Ben ritrovati ad un nuovo appuntamento di approfondimento con i mercati, focus dal 3 al 7 agosto 2020.

Anche quest’oggi – come di consueto – inizieremo coll’approfondimento dei mercati, per poi andare ad analizzare le performance dei tali e i fattori che ne hanno influenzato l’andamento. Ci concentreremo, infine, sulle variabili macro-economiche da monitorare.


Settimana mista sulle principali piazze finanziarie internazionali – rimangono in territorio positivo USA ed Emerging Markets, un po’ meno bene l’area Euro e l’Italia [indice GLOBALE, azionari MSCI World +0,5%; indice USA, azionari S&P500 +1,7%; indice JAP, azionari NIKKEI 225 -2,3%; indice EURO, azionari MSCI EURO -1,5%; indice ITA, azionari FTSE MIB -3,2%; indice EMERGENTI, azionari MSCI EMERGING +0,4%]. Tengono i mercati obbligazionari, sebbene con lieve segno negativo siano i titoli governativi italiani e High Yield [indice ITALIA, obbligazionari GOVERNATIVI -0,1%; indice EURO, obbligazionari CORPORATE +0,0%; indice EURO, obbligazionari HIGH YIELD -0,2%; indice USA, obbligazionari GOVERNATIVI +0,2%]; stabili le divise [EUR/USD -0,1% perf. ultima settimana, -4,7% perf. da inizio anno] e sostanzialmente stabili le commodities, con riconfermata la difensività dell’oro [oro +1,8% perf. ultima settimana, +30,3% perf. da inizio anno; petrolio -1,4% perf. ultima settimana, -32,8% perf. da inizio anno].     

Andando ora a riscorrere i principali indicatori dal 27 al 31 luglio, ricordiamo il meeting FOMC. Come da attese, la Fed ha lasciato i tassi invariati vicino allo 0 e non ha apportato modifiche all’attuale politica monetaria. Come comunicato dal Comitato, i tassi rimarranno nel range 0-0,25% fino a quando non ci saranno segnali di un consolidamento economico in termini di mercato del lavoro e a livello di inflazione. La Fed ha comunque aggiunto di essere pronta a procedere a nuovi stimoli in caso di un ulteriore peggioramento economico.

Poi si ha avuto la prima lettura del Pil americano per il secondo trimestre dell’anno che ha mostrato la contrazione più severa da quando è iniziata la rilevazione, a causa dell’emorragico blocco di gran parte delle attività produttive nei mesi di aprile e maggio. Il dato ha mostrato una contrazione del -32,9% t/t, proseguendo il trend negativo iniziato con la rilevazione della decrescita del -5,0% del primo trimestre e facendo entrare così gli USA in recessione tecnica. I forti cali dei consumi personali, del livello di esportazioni, degli investimenti e della spesa pubblica hanno fortemente contribuito al crollo del Pil degli Stati Uniti. 

Ed ancora si ha avuto il PMI manifatturiero di luglio, in Cina, che ha sorpreso in positivo, aumentando a 51,1 punti dai 50,9 di giugno e segnando pertanto il quinto mese consecutivo di espansione dell’attività manifatturiera (si tenga a mente che la quota 50 è quella che segnala espansione economica!). Il dato dei nuovi ordini ha raggiunto i 51,7; la componente della produzione si è attestata a 54,0 punti. L’aumento di nuovi casi di Covid-19 al di fuori del territorio cinese tuttavia potrebbe avere un impatto nefasto sul volume di esportazioni, penalizzando sia le prossime rilevazioni dell’indice sia l’odierna ripresa economica del Paese asiatico.

Infine si è arrivati al Pil 2Q – 1a lettura nell’Eurozona. La prima lettura del Pil del secondo trimestre ha mostrato una contrazione del -12,1% t/t, un dato peggiore alle aspettative degli economisti che si attendevano un ribasso del -11,2%. La decrescita risulta comunque inferiore a quella americana per via delle diverse tempistiche di riapertura dell’economia (avvenuta nell’Eurozona prima che negli USA). Analizzando i singoli Paesi, Spagna e Francia hanno registrato i risultati peggiori, rispettivamente una decrescita del -18,5% t/t e del -13,8% t/t. Male pure il dato italiano, in contrazione  del -12,4% t/t, nonostante la rilevazione sia stata migliore delle attese.       

Per ciò che concerne, invece e più specificatamente, la settimana dal 3 al 7 agosto è stata molto focalizzata sui principali indicatori anticipatori, a cominciare dal Caixin PMI manifatturiero della Cina che ha confermato quanto rilevato la precedente settimana, con il dato sul comparto manifatturiero che ha segnato un miglioramento a 52,8, superiore al pronosticato e al dato di giugno (51,2). La rilevazione è stata sospinta dalle componenti della produzione e dei nuovi ordini; le esportazioni continuano a rimanere maggiormente penalizzate dall’attuale condizione sanitaria globale.

Il PMI manifatturiero dell’area Euro ha registrato un miglioramento superiore all’ipotizzato a luglio, passando a 51,8 punti dagli ultimi 47,4, tornando quindi per la prima volta dallo scoppio della pandemia a un valore rappresentativo di una situazione di espansione economica. A livello di singole Nazioni, il PMI manifatturiero ha segnato un aumento a 51,9 in Italia, a 52,4 in Francia e a un poco più contenuto 51,0 in Germania.

L’ISM manifatturiero in America ha favorevolmente sorpreso a 54,2 punti, un punto superiore alla rilevazione precedente. I nuovi ordini sono aumentati a 61,5 punti e la produzione a 62,1. Continua però a rimanere più debole l’indice dell’occupazione, passato a 44,3 dai 42,1 sempre precedenti.

In conclusione, come segnalato dagli ultimi dati sulle nuove richieste di sussidi di disoccupazione, altresì il numero di occupati non agricoli americani dovrebbe rallentare a luglio, con “solo” 1,6 milioni di nuovi posti di lavoro creati, dopo i 4,8 milioni di giugno. Allo stesso tempo, il tasso di disoccupazione negli USA dovrebbe ulteriormente migliorare a 10,5% dall’11,1% precedente. Non di meno, come comunicato da Jerome Powell, la ripresa del mercato del lavoro a livelli pre-pandemia sarà un processo significativamente lungo. 

Giulia Quaranta Provenzano