Oggi ci concentreremo su un approfondimento a riguardo degli investimenti sostenibili. In prima battuta andremo a vedere una ricerca di Morningstar sul patrimonio mondiale di fondi ed ETF specializzati in sostenibilità, poi ci soffermeremo sulle performance S&P 500 ESG vs S&P 500 ed infine andremo a mettere a focus la tassonomia europea e l’Ecolabel.

Ammonta a 1000 miliardi di dollari, a fine giugno 2020, il patrimonio globale dei fondi ed ETF specializzati in sostenibilità secondo quanto comunicato da Morningstar. Per quanto concerne tale ricerca è da tenere presente che sono 340032 i fondi ed ETF analizzati che utilizzano i criteri ESG come componente fondamentale della selezione dei titoli, fra i quali ve ne sono pure che invece indicano soltanto di perseguire temi legati alla sostenibilità e di generare quindi un impatto positivo accanto ai ritorni finanziari. Non sono stati al contrario considerati quei fondi ed ETF che si limitano solamente ad attuare l’esclusione di determinati settori oppure che fanno un generico riferimento ai fattori ESG. Si tratta dunque di una ricerca altamente focalizzata su quei fondi ed ETF che hanno una fortissima vocazione dal punto di vista della sostenibilità.


Andiamo ora a vedere come sono distribuiti questi 1000 miliardi di dollari all’interno del mondo. Sicuramente un primato di sostenibilità per quel che concerne codesti fondi ed ETF spetta all’Europa, infatti essa raccoglie dei sopracitati 1000 miliardi di dollari ben 870,3 miliardi pari ovvero all’82% del totale mentre il restante risulta suddiviso fra le varie Nazioni, con gli Stati Uniti che intercettano 158,9 miliardi di dollari cioè il 15% del totale.  

Un altro dato che ci possiamo portare a casa è come la raccolta netta globale sia cresciuta del 72% nel secondo trimestre del presente anno e, in tutto ciò, si ha una inequivocabile conferma che durante la crisi dovuta alla pandemica forte e rinnovata attenzione si è rivolta proprio verso gli investimento ESG. Ultimo dato da segnalare per ciò che riguarda la detta ricerca è come l’Europa abbia agganciato oltre l’86% di flussi netti proprio nel periodo aprile-giugno, ad ulteriorecomprova di un’estrema sensibilità da parte di investitori istituzionali e retail nel Vecchio Continente. 

Ed è così che a seguito del lockdown, la risposta data al Covid-19 è diventata per gli operatori dei mercati finanziari una sorta di stress test importante per valutare la responsabilità sociale messa in atto dalle aziende. La crisi scaturita difatti dal Coronavirus ha da un lato posto l’accento sulle tematiche ambientali, dall’altro ha però rafforzato l’attenzione sulla sfera personale e sociale della vita dei singoli e delle famiglie travolti e stravolti dalla pandemia. Assistenza sanitaria, supporto ai figli, protezione dei lavoratori, politiche di smart working sono diventati inediti indicatori di una performance appunto sociale che viene sempre più prezzata e apprezzata sui listini finanziari.

In questo senso ovvero il tema a cui ricollegarci è la questione se effettivamente investimenti sostenibili siano anche investimenti con un buon ritorno per l’investitore, e la risposta è sì. Ce lo conferma persino la performance dell’indice S&P 500 ESG che dal suo lancio, da gennaio 2019 a maggio 2020, ha overperformato rispetto allo S&P 500 del 2,21%. Concentrandoci poi da inizio del presente anno fino ad agosto, l’overperformance dell’indice S&P 500 ESG rispetto allo S&P 500 è stata del 3% ossia a testimonianza di una scelta che non fa bene solo al pianeta, alle relazioni sociali e al buon governo societario delle imprese ma altresì al portafoglio nienteméno che degli investitori.

Infine, attualmente si discute tanto di tassonomia verde – avviata due anni fa in Europa e approvata nel giugno scorso dal parlamento europeo – e di Ecolabel. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Ebbene, la tassonomia rappresenta una sorta di classificazione delle attività sostenibili. Si avranno in futuro delle tabelle dove in maniera trasparente si andrà a definire, secondo standard comuni, ciò che è green/sostenibile, transition/che può diventare sostenibile o brown/non sostenibile.   

In ultimo si tenga a mente come si discute ora parecchio pure sul bollino verde (Ecolabel) che è un’etichetta che sarà presto in uso in Europa – si vorrebbe entro la fine del 2020 – per sancire se un fondo è sostenibile oppure no. Si dibatte tuttavia ancora sulle percentuali di azioni e obbligazioni green da inserire nei portafogli per ottenere l’Ecolabel. Per quel che concerne i fondi obbligazionari, per fregiarsi del bollino verde sembrerebbe che ci sia bisogno di fondi con green bond in portafoglio o emissioni di aziende che siano 100% verdi quali ad esempio quelle dell’eolico, piuttosto che del fotovoltaico. Per i fondi azionari inizialmente le bozze prevedevano, a proposito dell’Ecolabel, solo il 18% di asset green; adesso la proposta è di almeno 40% di azioni green quantunque siano attesi ulteriori sviluppi.

Giulia Quaranta Provenzano