Lei si chiama Francesca Maura Cassola, ha 31 anni, è tortonese e fa la biologa. Da oltre tre anni si trova in Messico ed esattamente a Chetumal, capitale dello stato di Quintana Roo, e proprio oggi, venerdì 1° gennaio, ha iniziato il suo quarto e ultimo anno di dottorato in Ecologia e Sviluppo Sostenibile, ramo Conservazione della Biodiversità. Francesca è alla guida di un pool di laureati e martedì scorso ha avuto la soddisfazione di veder pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica di caratura internazionale, cioé Plos One, un articolo sulle incredibili scoperte scientifiche che lei e i suoi collaboratori, sono riusciti a fare. Parliamo di una rivista americana realizzata in USA edita dalla Pubblica Libreria delle Scienze, una rivista che risulta la più grande al mondo nella sua tipologia. Gli articoli prima della pubblicazione vengono sottoposti ad un controllo di qualità preventivo e a un successivo processo di peer review, e il tasso di pubblicazione è del 69%, per cui il fatto che l’articolo sia stato pubblicato rappresenta un incredibile successo soprattutto per la scoperta che è stata fatta da Francesca e i suoi collaboratori e che spieghiamo di seguito.

LO STUDIO E LA SCOPERTA SCIENTIFICA

Francesca e il suo gruppo si stanno dedicando da diverso tempo allo studio di una specie di tartaruga terrestre tipica del centro e nord America chiamata Rhinoclemmys areolata, conosciuta qui come Mojina o Chack Pool (in maya).

“Qui – dice la tortonese – la usano come animale domestico, cibo e medicina tradizionale, ma poco si sa su di lei e nonostante il suo uso, è in declino come numero di individui.”

Per questo motivo Francesca e i suoi collaboratori, hanno cercato di comprendere – a livello scientifico ovviamente – il motivo per cui la riproduzione di questi animali sia in forte diminuzione.


A spiegare il lavoro che poi ha trovato esito su un articolo nella prestigiosa rubrica è la stessa Francesca.

“Ho osservato per 4 mesi più di una trentina di esemplari – dice la giovane tortonese – creando esperimenti comportamentali con il fine di creare un metodo per determinare la personalità in ambito di livello di audacia/timidezza per i maschi di R. areolata e capire se la personalità avesse un ruolo importante durante il corteggiamento e la copula. Se ti chiedi se ci siamo riusciti – mi dice – la risposta è ovviamente Si!”  

“Prima di tutto – aggiunge Francesca – siamo stati in grado di trovare dei tratti caratterizzanti maschi più timidi e più audaci e da lì abbiamo creato coppie con le femmine per vedere se si comportavano in modo diverso con loro.  Abbiamo ottenuto risultati piuttosto interessanti e cioé che un maschio timido in presenza di una femmina inizia tutta una serie di comportamenti di corteggiamento mentre un maschio audace, invece, non perde tempo in corteggiamento ed tenta la monta. Noi però abbiamo complicato tutto ancora e abbiamo aggiunto un altro maschio competitore cambiando le carte in tavola.”

Cos’è successo a quel punto?  

“Il maschio timido con una femmina ed in presenza di un altro maschio – spiega Francesca – fondamentalmente batteva ritirata mentre il maschio audace nelle stesse condizioni, invece iniziava a corteggiare la femmina cosa che, senza il competitore, non faceva. Queste scoperte hanno un forte impatto a livello di conservazione su più fronti.  Innanzitutto, abbiamo creato una metodologia per studiare la personalità in ambito di audacia applicabile potenzialmente a tutte le tartarughe terrestri, giacché non esisteva un metodo unico. Noi abbiamo unito quel che già esisteva ed aggiunto qualcosa di nostro, sperando possa essere applicato ad altre specie in un futuro prossimo. Inoltre, la relazione con la riproduzione è di fondamentale importanza ai fini di riproduzione di specie in via d’estinzione (e non) e reintroduzione di esemplari in natura.”

“Prima – aggiunge Francesca – si considerava solo la compatibilità genetica, in particolare avere una grande variabilità di geni per avere un migliore adattamento in natura…ci si è accorti che questo non era sufficiente. Cosa succede se gli esemplari “non si piacciono” o fanno fatica a corteggiarsi? Questa è una domanda abbastanza recente, ed ora gli scienziati stanno iniziando a capire che studi di personalità devono andare a pari passi con studi genetici ed ecologici, dobbiamo essere consapevoli delle esigenze dei diversi individui, altrimenti rischiamo di perdere quel che liberiamo in Natura.”

“Veder pubblicato l’articolo – conclude – è stata un’emozione unica perché anch’io, adesso, ho messo il mio piccolo mattone nella letteratura scientifica: abbiamo creato una metodologia potenzialmente applicabile su altre tartarughe terrestri per conoscerne la personalità/temperamento a livello di audacia/timidezza e abbiamo scoperto esista una relazione tra la personalità dei maschi e come questi corteggino e copulino le femmine.”

Francesca è molto soddisfatta del lavoro e sta mettendo tutta se stessa in quello che sta facendo. Molto giudiziosa, fin da bambina, ha saputo trasportare le sue peculiarità in un settore molto complesso  come quello della biologia e la pubblicazione dell’esito degli studi sulla prestigiosa rivista americana rappresenta solo il primo scalino di quello che potrebbe un fulgido futuro per l’ennesima giovane tortonese in grado di distinguersi nel mondo.

Angelo Bottiroli

Di seguito, oltre ad alcune immagini di Francesca al lavoro,  il link dell’articolo, con foto e video

https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0244561#sec002