La fase 2 ha previsto la riapertura delle attività produttive, ma molte donne non sono riuscite a
rientrare al lavoro: molte hanno chiesto di poter ridurre l’orario di lavoro, altre hanno richiesto
periodi di aspettativa e alcune hanno presentato dimissioni volontarie.
Se non si interviene al più presto alla fine di questa pandemia si rischia di avere un numero di donne
occupate ancora più basso di quello attuale, peraltro già al di sotto della media nazionale.
Come Camera del Lavoro di Alessandria vogliamo essere vicini alle lavoratrici del territorio e per
farlo abbiamo pensato di aprire lo sportello “lavoratrice chiama” per cercare di dare loro un
supporto e per provare insieme a trovare delle soluzioni che permettano di trovare il giusto
equilibrio fra vita privata e lavoro.
La decisione nasce dal fatto che nelle ultime settimane abbiamo ricevuto tante telefonate da parte
di lavoratrici che si trovano in difficoltà nel dover rientrare al lavoro, e che per effetto delle scuole
chiuse e del welfare familiare sospeso (nonni o altri parenti) vedono l’organizzazione familiare in
molti casi ingestibile e questo nella maggior parte delle volte si traduce nella decisione della donna
a rinunciare al lavoro, con conseguente diretto impatto reddito familiare e con ripercussione nel
tempo sulla situazione economica del nostro territorio.
Bisogna intervenire al più presto.
Spesso le famiglie si sentono lasciate sole nel prendere delle decisioni di questo tipo e, come gruppo
politiche di genere della CGIL Alessandria, siamo convinte che dopo un colloquio con l’aiuto del
sindacato, la lavoratrici potranno prendere delle scelte lavorative in modo più consapevole e
ponderato.
Ma solo questo non basta.
Unitamente alla decisione di aprire uno sportello abbiamo inviato a tutti i sindaci delle zone una
lettera aperta nella quale chiediamo di unirci nella ricerca di soluzioni per aiutare le famiglie del
nostro territorio, per provare a far ripartire i centri estivi, ludoteche, centri di incontro, centri diurni
per disabili e ogni altra idea che possa essere di supporto e aiuto, con il massimo rispetto delle
norme per tutelare la salute di tutte e tutti.
Inoltre chiediamo una particolare attenzione ai costi di questi servizi in modo che possano essere
accessibili ad un’ampia platea e soprattutto risultino adottabili dalle fasce più deboli.
Cerchiamo di sensibilizzare i Comuni ai bisogni delle famiglie, ma anche a quelli dei minori che con
l’interruzione dei processi educativi e sociali, necessaria per tutelare la loro salute e quella della
collettività, hanno perso possibilità di apprendimento e socializzazione fondamentali per la loro
crescita e formazione.
L’assenza di vita sociale ha nuovamente rimesso al centro il tema del lavoro di cura che continua ad
essere svolto in prevalenza dalle donne.
Prima della pandemia, nelle nuove generazioni, si era registrato una nuova attenzione a questi temi
e anche tra i lavoratori erano aumentate le richieste di congedo paterno. Ora rischiamo che questa
emergenza si traduca in un arretramento del difficile percorso di condivisione dei carichi familiari.
Nonostante il virus imponga un “distanziamento fisico” come prima soluzione al contagio, noi della
CGIL vogliamo trasmettere la nostra “vicinanza sociale” alle cittadine e ai cittadini del territorio
perché siamo convinti che le migliori soluzioni passino attraverso percorsi di concertazione con
coloro che, come la CGIL, non hanno mai smesso di essere vicini alle lavoratrici e lavoratori.
Si allega la lettera aperta ai Sindaci
Si allega volantino con indicazioni “ lavoratrice chiama “
Lo sportello “LAVORATRICE CHIAMA“
è raggiungibile al numero 345 5967016
o alla mail: lavoratricechiama@cgil.al.it