Tutti hanno parlato dell’importanza della DAD, la Didattica a distanza, attuata dalle scuole a causa del lockdown, ma pochi hanno pubblicamente spiegato in cosa consisteva questa didattica e soprattutto com’è stata accolta dai giovani.

Noi abbiamo deciso di chiederlo alla 17enne tortonese Alhena Begards, del liceo “Giuseppe Peano” di Tortona, vincitrice di numerosi riconoscimenti a livello internazionale che, quindi, ultima della classe certo non è e lo abbiamo fatto, per avere un parere autorevole da chi ama incrementare la propria conoscenza e non approfitta certo della DAD per studiare meno, anzi.


Di seguito la sua testimonianza.

Lunedì 14 settembre riapertura delle scuole : dopo i mesi di calvario che hanno congelato e bloccato l’intero pianeta, penso che non esista frase più bella per me, da studentessa.

Quest’anno ho frequentato il quarto anno al liceo linguistico Peano di Tortona che ha attuato la didattica a distanza sin da subito; ci ha permesso infatti di non perdere ulteriori giornate scolastiche e portare avanti il nostro programma.

Inizialmente presumo che nessuno di noi fosse abituato a lavorare così tanto con la tecnologia per quanto riguarda la scuola, tanto che mi sono ritrovata per prima, curiosa e impaziente di scoprire l’efficacia di questa nuova forma di didattica “online”. Quando ancora la situazione fuori dalle nostre mura di casa non era così catastrofica ho apprezzato e seguito attentamente le primissime video lezioni dei miei insegnanti; iniziare alle 8.40 del mattino per finire alle 12.45 sembrava un sogno incomparabile alle sette ore di lezione a cui eravamo solitamente sottoposti. Tuttavia, a mano a mano che i giorni scorrevano, la fine del lockdown pareva sempre di più un lontano miraggio difficile da raggiungere; la televisione e i social media erano straripanti di cattive notizie e i problemi tecnici con il computer, gli occhi stanchi dal guardare lo schermo e tutti i disturbi di ordine fisico dovuti alla postura per le lunghe ore seduti davanti al PC, compreso lo stress causato dal fatto che non ci si poteva muovere e nemmeno prendere liberamente una boccata d’aria all’esterno iniziavano a farsi sentire.

Uscire di casa soltanto per pochi istanti, osservare le strade vuote e la mia scuola che dall’alto della collina del castello dominava la città, spenta e desolata, mi faceva provare una forte nostalgia.

Andare a scuola, trascorrere del tempo con i miei compagni di classe, gioire al suono della campanella e confrontarsi di persona con i professori non sarà mai, neanche minimamente, sostituibile con la didattica a distanza.

Certamente, come in tutte le cose ci sono sia i lati negativi sia quelli positivi. Senza questo nuovo metodo didattico e l’impegno che ci hanno messo sia gli insegnanti sia gli alunni, l’anno scolastico sarebbe stato un disastro, specie per chi avrebbe dovuto affrontare un esame alla fine dell’anno, che sia delle medie, delle superiori o universitario.

Ad oggi penso che, nonostante tutto, sia stata efficace ed utile per il periodo in cui ci siamo ritrovati e che indubbiamente continueremo in futuro ad utilizzare alcune piattaforme online come “google classroom” (ad esempio), anche per una questione di comodità. Allo stesso tempo aspetto impaziente di ritrovare i miei compagni di classe, non solo per concludere una lunga fase della nostra carriera scolastica, ma soprattutto per viverla insieme a loro e condividere gli ultimi momenti da liceali assieme.​

Alhena Begards