Il GUP giudice udienze preliminari aveva già respinto, con tanto di argomentazioni, la contrarietà di Solvay alla costituzione delle parti civili (enti locali, associazioni, persone fisiche). Aver riproposto in Corte d’Assise l’opposizione altro non serve alla società belga che ad allungare -come già avvenuto in questi anni- il processo fino al traguardo agognato delle prescrizioni.

In questo obbiettivo, il colpo gobbo sarà il tentativo di spostare la sede giudiziaria da Alessandria a Milano, al fine di ricominciare il procedimento dal’inizio, buttando alle ortiche un mucchio di anni di lavoro giudiziario e di soldi dello Stato, nonché tutti coloro -anche fra le vittime- che credono ancora nella Giustizia.

Sempre nell’ottica di questo obbiettivo e tornando all’udienza del 28 novembre, è stato ribadito il tentativo di Solvay -clamoroso come boomerang ovvero come gioco delle parti- di presentare se stessa quale parte civile. Cioè la Solvay chiede i danni! Quali danni? Quelli concernenti la bonifica. Ma se non ha fatto nessuna bonifica. Danni chiesti a chi? Al presidente dell’Ausimont venditrice dello stabilimento di Spinetta Marengo. Ma se Cogliati è stato presidente della Solvay acquirente! Ma se egli ha agito con dolo, secondo il capo di imputazione, omettendo la bonifica e nascondendo e manipolando i documenti compromettenti, tanto quando era presidente dell’Ausimont tanto quando poi era presidente della Solvay! Insomma Solvay vorrebbe costituirsi parte civile contro se stessa. Pretenderebbe i danni che si è procurata essa stessa, per dolo: omettendo e ostacolando la bonifica. Se Solvay di oggi vuole rivalersi contro la Solvay di ieri: lo faccia in un altro processo, non in questo, hanno commentato indignati gli ammalati e i famigliari dei deceduti, adesso paghi le proprie colpe.

Prossima udienza il 19 dicembre.

Lino Balza – Medicina democratica – Movimento di lotta per la salute



 28 novembre 2012