Abbiamo già piacevolmente conosciuto ed in parte presentato, attraverso un suo quadro assai denso di significato, Antonella Cotta (https://www.oggicronaca.it/2020/05/personaggi-dianesi-antonella-cotta-la-pittrice-della-gioiosa-vitalita-di-giulia-quaranta-provenzano/), stimata artista ligure, residente a Diano Castello e nota a livello internazionale.   

La pittrice questa volta ci regala una nuova tela, 120X80 cm, dipinta durante il periodo emergenziale degli ultimi mesi. Il titolo, estratto a sorte in data 14/06/2020, è “SENZA TITOLO… per ora!”: per altro, molto azzeccato comunque – richiamandosi infatti al futuro stravolto nei ritmi e modi della routine e, soprattutto, rivoluzionato il prima approccio quotidiano che si trova adesso in sospeso.


“SENZA TITOLO… per ora!” materico, realizzato con tecnica mista (malta, polvere di marmo, gesso e acrilico). Con esso la quasi sessantaseienne si riconferma sempre attenta e ricettiva nei confronti del contesto in cui vive e pur di quello circostante. Vogliosa di relazionarsi, confrontarsi e rielaborare l’effettivo ed incontrovertibile dato, di fatto, lo fa secondo l’ulteriore e più ima interiorità. La realtà appunto contestuale a tempo e luogo diviene in, Antonella Cotta, testimone d’una personalità sensibile all’urgente, triste contemporaneità tuttavia proiettata in una dimensione di fiducia nell’esistenza (esistenza che, per sua natura, è eterna ed infinita come l’Arte).  

In un oggi inedito quale quello che abbiamo esperito e stiamo esperendo, ella si fa portatrice di un messaggio di speranza nonostante il latente, a cui a lungo costretti. La dianese non è passiva, piuttosto propositiva pur nell’estesa prospettiva di un’insistente immobilità resa dal borgo che si riflette, speculare, sulle acque. I colori delicati, pastello, e quasi soffusi in un aleggiante vapore sono indicatori non tanto di incertezza e mancata forza tipica e posseduta invece dai colori accesi, ma dell’attesa luce del sereno simboleggiato dall’azzurro e dal giallo. Tale attesa è connotata non di meno dal richiamo al sangue, che ivi è per lo più segno di vitalità e non solo o tanto di quello versato nella morte per la pandemia.

Non è nelle case che nel presente per lo più l’essere umano se n’è ito, piuttosto in asettici ospedali e soli in residenze per anziani ed è così, ulteriore motivo, che il rosso non lo si trova nel borgo. Rosso che, nell’opera di Antonella Cotta, è metafora di riconfermata reattività come è evidente poiché caratterizza le acque, elemento fluido ed non arginabile per eccellenza, anche quando apparentemente appaiono piatte, calme, addormentate in superficie. Capacità di reagire che tenta di oltrepassare qualsiasi muro, sponda per raggiungere perfino e soprattutto l’umano sopravvivere ancora in parte proiettato in ciò che l’occhio fa percepire freddo perché blu scuro ma che, a metà tra il ciano e il violetto, non può che alludere in “SENZA TITOLO… per ora!”che al cambiamento del principio e dell’avvenire. Il blu scuro è difatti alla base delle costruzioni del borgo e, gradualmente, parecchio alla sua sommità.    

Giulia Quaranta Provenzano