Sviluppo integrato dei laboratori, progettualità comuni, informatica e bioinformatica, nuove metodologie nella gestione dei dati. C’è un mondo di tecnologia e di ricerca nel rapporto fra l’azienda ospedaliera di Alessandria e il Disit (Dipartimento di scienze e innovazione tecnologica) dell’Università del Piemonte Orientale. Un rapporto iniziato molti anni fa e che sta accompagnando, insieme ad altri protagonisti, il percorso verso il riconoscimento dell’Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) per mesotelioma e patologie ambientali. La XIV giornata scientifica dell’azienda ospedaliera di Alessandria, intitolata ‘Attività Integrate Ricerca e Innovazione: il ruolo delle reti’ e che si svolgerà il 24 giugno in versione completamente virtuale, dalle 14.30, accenderà i riflettori anche sul Disit. L’appuntamento, nato quasi dieci anni fa da un’idea di Antonio Maconi, Direttore del Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione (Dairi), nella versione estiva è stato da sempre caratterizzato da un respiro internazionale per fare il punto sulle numerose reti di collaborazione che le strutture del Dairi stanno realizzando. Numerosi gli aspetti che saranno affrontati nell’ambito delle direttrici del Dipartimento: ricerca epidemiologica, infermieristica, traslazionale, manageriale.

Le aree di collaborazione e di ricerca tra Disit e azienda ospedaliera saranno affrontate da alcuni interventi, moderati da Annalisa Roveta, dirigente biologo Irfi-Dairi, a partire dalle potenzialità dei laboratori del Disit, con particolare riferimento all’area dell’informatica che negli anni ha sviluppato strumenti e metodologie di machine learning e intelligenza artificiale. Una collaborazione che ha permesso, per esempio, nel periodo della pandemia di strutturare modelli sui pazienti covid ricoverati in ospedale. Un altro esempio è la digitalizzazione di alcune linee guida, tra cui quella dei tumori cutanei, che è anche una delle campagne di raccolte fondi sostenute da ‘Solidal per la ricerca’, la Fondazione aziendale a sostegno della ricerca. Gli interventi saranno a cura del gruppo di Informatica del Disit: Giuliana Franceschinis, Stefania Montani, Luca Piovesan, Paolo Terenziani. «Il machine learning è stato sviluppato da decenni e rappresenta alcuni dei punti di forza assoluti. La gestione dati, la sicurezza dei dati, l’informatica medica, le linee guida in area medico sanitaria e lo sviluppo di applicazioni con accesso a banche dati per la gestione di pazienti in ambiti diversi (penso per esempio a informatica e disabilità) sono solo alcuni dei molteplici fronti che ci vedono impegnati» osserva Leonardo Marchese, direttore del Disit. Le nuove applicazioni potranno guidare meglio il medico nella fase diagnostica e di cura grazie ai dati raccolti sul paziente, organizzati e resi disponibili in un modo efficace e di immediato uso. Alcune progettualità sono in corso di sviluppo nel campo oncologico e chirurgico. «Fra gli obiettivi condivisi – prosegue – c’è poi quello dei laboratori di ricerca integrati. L’azienda ospedaliera ha i laboratori per la diagnostica, noi quelli per la ricerca e la didattica. L’unione delle forze, anche individuando nuovi spazi in cui collocare fisicamente le strumentazioni necessarie, consentirà di accelerare lo sviluppo di nuove progettualità». La base c’è ed è solida. È quella rappresentata dalle strutture esistenti e da quanto è già stato messo in comune sul piano della ricerca. «La sfida di oggi, ma soprattutto di domani, è quella della ricerca preclinica» aggiunge Annalisa Roveta.


I fronti aperti sono davvero parecchi. C’è quello del sequenziamento genomico che vede impegnate insieme la Microbiologia dell’azienda ospedaliera e quella del Disit con la massiccia discesa in campo della bioinformatica, oppure quello della risonanza magnetica. «Questo è un fronte su cui puntiamo molto perché – sottolinea Leonardo Marchese – il nostro è uno dei centri di riferimento certificati dalla Regione Piemonte. L’attività si indirizza su studi clinici e preclinici e utilizza fluidi e tessuti biologici». La Risonanza magnetica nucleare è la tecnologia più avanzata a disposizione dei ricercatori per studiare gli aspetti strutturali delle molecole e apre nuovi fronti di ricerca come quello della biochimica.