Pubblichiamo la seconda parte dell’intervista esclusiva che il nostro giornale ha realizzato al Sindaco Federico Chiodi sull’emergenza Coronavirus vissuta a Tortona: Tanti momenti tristi che però, nell’emergenza hanno ribadito la grande capacità dei tortonesi di rendersi utili e di attivarsi per gli altri.

Sindaco Chiodi, ora che la situazione si è attenuata e sembra sotto controllo, puoi dirci qual è stato il momento più doloroso, per te, di tutta questa vicenda?


Rischio di essere egoista nel voler citare un solo momento che ha colpito me personalmente, perché tanti, troppi, Tortonesi hanno vissuto momenti terribili e hanno perso i loro cari. Tuttavia la mente va inevitabilmente al calvario e alla scomparsa del vice comandante Andrea Gastaldo. Un uomo che ha lavorato in prima linea durante la crisi sanitaria finché le forze glielo hanno concesso. Una persona giovane, senza complessi quadri clinici, che è stata colpita dalla malattia in una forma molto dura, che per settimane ha sofferto prima nell’ospedale di Novi Ligure, poi di Tortona e infine a Torino. Abbiamo cercato di essergli vicini, facendo il possibile per aiutarlo, ma alla fine non ce l’ha fatta. Abbiamo perso un ottimo agente di Polizia Municipale, una brava persona, un amico.

E quello in cui hai provato più delusione?

Francamente non credo di poter parlare di delusioni durante questo periodo, che è stato sicuramente impegnativo e a tratti complesso da affrontare. Ma ho avuto al mio fianco una squadra molto presente nei colleghi di Giunta e nei Consiglieri comunali che hanno voluto dedicare il loro tempo ad aiutare i cittadini e l’Amministrazione. Anche nei confronti del personale Asl e in particolar modo del Commissario Giuseppe Guerra ho un grande debito di riconoscenza per il lavoro instancabile e lo spirito di sacrificio dimostrati al servizio della nostra Comunità. E, soprattutto, quello che mi ha dato forza durante tutta la crisi è stata l’incredibile disponibilità dei volontari della Protezione Civile, della Croce Rossa, della Misericordia, di tutte le associazioni di volontariato del CAV e di altri gruppi tortonesi, senza di loro non sarebbe stato possibile affrontare l’emergenza come è stato fatto.

Credo che invece quello che ti ha sorpreso maggiormente sia stata la generosità dei Tortonesi, o sbaglio?

Assolutamente, Tortona si è dimostrata una Comunità forte, unita e generosa nel concedere il suo tempo e le sue risorse per coloro che erano più in difficoltà. Sarebbe molto difficile ringraziare tutte le numerosissime persone, le aziende e le associazioni che hanno donato beni di prima necessità, dispositivi di protezione individuale, denaro per il Comitato Tortona per Ospedale Civile Santi Antonio e Margherita e per il Mercato della Solidarietà.

Se invece ti chiedo obbligatoria ente qualche nome?

In questo caso non posso non menzionare Lorenzo Pallenzona ed Edoardo Santoro che autonomamente hanno avuto l’idea di organizzare una sottoscrizione a favore del nostro ospedale che ha raggiunto 80 mila euro di donazioni, poi confluite nel Comitato Tortona per Ospedale, e la famiglia Gavio che complessivamente ha donato 1 milione di euro per il nostro ospedale e 100 mila euro per assistere le persone in difficoltà economica nella fase più grave della crisi. Sono state dimostrazioni commoventi e utilissime, senza le quali il Comune non avrebbe avuto la forza di organizzare tutte le iniziative di cui ci siamo resi partecipi”.

E se succedesse di nuovo, magari una seconda ondata cosa cambia?

Sono convinto che, qualora ci fosse la temuta seconda ondata, sarà sicuramente una situazione completamente diversa rispetto a quanto accaduto a febbraio e marzo. Oggi conosciamo meglio il nemico, esistono terapie efficaci che permettono di curare i pazienti prima che debbano essere ricoverati in rianimazione. Il personale sanitario si è formato nei duri giorni di lotta a marzo e aprile, e sa bene come gestire questa malattia. Anche i livelli politici superiori hanno compreso che è necessario potenziare gli ospedali periferici e l’assistenza territoriale, anziché tagliare per meri motivi di bilancio servizi essenziali di cui si è sentita gravemente la mancanza. In parole povere, siamo pronti”.

Per concludere raccontaci un particolare che ti ha colpito di questa emergenza…

Mi ricordo la mattina del 25 aprile, quando mi sono recato a rendere omaggio ai Caduti della Guerra Civile del 1943-45. Parlando con Gianni Castagnello, presente in rappresentanza dell’ANPI, abbiamo contato i nomi sul cippo partigiano ed erano molti meno dei morti per la pandemia. Per certi versi questa è stata la guerra della nostra generazione e anche da questo dobbiamo saper trarre un insegnamento per evitare che gli errori del passato si ripetano in futuro.