Ben ritrovati ad un nuovo appuntamento di approfondimento con i mercati, focus dal 21 al 25 settembre 2020.

A seguire l’usuale disanima dei mercati appunto, per poi andare ad analizzare le performance dei tali e i fattori che ne hanno influenzato l’andamento. Ci concentreremo, in conclusione, come sempre pure sulle variabili macro-economiche da monitorare.


Settimana negativa per tutte le asset class azionarie sulle principali piazze finanziarie internazionali [indice GLOBALE, azionari MSCI World -2,6%; indice USA, azionari S&P500 -3,0%; indice JAP, azionari NIKKEI 225 -0,8%; indice EURO, azionari MSCI EURO -4,4%; indice ITA, azionari FTSE MIB -5,1%; indice EMERGENTI, azionari MSCI EMERGING -1,3%].

Rimangono in territorio positivo i titoli obbligazionari [indice ITALIA, obbligazionari GOVERNATIVI +0,6%; indice EURO, obbligazionari CORPORATE +0,2%;], lieve segno meno per i titoli HY e Governativi USA.

Netto calo dell’oro [oro -2,3% perf. ultima settimana, +26,0% perf. da inizio anno] e forte recupero del WTI

Attenzionando adesso i fondamentali indicatori dal 14 al 18 settembre, ricordiamo che la BoE ha deciso di non modificare l’attuale politica monetaria, mantenendo invariati sia il livello dei tassi di interesse (0,1%) che il programma di QE (GBP745 miliardi). La banca centrale ha comunque sottolineato come la disoccupazione potrebbe restare elevata anche nei prossimi anni.

La BoJ, come da attese, non ha apportato modifiche al tasso di interesse (-0,10%). Il Governatore della BoJ Haruhiko Kuroda – che ha altresì comunicato di voler portare a termine il suo secondo incarico fino alla scadenza naturale del 2023 – ha affermato che l’economia giapponese sta dando segnali di recupero, nonostante la situazione economica persista depressa. Sempre il numero uno della BoJ ha confermato il target fisso di inflazione al 2% e il piano di incentivi al settore privato.      

L’inflazione inglese ha rallentato bruscamente ad agosto, scendendo a una crescita dello 0,2% a/a dopo quella dell’1,0% di luglio, un valore vicino ai minimi da 5 anni e ben al di sotto del target del 2,0%. La diminuzione è da imputare in gran parte al taglio delle tasse nel settore degli hotel e dovuta agli aiuti governativi alle attività ristorative. Il dato core è sceso allo 0,9% a/a dal precedente 1,8%.

La Fed non solo ha mantenuto invariato il tasso di interesse nel range 0-0,25%, ma ha addirittura affermato di attendersi tassi che permarranno fermi all’attuale livello sino alla fine del 2023, in linea con la nuova politica di average inflation targeting. Grazie ai rimbalzi segnati dagli indici manifatturieri e dei servizi, e alla ritrovata forza del mercato del lavoro, la Fed ha rivisto in maniera marcata le stime a riguardo della crescita economica nell’anno in corso (a -3,7% da -6,5%). 

Per quel che infine concerne gli imprescindibili indicatori della settimana dal 21 al 25 settembre è da tenere presente che la People Bank of China non ha apportato modifiche alla presente politica monetaria, mantenendo per il quinto mese consecutivo i medesimi tassi sui prestiti a imprese e famiglie e cioè a 3,85% (a 1 anno) e a 4,65% (a 5 anni). Il Presidente cinese Xi Jinping ha tenuto poi a ribadire come l’economia della Cina continui ad evidenziare segnali di resilienza e come in caso di peggioramento dell’outlook, la PBoC abbia strumenti adeguati a supportare il recupero.

Il PMI composito dell’euro area è atteso proseguire a settembre la contrazione iniziata ad agosto, passando a 51,7 punti dai 51,9 del mese precedente. A livello di singole componenti, il dato manifatturiero dovrebbe migliorare a 51,9 punti (grazie al possibile aumento a 52,5 punti del PMI manifatturiero tedesco), mentre quello dei servizi dovrebbe rimanere invariato a 50,5 punti. Dopo il notevole miglioramento segnato a luglio, l’attività manifatturiera e il settore dei servizi sono attesi restare tuttavia in una fase espansiva, però a un livello più contenuto per via del nuovo aumento di contagi da Covid-19.

Il PMI manifatturiero americano dovrebbe ulteriormente migliorare a settembre, aumentando lievemente a 53,2 punti dai 53,1 di agosto. Il dato è coerente con la ritrovata forza dell’economia americana, come sottolineato dalla decisione della stessa banca centrale di rivedere al rialzo le stime sulla contrazione del Pil attesa nel 2020.

L’ifo tedesco 24/9 dovrebbe ricalcare la rilevazione positiva del PMI manifatturiero in agenda nella settimana, migliorando a 93,8 punti a settembre dai precedenti 92,6. Sia la componente delle aspettative che quella della situazione corrente sono attese aumentare, raggiungendo 98,0 punti e 89,5 punti rispettivamente.

Gli ordini di beni durevoli in America si pensano rallentare ad agosto, con una crescita soltanto dell’1,5% m/m a dispetto del grande rimbalzo del +11,4% messo a segno a luglio. A pesare sulla rilevazione, con tutta probabilità, dovrebbe essere l’ingente calo degli ordini di aeromobili. L’aumento di nuovi contagi continua difatti a mettere sotto pressione il settore dei viaggi e degli spostamenti, provocando cancellazioni soprattutto degli ordini delle principali compagnie aeree.

Giulia Quaranta Provenzano