Pablo è spagnolo. Ha deciso di venire in vacanza in Italia. Non è vaccinato, perciò si sottopone a tampone. Il risultato è negativo, può ottenere il green pass: parte sereno e addirittura orgoglioso. Eppure, all’Aeroporto di Barcellona El Prat, non c’è nessun controllo. All’imbarco del suo volo low cost passa chiunque. Passa anche chi, potenzialmente, potrebbe portare nel nostro Paese le mutazioni del Covid. Nessun controllo neanche all’arrivo, a Roma Fiumicino. Proprio come se nulla fosse.

Pablo è un nome di fantasia, ma la storia è vera. La storia di un’Europa la cui unione è solo sulla carta. E di un sistema di sicurezza con grosse falle, già denunciate dal Fatto Quotidiano in un articolo dello scorso 6 luglio. “Aeroporti, ingresso libero alla variante”, titolava il giornale diretto da Marco Travaglio, riportando casi simili di controlli mancati in Portogallo e a Malpensa, chiedendosi come fosse possibile.


“Il compito di verificare che i passeggeri siano in possesso di tutte le certificazioni anti Covid spetta alle compagnie aeree. Poi ci sono i controlli affidati all’Usmaf, vale a dire l’ufficio di sanità marittima, aeroportuale e di frontiera”, scriveva. Tema su cui era stato interpellato il ministero dell’Interno, da cui era giunto il seguente chiarimento: «Fare le verifiche su tutti è impossibile. Significherebbe bloccare completamente il turismo e l’economia. I controlli sono necessariamente a campione e si concentrano soprattutto sui voli provenienti da Stati dove la situazione pandemica è particolarmente grave, come Sudafrica, India, Pakistan, per fare qualche esempio».

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