Ben ritrovati ad un nuovo appuntamento di approfondimento con i mercati, focus dal 14 al 18 settembre 2020.

A seguire l’usuale disanima dei mercati appunto, per poi andare ad analizzare le performance dei tali e i fattori che ne hanno influenzato l’andamento. Ci concentreremo, in conclusione, come sempre sulle variabili macro-economiche da monitorare.


Settimana in cui i mercati azionari hanno registrato andamenti differenziati per aree geografiche [indice GLOBALE, azionari MSCI World -0,3%; indice USA, azionari S&P500 -1,3%; indice JAP, azionari NIKKEI 225 +2,0%; indice EURO, azionari MSCI EURO +0,3%; indice ITA, azionari FTSE MIB +0,3%; indice EMERGENTI, azionari MSCI EMERGING +0,9%].

Rimangono in territorio positivo i titoli obbligazionari [indice ITALIA, obbligazionari GOVERNATIVI +0,8%; indice EURO, obbligazionari CORPORATE 0,0%; indice EURO, obbligazionari HIGH YIELD +0,1%; indice USA, obbligazionari GOVERNATIVI +0,4%], ottima la tenuta dell’oro [oro +1,2% perf. ultima settimana, +29,0% perf. da inizio anno]. 

Attenzionando adesso i principali indicatori dal 7 all’11 settembre, ricordiamo che l’inflazione americana è cresciuta più delle attese ad agosto, registrando un aumento dell’1,3% a/a dopo il +1,0% di luglio. A supportare il dato sono stati in particolar modo un recupero dei prezzi del petrolio e un deciso rimbalzo di quelli delle auto usate. Anche l’inflazione core è migliorata, raggiungendo una crescita dell’1,7% a/a.

Come da aspettative, la BCE non ha apportato modifiche alla politica monetaria, lasciando invariato il tasso di interesse al -0,50%. La banca centrale europea ha tuttavia migliorato la previsione di decrescita del Pil per il 2020, stimando ora una contrazione del -8,0%; nonostante le incertezze rimangano significative, il rimbalzo dell’attività economica nell’Eurozona registrato negli ultimi mesi fa sperare in un impatto negativo meno severo per l’anno in corso. Allo stesso modo, la BCE ha rivisto al rialzo le stime per l’inflazione per il 2021, attendendosi una crescita dell’1,0% a/a (e non dello 0,8% come precedentemente comunicato). Sul fronte del tasso di cambio, Christine Lagarde ha precisato che, seppure la recente forza della valuta unica desti qualche preoccupazione, la banca centrale europea non ha alcun target prefissato.

L’inflazione cinese non ha disatteso il pronosticato, diminuendo lievemente a 2,4% a/a ad agosto, dopo il +2,7% di luglio. I prezzi alimentari sono stati il maggior driver della crescita, in aumento dell’11,2% a/a. In particolare, nel solo mese di agosto, i prezzi dei vegetali e della carne di maiale hanno registrato un rialzo del 6,4% m/m e dell’1,2% m/m rispettivamente.   

La produzione industriale tedesca ha deluso le aspettative degli economisti, segnando una crescita dell’1,2% m/m a luglio, una rilevazione decisamente inferiore rispetto al +4,7% m/m atteso e alla crescita del 9,3% del mese precedente. A luglio, la produzione manifatturiera è cresciuta del 2,8% e gli ordini esteri del 14,4%; gli ordini domestici sono calati invece del -10,2% m/m.

Per quel che infine concerne i principali indicatori della settimana dal 14 al 18 settembre è da tenere presente come la produzione industriale di luglio nell’area Euro abbia registrato una contrazione annualedel -7,7% a/a,una rilevazione migliore delle attese (-8,3%) e della decrescita mostrata a giugno (-12,0%). Anche a livello mensile, il dato è stato leggermente migliore delle attese (4,1% m/m vs 4,0% m/m). A luglio si è osservata una crescita del 5,3% della produzione di beni strumentali e del 4,7% di quella di beni durevoli.

L’indice ZEW ha sorpresoin netto rialzo a settembre, aumentando a 77,4 punti dai precedenti71,5. Pure la componente dell’indice relativa alle condizioni attuali dell’economia tedesca è migliorata, passando a -66,2 punti dai -81,3 di agosto. Come ribadito dal presidente dello Zew, Achim Wambach, gli analisti continuano ad attendersi una notevole ripresa in Germania.

La Fed mantiene invariato il tasso di interesse nel range 0-0,25%, senza proporre ulteriori modifiche dopo il discorso di Jerome Powell sulla nuova politica di average inflation targeting. Visto il miglioramento dell’attività manifatturiera e dei servizi, nonché la ritrovata forza del mercato del lavoro, è possibile aspettarsi una revisione al rialzo delle stime di decrescita del Pil per il 2020 e un miglioramento di quelle riguardanti il tasso di disoccupazione.   

L’inflazione inglese si pensa rallenterà bruscamente ad agosto, passando a una crescita dello 0,1% a/a dopo quella dell’1,0% di luglio. La rilevazione dovrebbe dipendere in gran parte dal taglio delle tasse nel settore degli hotel e degli aiuti governativi alle attività ristorative.

La Boj non dovrebbe apportare modifiche al tasso di interesse (-0,10%). Le dimissioni del Primo Ministro Shinzo Abe e le elezioni per trovare il suo successore non dovrebbero provocare ripercussioni sulle strategie di politica monetaria della banca centrale europea.

In ultimo, il recente acuirsi dei rapporti tra governo inglese e Unione Europea sul fronte Brexit non dovrebbe avere effetti sulle decisioni di politica monetaria della banca centrale. In ispècie, la BoE è attesa mantenere il tasso d’interesse allo 0,1%, lasciando immutati altresì i programmi di acquisto fin qui proposti.  

Giulia Quaranta Provenzano