Triste, ma immensamente bello e profondo che ti fa apprezzare la vita e racconta la tragedia che hanno vissuto migliaia di famiglie dopo l’11 settembre in America, ma racconta anche l’amore di due genitori per il proprio figlio.

Questo, in sintesi è “Molto forte, incredibilmente vicino” in programmazione questa settimana alla Multisala Megaplex Stardust.

Tratto dall’omonimo romanzo di Jonathan Safran Foer, il film di Stephen Daldry (già regista di The Hours, Billy Elliot e The Reader – A voce alta) è in corsa per la statuetta degli Oscar ma, prima di convincere la giuria dell’Academy il prossimo 26 febbraio, ha già conquistato il pubblico americano.

Il tema è l’11 settembre e come questa tragedia abbia influito sulla vita di un ragazzino di nove anni, Oskar Schell, interpretato magistralmente dal 14 enne americano Thomas Horn.

Bisogna vedere il film per capire la grande profonda interpretazione di questo ragazzini.

E allora mi chiedo: è possibile dare l’oscar a questo ragazzo prodigio che riesce ad interpretare una parte molto difficile come pochi attori consumati saprebbero fare?

Già perché qui non si tratta della “solita” parte di un ragazzino, ma quella di un figlio peraltro con problemi psichici accentuati dalla perdita del padre morto nelle torri gemelle che minano ulteriormente l’integrità del ragazzo, alle prese con dubbi e rimorsi.

E’ passato del tempo dal “giorno piu brutto”, ma Oskar Schell non si dà pace. Suo padre lo ha lasciato con una missione incompiuta, con molte domande e una sola certezza: non deve smettere di cercare. Quando, nell’armadio del genitore, trova una chiave e un nome, Black, Oskar trova con essa anche la spinta e l’alibi che gli mancavano. Incontrare tutti i 472 Black di New York City per testare le loro serrature diventa per il bambino un modo di coltivare il sogno che quella chiave possa schiudergli un ultimo messaggio del padre e una maniera di scappare ancora il più a lungo possibile dall’evidenza.

La recitazione del giovane Horn, da sola merita il prezzo del biglietto, se poi ci aggiungiamo quella di una straordinaria Sandra Bullock, di un Max von Sydow in gran spolvero che riesce ad essere grande senza spiaccicare neppure una parola, profonda trama, di tutti i contorni e i particolari di una New York ferita, ecco allora che, senza ombra di dubbio, siamo di fronte ad un film capolavoro che a mio avviso non ha nulla da invidiare al pluripremiato “Il Discorso del Re”.

 Angelo Bottiroli


23 giugno 2012