambi affermano che la frazione derivante dalla raccolta dell’umido di Genova viene smaltita nell’impianto di Bioland a Casal Cermelli, Alessandria (9).

 

TORTONA FERMA AL PALO

Dopo essere stata bistrattata dalla Provincia di Alessandria che ha autorizzato il biodigestore nonostante il parere contrario del territorio, Tortona fa buon viso a cattivo gioco, e gongola all’idea che la nuova sede legale della società rilevata da IREN avrà sede legale a Tortona. Questo il beneficio che si ottenuto da tutta la vicenda. Al di là del compiacersi per la scelta, chi proprio volesse cercare il pelo nell’uovo potrebbe osservare che una società commerciale non persegue gli stessi obbiettivi di un Ente benefico, ed è quindi più che normale che ambisca a massimizzare i propri profitti anche pagando meno tasse. Solitamente la sede legale viene fissata dove sia possibile incontrare i maggior benefici sotto l’aspetto fiscale. Chissà se sarà questo, il motivo?

Proviamo invece ad immaginare quali potevano essere dei margini per il Comune di Tortona? Assunzioni no di sicuro, il biodigestore per come è progettato funziona con 9 dipendenti (progetto Ladurner presentato in Conferenza dei servizi). La città di Albairate, che ospita un biodigestore con la stessa tecnologia di quello realizzato in strada per Castelnuovo,   aveva già trattato e spuntato condizioni vantaggiose con Ladurner in fase di autorizzazione dell’impianto.   Attraverso una specifica convenzione stipulata con Ecoprogetto Milano, il Comune di Albairate beneficia di royalties sul materiale che entra nell’impianto e del calore prodotto dall’impianto; inoltre tutta la parte organica del territorio comunale viene trattata gratuitamente nell’impianto. (9)

A Tortona non solo l’impianto è già autorizzato, operativo e pronto ad essere ulteriormente sviluppato, come da accordi contrattuali IREN-Ladurner e non occorreranno nemmeno ulteriori autorizzazioni o modifiche a quelle già ottenute, per i prossimi 20 anni.

Esiste infatti una sentenza del Consiglio di Stato che nel maggio 2015 si è pronunciato a favore di Ladurner proprio riguardo una vertenza tra la società trentina e la Provincia di Pistoia, che intendeva avviare il riesame di una autorizzazione ambientale appena rinnovata per differenti interpretazioni di taluni limiti. In buona sostanza, la sentenza afferma che la modifica dei quantitativi di rifiuti in ingresso non aumenta la potenzialità dell’impianto e non ne modifica le caratteristiche, non muta le condizioni di progetto e non produce effetti negativi significativi sull’ambiente e sulla salute; pertanto non è soggetta a modifica delle autorizzazioni già rilasciate(11).

La sensazione è quella che oramai sia troppo tardi, per qualsiasi possibile margine di trattativa. Ci faremo bastare la sede legale?

Annamaria Agosti



12 gennaio 2016