Parlare di musica per conoscerne la profondità, la storia, ma anche gli aneddoti ed i protagonisti; questo l’obbiettivo dichiarato della giornata dedicata da Books&Blues ai “Libri sulla Musica”. Sabato 30 gennaio alla Libreria Labirinto di Casale Monferrato si parlerà perciò di musica con gli autori di tre importanti libri che trattano dell’argomento partendo da angolazioni diverse. A traghettare i protagonisti sarà come sempre il curatore Paolo Bonfanti che accompagnerà con la sua chitarra i temi trattati ed i racconti. Al suo fianco per arricchire musicalmente la parte dedicata a De André, il grande cantautore genovese e già Premio Tenco, Federico Sirianni.

Si comincia alle 17.30 con Mauro Zambellini, redattore de Il Buscadero, conduttore radiofonico e qui autore di “Love And Emotion. Una storia di Willy DeVille” (Pacini Editore): l’unica biografia al mondo, dedicata ad uno dei più talentuosi, ma spesso dimenticato, protagonista del rock, anticonformista, uno fuori dal branco e dagli schemi fin da quando, in anni a cavallo tra il punk e il grunge, si ergeva nel buio della notte newyorchese a cantare di amore ed emozione evocando i grandi soul men degli anni cinquanta e sessanta. Una biografia che diventa una ballata con taglio romanzato, raccontata disco dopo disco attraverso le tante tappe, le tante vicissitudini e le tante città dell’esistenza di Willy; l’unico libro musicale italiano tradotto in inglese per colmare un vuoto incomprensibile e dare giustizia ad un grande talento della musica e dell’arte.

A seguire Roberto Caselli, giornalista, critico musicale e storica voce di Radio Popolare, autore di diversi libri sulla musica, che qui presenta “La storia del Blues” (Ulrico Hoepli Editore). Il Blues è una grande metafora per rappresentare la natura dell’uomo, sempre alla ricerca del bene e sempre pronto a inciampare nel male: così nel Blues convivono il sacro  il profano, sempre apparentemente dicotomici, mai in realtà completamente separati.

Come tutte le storie, anche quella del Blues parte dall’inizio e cioè dall’Africa, da quegli spazi sterminati che a volte si restringevano a tal punto da ridursi a un’area portuale dove c’era una nave negriera ad attendere uomini, donne e bambini, che avrebbe fatto loro affrontare un viaggio terribile attraverso l’oceano per condurli in una terra sconosciuta e cattiva che li avrebbe privati di ogni loro tradizione e resi schiavi: una storia troppo attuale per essere dimenticata. Da lì inizia l’epopea del Blues, la prima forma culturale del nero americano, che passando attraverso mille stili e strumentazioni creò miti e musiche irripetibili che grondavano sangue e sudore, ma anche riscossa. Il Blues acustico rurale, quello urbano, quello elettrico e poi il rock blues con le mille influenze che ne derivarono sono qui rappresentati nel loro svolgersi progressivo. Si incontreranno personaggi noti, come Robert Johnson, Bessie Smith, Muddy Waters e John Lee Hooker, ma anche centinaia di altri meno conosciuti, altrettanto significativi, che hanno permesso uno sviluppo impensabile di stili e di storie incredibili da raccontare. Storie di Blues che poi, a ben guardare, sono anche le nostre.

 

Dalle 21.15 il lungo viaggio della musica arriva in Italia per “Le parole che volevo ascoltare. De André traduce Cohen e Dylan” (Zona Editore) di Andrea Podestà e Manuela D’Auria.

Andrea Podestà vive e insegna Lettere a Genova. Studioso della canzone d’autore, è collaboratore della rivista L’Isola della Musica italiana e membro del Club Tenco, nonché gran conoscitore del mondo cantautorale italiano e autore di diversi libri sull’argomento.

In questo libro si racconta la nascita e “la storia italiana” di cinque canzoni che Fabrizio De André prese a prestito da due tra i più grandi cantautori di lingua inglese, Leonard Cohen e Bob Dylan: Suzanne, Nancy, Giovanna d’Arco (Cohen), Via della Povertà e Avventura a Durango (Dylan). L’artista genovese vi mise mano talvolta da solo, talvolta in compagnia di due (allor) giovani colleghi, Francesco De Gregori e Massimo Bubola, con i magistrali risultati che tutti conosciamo. Ma ciò che ha fatto di De André un “buon traduttore” dall’inglese non è tanto la padronanza della lingua di partenza – nella quale anzi difettava, avendo maggior dimestichezza con il francese – quanto l’ottimo dominio della lingua d’arrivo, l’italiano. Forte di una solida cultura e consapevolezza, De André aveva a disposizione un arsenale linguistico grazie al quale non cadde mai sconfitto nella battaglia contro alcuni testi originali tra i più potenti ed evocativi della storia della canzone. I due autori studiano – filologicamente ancorché amorevolmente – le mosse di un poeta che s’avvicina ai testi di altri due poeti sul filo della partitura musicale, in compagnia di donne sublimi e disperate, sante e puttane, assassini e derelitti, insomma di quei tipi umani che tutti e tre gli artisti amano più di ogni altro.

 

L’ingresso è libero e gradito.

A fine serata degustazione dei Krumiri Rossi e dei prodotti delle Bottega di Equazione.