«C’è una positiva alchimia» intorno all’Ospedale Infantile di Alessandria. Alessio Pini Prato, direttore della struttura complessa di chirurgia pediatrica, e coordinatore del Centro Bosio, usa queste parole per sintetizzare la nuova stagione di sviluppo del ‘Cesare Arrigo’ che vede “l’ospedaletto” sempre più al centro di ricerche nazionali e internazionali, crescita di specializzazione grazie a una multidisciplinarietà che si avvolge letteralmente intorno ai piccoli pazienti in ogni fase della cura, a una capacità attrattiva che supera i confini nazionali. E una casistica per la chirurgia superiore ad altri ospedali pediatrici italiani. Nell’azienda ospedaliera di Alessandria – dove da alcuni giorni sono entrati in corsia i quasi cinquanta studenti del terzo anno del corso di laurea in medicina dell’Università del Piemonte Orientale, e che sta procedendo nel percorso per il riconoscimento di Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) per il mesotelioma e le patologie ambientali – la ricerca è declinata ormai in ogni struttura, con l’Infantile che si inserisce fra i più virtuosi a livello nazionale e che pesa, complessivamente, per quasi il venti per cento delle pubblicazioni. «Grazie anche all’attività svolta durante la pandemia, abbiamo toccato le ventotto pubblicazioni su riviste internazionali come Centro Bosio e quasi quaranta come ‘Cesare Arrigo’». Pini Prato riassume l’esponenziale crescita scientifica con questi numeri, parla della presenza di specializzandi che scelgono Alessandria e l’Infantile proprio alla luce dell’attività di eccellenza, della ricerca, di un clima in cui «si sente il sapore della didattica». Non solo covid, ma anche patologia digestiva, neonatologia, ortopedia, neuropsichiatria, ostetricia e rianimazione sono state le fonti delle pubblicazioni scientifiche di altissimo livello. E non sono finora mancati gli studi, monocentrici e multicentrici, nazionali e internazionali che sono stati realizzati grazie alla fitta rete di relazioni scientifiche tessuta dai professionisti.

Dalla robotica alla laparoscopia di ultima generazione, gli approcci mini-invasivi sono un fiore all’occhiello per ‘l’Ospedaletto’ che rappresenta un’eccellenza a livello internazionale tanto da essere stato fonte di ispirazione per le linee guida europee della chirurgia laparoscopica nei pazienti Covid-19. Ma sono la presenza di professionisti in tutti i settori di attività, di personale infermieristico di primissimo livello e di una struttura all’avanguardia dove i pazienti e le famiglie si sentono a casa, gli elementi che fanno la differenza. Così come la gestione dei pazienti che prevede anche la parte di riabilitazione al ‘Borsalino’ per i pazienti da sei a diciotto anni. Un esempio è quella per la rieducazione del pavimento pelvico: della quarantina di pazienti seguiti finora, tutti hanno registrato miglioramenti grazie al lavoro dell’Infantile e della riabilitazione del Borsalino diretta da Marco Polverelli.


Pini Prato, che ha l’abilitazione per l’insegnamento universitario come docente ordinario, richiama ancora una volta il valore del Centro “Umberto Bosio” dell’azienda ospedaliera di Alessandria, in cui «confluiscono competenze che danno vita a un team unico in Italia per approccio e gestione delle patologie dell’apparato digerente». È questa ‘Unit desease’, che si colloca all’interno del Dipartimento Attività integrate ricerca e innovazione diretto da Antonio Maconi, uno dei valori aggiunti dell’ospedale Infantile che spiega l’arrivo ad Alessandria di pazienti dall’Italia e dall’estero. Per questi ultimi, un altro tassello fondamentale è la rete internazionale del volontariato che ha permesso l’arrivo in Italia di piccoli pazienti che altrimenti non avrebbero mai avuto opportunità di cure e di vivere una vita normale. Ricordiamo il caso del bambino colombiano, di tre anni, cui è stato ricostruito l’esofago, oppure della tecnica chirurgica, ideata ad Alessandria, chiamata Salt (Skipped aganglionic lengthening transposition) che ha permesso, primo caso assoluto, di allungare l’intestino in un bimbo di diciotto mesi affetto dal morbo di Hirschsprung, una patologia congenita che colpisce la motilità intestinale. È una malattia rara, nella quale è specializzato il “Bosio” (è il centro di riferimento nazionale) che registra mediamente un caso su cinquemila bambini.

L’eccellenza al ‘Cesare Arrigo’ non è solo quella delle singole specialità, ma è declinata anche nella metodologia dell’approccio globale. È il caso della mappatura genetica che viene eseguita regolarmente in tutti i casi presi in carico. «La nostra – spiega Pini Prato – è una scelta precisa che non solo fornisce un quadro totale del piccolo paziente, ma permette anche una diagnosi che riguarda i genitori». In che senso? «Verificando gli eventuali valori anomali nei figli, siamo stati in grado di segnalare ai genitori una condizioni di rischio potenziale nello sviluppo di patologie tumorali. Per esempio, abbiamo notato in un bambino la predisposizione alla neoplasia della tiroide. Lo abbiamo detto alla madre, suggerendo una serie di controlli. Lei lo ha fatto e ha scoperto, pur se in quel momento in totale assenza di sintomi, che si stava iniziando a sviluppare un tumore tiroideo. È stata curata ed è guarita». Questo grazie anche alla costante interazione fra l’Infantile e l’ospedale civile che si concretizza da tempo nell’attività clinica quotidiana dell’Arrigo.