Bastone e carota. Il turismo va, sì, aiutato, ma è uno di quei settori che «deve cambiare». È la posizione del premier Mario Draghi, espressa con chiarezza nel suo discorso al Senato. Intervento che ha accompagnato la richiesta di fiducia al governo e in cui si è detto «mai così emozionato», sfatando il mito del gelido banchiere.

Anche nel nostro Paese alcuni modelli di crescita dovranno cambiare. Ad esempio il modello di turismo, un’attività che prima della pandemia rappresentava il 14% del totale della nostra economia – ha detto il presidente del Consiglio – Imprese e lavoratori in quel settore vanno aiutati a uscire dal disastro creato dalla pandemia. Ma senza scordare che il nostro turismo avrà un futuro se non dimentichiamo che esso vive della nostra capacità di preservare, cioè almeno non sciupare, città d’arte, luoghi e tradizioni che successive generazioni attraverso molti secoli hanno saputo preservare e ci hanno tramandato».
Il turismo sostenibile è, dunque, una priorità per il nuovo governo. Priorità in sintonia con quelle dettate dall’Ue – di cui l’Italia è parte essenziale, ha ribadito Draghi – per l’accesso al Recovery Fund.


Un europeismo ribadito con estrema chiarezza: in taluni ambiti dove si dimostrano più deboli «gli Stati – ha ricordato Draghi – cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa». E la condivisione dell’euro, ha voluto ribadirlo, è una scelta «irreversibile».

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Di Roberta Rianna