Le notizie corrono veloci, nelle redazioni ma anche nel tempo. Informazioni segrete, estremamente pericolose, che potrebbero cambiare la vita di molte persone. Scoop che infuocano le tastiere dei giornalisti e scuotono le anime più mansuete…

Attorno a questo preambolo succedono tante cose e anche molto pericolose con intrighi che corrono nel tempo: dagli anni ottanta ad oggi. Così, in queste dimensioni, nel tempo, tra suspence e pericolosi individui, si snoda “Il Direttore” l’ultimo romanzo di Filomena Iovinella, scrittrice torinese di origini campane ormai nota nel campo letterario avendo scritto già molti libri, fra cui la silloge “Perle d’inchiostro 97” il romanzo “L’inizio della fine”, la fiaba “L’ultima favola” e il racconto “E un giorno arrivò la libertà.” Per volere del mio cuore (2018 ) e Impavida e Guerriera (2019) sono le sue ultime pubblicazioni.


La bravura nello scrivere di Filomena é stata anche riconosciuta a livello non solo italiano, quando ha vinto, nel 2013 Il premio letterario internazionale “Città di Pomezia.”

In occasione dell’uscita del suo ultimo libro, “Il Direttore” appunto, l’abbiamo avvicinata e rivolto alcune domande.

Qual è l’idea di fondo che ha acceso questa trama?

È difficile spiegare come nasce un’idea, un’esigenza in me. Nel caso di questo romanzo ci sono state una serie di sensazioni, qualche riflessione e delle immagini. La sensazione di confusione e di assuefazione, la riflessione sul marasma della comunicazione a più livelli e la fotografia (l’immagine) che descrive tanto. Prende decisamente importanza per noi, che siamo nell’epoca dell’arte visiva e anche le notizie, quelle più tragiche, hanno una fotografia, che le rappresenta e parla di ciò che è accaduto e che resta. Ecco! Il Direttore è nato da alcune immagini che descrivevano la ricerca di un personaggio curioso. E altre dalla desolazione e dalle rovine. Quando ho iniziato a scrivere questo romanzo (non c’era ancora la pandemia) era estate, come ora. L’esigenza di sviluppare una trama sullo studio dei media e soprattutto sulle tante notizie che ci circondano, in lungo e in largo a dismisura, stava diventando visione in me, inizialmente era una vicenda chiusa, poi si è estesa e sono diventate tante. Insomma una caccia al tesoro.

Perché a cavallo di due diversi periodi?

Perché spesso la storia si ripete, in special modo per gli eventi tragici. Infatti alcuni passaggi sono dolorosi, altri onirici e misteriosi. Sono partita da un periodo, ma poi ho viaggiato successivamente nell’onda della notizia presente e la trama è andata da sé. Come ogni vero direttore che vuole cercare e condividere con il pubblico, anche il mio Direttore fa lo stesso, prova a raccontare quell’ieri doloroso di un caso, come quest’oggi complicato. Il Direttore ha molte cadute, molti ripensamenti, ma un’unica forza, quella di raccontare, di lasciare al mondo la “non dimenticanza”, ma la memoria, che ritengo essere un esercizio necessario per riuscire a discernere e ricordare e magari anche a reagire.

Perché ambientare il romanzo nel mondo del giornalismo e dello spionaggio?

Più che al giornalismo e allo spionaggio sono partita dalle false notizie e dalla diffusione di altre, con poco fondamento, poi si è infittito il tutto. Si sono generati tanti fili di Arianna che conducono in posti diversi, come un tracciato pieno di percorsi e indicazioni. Come a dire: se decidi di fare il segugio, devi seguire le tante piste e arrivare al dunque! La luce del romanzo così: ha aperto le porte al giornalismo e allo spionaggio, è stata una lenta e costante evoluzione.

Hai una nuova casa editrice?

Si! Ho trovato una buona sinergia con l’editore Antonio Vella della casa editrice Luoghi Interiori, ho lavorato bene con la sua redazione e sono soddisfatta. Un libro si compone di tante energie, per me è una scelta fin nei dettagli, mi piace sentirmi a mio agio e valutare tutto.