Il nome è legato alla storia dell’automobile La sua matita ha messo sulle strade di tutto il mondo notevoli autovetture dalle caratteristiche impensabili alla metà del secolo scorso Il personaggio non è alessandrino è ricordato fra queste pagine per la profonda impronta lasciata nel campo delle quattro ruote

Il progetto estetico, molte volte, è indice di funzionalità… sono parole di Dante Giacosa entrato giovanissimo in Fiat, dopo aver compilato una semplice domanda d’assunzione per disegnare i mezzi motorizzati, divenuti un’esigenza per le famiglie d’ogni ceto affinché possano spostarsi per conoscere i magnifici luoghi, prima piemontesi, poi italiani, infine dell’intero globo.


Questo principio ha ispirato il lavoro di decenni, svolto da un maestro del Design Nazionale, un lavoro importante dopo la laurea in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Torino.

L’apprezzamento dei superiori, la sua costanza negli studi delle esigenze dei potenziali acquirenti, senza trascurare le strutture dell’Azienda, in soli otto anni di attività, ottiene l’incarico di approntare una vettura economica: la Fìat 500, battezzata affettuosamente dal grosso pubblico: Topolino.

Il risultato è all’avanguardia per quei tempi, un’innovazione suggerita dall’intuizione di predisporre auto destinate ad iniziare il processo di motorizzazione di massa, conferendo il privilegio al segmento delle utilitarie, così com’è stato definito dal mercato di quel tempo.

Nell’anno 1936, alla Fiat è stato sapientemente sviluppato il tema proposto dal Senatore Giovanni Agnelli, due anni prima.

Lo studio, di una “vettura piccola, economica da vendere a non più di Lire 5.000=. un compito non semplice, affidato all’ing. Fessia il quale, nonostante l’esperienza maturata in anni, ha preferito incaricare il giovane Dante.

Il progetto, chiamato “Zero A”, è studiato, nei punti base, dal settore aviazione per l’impegno importante, gravoso di non semplici difficoltà le quali non tardano ad emergere.  La lotta più cruenta è con i costi, con la concorrenza straniera, quella tedesca in particolare, già all’avanguardia con il mitico Maggiolino.

Non sono ammessi errori, né tentennamenti.

Il ricorso alla realizzazione di un modello, il più semplice possibile, come un propulsore di bassa cilindrata, con sufficiente rendimento, dal basso costo sono i presupposti per conquistare l’attenzione dei potenziali acquirenti, le caratteristiche sono individuate in un motore, con 569 cc di cilindrata, incassato nel telaio per non gravare sullo spazio dell’abitacolo. Il 7 ottobre del 1934 la “vetturetta” è pronta per il primo giro, sfiora gli 86 Km/ora, una velocità non da poco, considerando i tempi ed il mezzo con un basso valore di cubatura.

La soddisfazione di Dante Giacosa è stata quella di … provare gioia a risolvere problemi appassionanti, come ha scritto, tempo fa, in un suo libro.

                                                                                           Franco Montaldo