Giovedì 30   ottobre, alle ore 21.00 in Biblioteca Civica ad Acqui Terme, si presenta “IL BACIALE’” di Fermo Tralevigne (alias Franco Testore), presenti l’autore e l’attrice Silvana Bego.

 In una valle di collina, vicino a un piccolo paese delle Langhe, intorno alla ricerca di un uomo sparito, si dipanano le storie di persone apparentemente qualunque, ognuna delle quali però svela qualcosa di speciale, che riempie il racconto di mistero, emozione, sorriso, tristezza, felicità.

Ognuno di loro racconta la sua storia al maresciallo Scarcella, anche lui un personaggio sorprendente, arrivato su quelle colline dalla Calabria per fare solo il carabiniere, ma poi trasformato, più per necessità che per intenzione, in un combina-matrimoni, un bacialè.

FERMO TRALEVIGNE, che era noto alcuni anni fa ai suoi lettori con il nome di FELICE TRAVAGLIO, ritorna con questo secondo romanzo, ambientato nuovamente negli anni sessanta del Novecento, per raccontare con ironia e disincanto una nuova vicenda corale, nella quale le voci si sovrappongono ma non si confondono.

Tutto comincia con Cosimo Scarcella che, venuto in su, al Nord, si guadagna il baffo doppio d’argento lucidissimo da maresciallo, sposa Ottavia, contadina bella prosperosa, e insieme a lei, la marescialla -nessuno ricorda bene come fu l’inizio della faccenda- avvia l’attività di combina-matrimoni, diventa il bacialé.

Negli anni Sessanta del Novecento, e anche prima, dopo la guerra, quando l’industria cominciava a muoversi e in agricoltura si tribolava ancora molto, la città e un lavoro sicuro solleticavano assai, le ragazze -col destino pressoché unico di madri, mogli, nuore- sognavano un marito commerciante, magari autista, magari impiegato: nel paese di San Cosimo altrettante ragazze pensavano di venire al nord a qualunque patto, forse si avrebbe avuto di più da mangiare e meno da fare le serve -forse. Si potevano combinare dei bei matrimoni.

Detto fatto.

Un book fotografico, scarpe lucide, corriere che andavano e tornavano, e, nei tempi canonici, bambini che a grappolo venivano battezzati con lo scampanare felice del parroco di Borgoriondo, don Bernardo.

Le figure vengono avanti nelle pagine, sembra di conoscerle, di vederle davvero fuori dalle cascine, sui brìc, di vedere la masca fuori del casino di caccia rosso scuro con le finestre bordate di bianco, gli uomini e le donne nei cortili, davanti al bar con trattoria, nel negozio di alimentari del sindaco, di cui solo nelle ultime pagine conosceremo il figlio.

I racconti sono scatti fotografici -genuini- di un paese che esiste davvero perché le persone -con altri nomi- mi sembra di averle già conosciute nel loro carattere a volte duro e faticoso come la terra, a volte semplice e rassegnato: tutti li ho conosciuti, anche Pasquale che non sapeva cosa dire a Caterina, come vivere con lei -e neppure senza di lei.

29 ottobre 2014