emergenza idrica - ILa vera emergenza e’ che non e’ stata gestita l’emergenza; se parliamo di acquedotti.

Si e’ parlato e scritto molto sull’emergenza idrica che ha interessato, ed in parte forse ancora interessa, una parte dei comuni e delle frazioni del’alta val Curone. La prima cosa che mi chiedo, visto che nel privato la gestione dell’emergenza ha una sua organizzazione tanto piu’ complessa quanto piu’ “sensibili” sono gli ambiti in cui deve intervenire, e’ quale strategia organizzata e codificata i Comuni ed i Gestori dei servizi abbiano attuato in questa particolare occasione; frutto comunque di un piano ordinato, codificato e proceduralmente organizzato precedentemente proprio per far fronte a situazioni critiche.

Ho visitato il sito gestione acqua spa, ammesso e non concesso sia quello ufficiale, e leggo che e’ del 25 settembre scorso l’ultimo avviso di criticita’. A grandi linee direi che altro e’ avvenuto anche dopo. Ma si sa che i siti internet, anche di molti comuni, hanno aggiornamenti approssimativi. Ma se non loro, Comuni ed Enti gestori, chi deve provvedere ad informare la popolazione con tutti i mezzi necessari?

Se corrisponde al vero che l’Asl, per il proprio prioritario ambito di competenza, ha saputo dalla stampa di questa emergenza a fine anno allora ritengo che che oltre alla deficitaria gestione tecnica del problema, ricordo che e’ sorto il 24 dicembre, si configurino anche responsabilita’ gravi per le omesse segnalazioni al fine di tutelare la salute dei cittadini.

Qualcuno dira’ che il Gestore era il soggetto deputato ad informare l’Asl, vero, ma i Sindaci sono i “Clienti” che pagano il servizio con le tasse pagate dei loro amministrati. In quanto “Clienti” ed Amministratori hanno diritti ed obblighi. Hanno l’obbligo di amministrare (sempre) e di “mettere in mora” il fornitore del servizio,con comunicazioni ufficiali, tracciate ed opponibili (pec-telegrammi-ecc), se l’emergenza non e’ eliminata entro tempi certi e predeterminati. Una emergenza idrica dovrebbe essere codificata con un grado d severita’ massimo con tempistiche di accertamento e di intervento risolutivo predefinito.

Ma era il 24 dicembre per cui ipotizzare problemi di risorse in ferie od in permesso non mi parrebbe solo una teoria fantasiosa; e le ferie, nel privato, devono essere programmate ed autorizzate ponendo al primo posto sempre le necessita’ legate al servizio. Se cosi’ non fosse avremmo anche altri problemi piu’ riconducibili alla gestione delle risorse da parte dei Dirigenti. E quanto e’ costato alla collettivita’, e forse costa ancora, il rifornire gli abitanti di una zona cosi’ vasta per un periodo di tempo cosi’ lungo? Perche’ se il tutto inizia il 24 dicembre e se il 4 gennaio ricomincia a sgorgare l’acqua dai rubinetti, sporca e forse non ancora potabile, allora dobbiamo considerare il disagio ed i costi senza dimenticare che solo il giorno 1 gennaio l’Asl apprende dalla stampa di una emergenza idrica; con i rischi per la salute connessi.

In altro giornale si parla di Comunita’ montane svuotate ecc. Io ritengo che, parlando di emergenza, se i Comuni e gli Enti gestori dei servizi avessero una procedura dedicata al problema dove sono individuate le persone, ed i loro sostituti, che devono intervenire immediatamente e che sanno con precisione quali sono i passi che devono compiere ed in quale ordine di priorita’, la criticita’ si affronterebbe n modo organizzato. In buona sostanza occorre sapere chi deve fare cosa, come e quando. Occorre sapere dove sono reperibili le persone, ed eventuali sostituti, che obbligatoriamente hanno il comando delle operazioni a qualunque ora del giorno e della notte.

Comunita’ montane, comuni, enti gestori sono composte da uomini; servono strutture ridotte al minimo, non moltiplicate a fronte del nulla, composte da uomini che abbiano ben chiaro il processo di gestione dell’emergenza e non gestiscano “confidenzialmente” le criticita’. Gli uomini che non rispondono a queste caratteristiche vanno sostituiti; senza tanti giri di parole, incontri o comunicati.

Nel cuneese si parla di associazionismo tra comuni di piccole dimensioni, in zona montana, per gestire l’emergenza neve, ma non solo naturalmente, con lo scopo di essere operativi nel brevissimo, risparmiare soldi pubblici e per essere piu’ vicini alle necessita’ delle loro popolazioni. E nel cuneese, a differenza di Bressanone dove e’un altro mondo in tutti i sensi, sono stati semplicemente piu’ concreti in presenza di fondi pubblici sempre piu’ modesti e sovrastrutture che all’atto pratico servivano a poco o nulla. D’accordo a presenziare con la fascia tricolore quando c’e’ la sagra del peperone ma l’emergenza richiede competenza, professionalita’ e capacita’ decisionali ben diverse. Provate ad immaginare il caso di un Responsabile della sicurezza di una banca che non e’ pronto nel gestire, seguendo i passi previsti nel protocollo, un allarme bomba o una rapina; la mattina dopo svolgerebbe altri compiti. Legittimamente direi.

 Lettera firmata


12 gennaio 2014