«Quello che dobbiamo insegnare è un metodo. Il passaggio dai libri alla corsia non significa solo quello dalla teoria alla pratica, bensì l’acquisizione di una metodologia clinica che è quella che fa la differenza».

Gianfranco Pistis, direttore della struttura complessa di Cardiologia dell’ospedale di Alessandria, si sta preparando, insieme a tutta l’equipe medica e infermieristica, all’arrivo dei primi studenti del terzo anno del corso di laurea, quello alessandrino, in Medicina dell’Università del Piemonte Orientale. A marzo i primi cinquanta studenti entreranno nei reparti di Medicina interna, Medicina d’urgenza, Geriatria, Cardiologia, Pneumologia, Neurologia e Chirurgia generale. È qui che verranno affiancati dai tutor (sono in tutto ottanta quelli che sono stati formati all’interno delle specialità ospedaliere) e inizieranno a muovere i primi passi. «Saranno accolti da una palestra completa, un ospedale – sottolinea Pistis – in cui si svolge una grande quantità di lavoro ad alta complessità». L’inserimento in questi reparti non è casuale. «Gli studenti – spiega il direttore di Cardiologia – inizieranno a conoscere l’attività di alcune strutture solo in apparenza meno specialistiche di altre. Quello di Alessandria è in realtà un ospedale all’insegna dell’alta complessità e per uno studente rappresenta l’opportunità di avvicinarsi a singole realtà dove potrà confrontarsi con le forme più semplici di patologie e terapie, ma anche nello stesso tempo con quadri clinici particolarmente critici e difficili».


Lei parla di metodologia. Ma come si traduce in corsia? «Le rispondo con un parallelo fra una indagine per episodio criminale e la cura di una malattia. Da una parte ci sono le forze dell’ordine e la magistratura che indagano, raccolgono indizi, esaminano prove, interrogano i testimoni con un solo obiettivo: trovare la verità e condannare il colpevole. Dall’altra parte c’è il medico di fronte al quale arriva il malato che inizia a essere visitato, sottoposto a esami, indagato per arrivare alla diagnosi corretta e quindi alla cura più efficace. Questo è il metodo che si applica in ogni contesto, ogni specialità, ogni struttura. Il buon medico si contraddistingue per la capacità di seguire e gestire la metodologia clinica».

Cardiologia sarà una “palestra”. A cosa si troveranno di fronte gli studenti? «Naturalmente al trattamento delle patologie – sindromi coronariche acute, cardiopatia ischemica cronica, aritmie, scompenso cardiaco – e questo rientra nell’attività ordinaria, ma il fatto che quello di Alessandria sia un ospedale hub di riferimento per il Quadrante delle province di Alessandria e Asti significa che casistiche e complessità sono ben maggiori di altre realtà. Non si troveranno solo di fronte a casi semplici e quasi “da manuale”, bensì a situazioni molto complesse (per esempio, le angioplastiche sono eseguite solo da noi) e con peculiarità scientificamente rilevanti. Qui abbiamo la struttura di Unità Coronarica, il reparto di degenza la struttura di Emodinamica. E poi, non va dimenticato, il centro di aritmologia che si compone dell’area medica esegue visite aritmologiche, test da sforzo dedicati e controllo dei dispositivi impiantabili) e dell’area interventistica dotata di una sala operatoria di ultima generazione dove si effettuano impianti di pacemaker, defibrillatori e dispositivi per la resincronizzazione cardiaca, estrazioni di device ed elettro-cateteri, ablazioni di tachiaritmie atriali e ventricolari, chiusura percutanea di auricola sinistra. Grazie alla collaborazione con l’ospedale infantile – conclude Pistis – sono attivi un ambulatorio e un laboratorio interventistico dedicati a pazienti pediatrici».

Mediamente in anno i ricoveri in Cardiologia sono 2.200, le procedure di emodinamica circa duemila e seicento quelle di elettrostimolazione.