Le uve brachetto sono in piena maturazione con un andamento climatico che non ha inficiato il lavoro dei vignaioli, grappoli che si presentano sani e di qualità e previsioni di una produzione adeguata alle rese per ettaro che, anche per la vendemmia 2020, seguiranno le indicazioni dello scorso anno: 36 quintali/ettaro per il docg e 43 per il doc.

Spiega il presidente del Consorzio di tutela dei vini d’Acqui, Paolo Ricagno: «A inizio 2020 c’era stata una ripresa dei consumi sull’onda anche delle iniziative promozionali avviate dal Consorzio. Questo aveva fatto sperare di aumentare le rese fino a 40 quintali/ettaro. Poi, però, gli eventi pandemici del Covid e la chiusura economica, sia a livello nazionale che globale, hanno indotto alla prudenza e a evitare corse in avanti che avrebbero comportato incognite difficilmente governabili. Si è, perciò, deciso di allineare le rese della vendemmia 2020 a quelle dello scorso anno. Una decisione che se da una parte non consente quel giusto e sacrosanto aumento del reddito agricolo che tutti, io per primo, abbiamo sempre auspicato, dall’altro garantiscono il proseguo di un percorso di stabilizzazione e promozione da perseguire in previsione di uno sviluppo che va sempre considerato come meta imprescindibile. Vedremo quello che accadrà nei prossimi mesi, da settembre in poi».

Da sottolineare anche che, secondo le indicazioni avanzate dal Consorzio di Tutela sentita la filiera e recepite dalla Regione Piemonte che le ha inserite in una propria determina diffusa in questi giorni, sarà possibile, per i proprietari di vigneti e produttori di uve che siano anche imbottigliatori e produttori di vino, rivendicare lo sblocco di prodotto sia a docg sia a doc, a seconda delle proprie esigenze, con la possibilità di arrivare fino alla produzione piena prevista dal disciplinare (80 quintali/ettaro per il docg e 96 per il doc) una volta che abbiamo dimostrato di aver venduto tutto il proprio prodotto imbottigliato.

Annota ancora Ricagno: «Per i vignaioli che producono e commercializzano il proprio vino da proprie uve questo sblocco è uno strumento prezioso che va a favore di chi sarà riuscito a utilizzare al meglio le leve dei mercati. È una possibilità in più, tra le poche nel panorama enologico italiano, giustificata certo dalla limitazione delle rese/ettaro, ma che, siamo convinti, rappresenti uno sprone e un’occasione da non perdere». 

Ricagno accenna anche alla distillazione delle eccedenze invendute: «Una decisione che ci ha consentito di eliminare prodotto in più consentendo di stabilizzare la produzione di quest’anno» dichiara. 

Da un punto di vista strettamente tecnico gli esperti parlano di uve brachetto ancora in via di maturazione che, tuttavia, denotano già ottime caratteristiche.

Per Guido Bezzo, responsabile del laboratorio d’analisi di Isola d’Asti che opera anche per il brachetto: «Le uve hanno una buona acidità con valori che sono in media con le aspettative insieme a livelli di zuccheri nella norma per il periodo». Per quanto riguarda il colore: «Ci sono ancora margini di completamento con situazioni di invaiatura (è il cambiamento di colore degli acini) ancora da completare».

Per l’agronomo Daniele Eberle,  «c’è da distinguere tra maturità e maturazione delle uve. Il primo termine si riferisce allo stato delle uve, che, per quanto riguarda il brachetto, è nella norma, il secondo al percorso che fanno per arrivare alla vendemmia. Per quanto riguarda l’uva brachetto, destinata a diventare un vino rosso e aromatico, la produzione è buona con previsioni di qualità e sanità dei grappoli che non sono stati compromessi dagli eventi atmosferici».

La raccolta 2020, a seconda delle zone di produzione, si può prevedere tra la fine di agosto e la prima settimana di settembre.
«Tenendo presente – avvertono Bezzo e Eberle – che ogni area di produzione ha caratteristiche tipiche che determinano il giusto periodo di raccolta delle uve da cui, in ultima analisi, dipende la gran parte della qualità dei vini».


Consorzio Tutela Vini d’Acqui