Forse in pochi lo sanno, ma fino a 30 anni – per un giornalista – si è giovani e si può usare questa terminologia, da 31 anni in poi, invece noi giornalisti cambiamo termine e usiamo le parole “donna” e “uomo”.

Compiere 31 anni, quindi, è un passaggio molto importante per la vita di ogni persona e, oggi, noi abbiamo la fortuna di avere qualcuno che sabato 11 luglio compie 31 anni: è la nostra preziosa collaboratrice Giulia Quaranta Provenzano giovane poliedrica, fotografata, poetessa e artista ma al tempo stesso molto ferrata in economia, alla quale abbiamo chiesto di scriversi alcune riflessioni che pubblichiamo di seguito.


Alcune personali riflessioni alle soglie del compimento dei 31 anni

Domani, 11 luglio, compirò trentuno anni. Per me il tempo non è un’entità di misura a cui prestare particolarmente attenzione, perché è per convenzione che si è stabilito un parametro per quantificarlo e soprattutto, tale dato, non mi parla del valore dell’esistenza di per sé e neppure per me bensì spesso induce soltanto ad ingabbiarla in categorizzazioni ed attese/ prefissati traguardi che all’opposto non possono né devono invece essere standardizzati. Ciò non di meno – cogliendo la ricorrenza di una sorta di data che i più vogliono indicativa (di cosa?), per ogni essere umano, il compleanno – alcune considerazioni le condurrò…

Desidero esordire orbene con un interrogativo esistenziale poiché la vita, la sottoscritta, la percepisce come un costante e continuo quesito inesausto ed ammetto che, nonostante abbia cercato soprattutto dopo un corso attoriale del marzo scorso, di rapportarmi ai giorni con più “leggerezza” e senza l’ossessione di rincorrere l’ulteriore e traguardi sempre altri, il non aver ancora raggiunto la realizzazione professionale coincidente con le mie Passioni mi rende incapace di mostrarmi davvero me stessa e al contrario provare a pianificare cosa non corrisponde alla mia tendenza all’improvvisazione, in quanto ho fiducia nella mia personale attitudine alla riflessione onesta e sinaptica sviluppata, che non ha necessità di strumentalizzazioni e preconfezionamenti per affrontare le volute situazioni, le incognite e i dì. Essere, non apparire pre-impostandomi in un determinato modo è difatti quel che vorrei in onore al vero, alla verità prima e ultima del creato quale mondo naturale e quale individui! E non a caso non amo i giudizi, da un pulpito, a tentar di limitare la libertà d’espressione della persona con doveri impartiti, per ottenere con calcoli aprioristici alcunché. Ma dunque ecco, a seguire, la questione: non è proprio l’aspettativa, il finalizzare il comportamento ad allontanare dalla comunicazione come scambio sincero e dalla piacevole condivisione con l’altro a riconoscere chi (si) ha davanti e si pone in modo trasparente e senza scopi egoistici in relazione?

Codesto dubbio è sorto con rinnovata urgenza ieri, ascoltando il Vangelo secondo Matteo, appunto del 9 luglio, letto durante la messa per la morte avvenuta in pandemia, di una mia prozia <<In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: (…) Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento, né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. (…)”. Un diritto che non va preteso perciò, ma che piuttosto è conseguenza diretta ed inevitabile di una giustizia, di una meritocrazia oggi tuttavia, a mio avviso, troppo sovente latente sulla Terra. Ed infine ancora chissà che poi non siano realmente, viceversa, le soddisfazioni a far adagiare, ad appesantire e anzi la tensione un’occasione per svilupparsi a 360°!?!!!

Giulia Quaranta Provenzano