Nell’aggiornamento economico della scorsa settimana  inerentemente all’“outlook dei mercati 2020: focus 4-8 maggio”, cfr. il link https://www.oggicronaca.it/2020/05/economia-outlook-dei-mercati-2020-focus-4-8-maggio-di-giulia-quaranta-provenzano/, ho cercato di portare all’attenzione del lettore e del potenziale cliente alcune considerazioni a riguardo della corretta prospettiva temporale degli investimenti al fine di meglio affrontare soprattutto gli scenari di volatilità.

Per fare un breve riassunto riepilogativo, quel che è da ricordare è che i mercati evidenziano periodicamente delle correzioni che fanno strutturalmente parte del contesto di investimento. Dopo ogni crisi di mercato, il mercato appunto torna sempre a crescere e ciò anche in maniera vigorosa e con dei trend strutturali molto importanti. Questo significa che se ci si lascia concentrare dalle situazioni di breve termine, si potrebbe non optare per le scelte migliori mentre focalizzarsi su un arco temporale di valutazione esteso sicuramente permette di cogliere i rialzi dei più volte detti mercati.


Sono poi i periodi caratterizzati da forte volatilità che offrono agli investitori momenti di grandi opportunità per potenziare i propri portafogli, perché è in tali periodi che si possono cogliere proprio le opportunità di ribasso di mercato o andare altresì a creare delle soluzioni che accompagnano nel tempo, prevedendo delle entrate sistematiche all’interno delle piazze finanziarie – ciò attraverso dei piani di accumulo o attraverso dei servizi esclusivi già inseriti all’interno delle polizze di investimento.

La storia dimostra inoltre che mantenere i propri investimenti nei periodi di volatilità è remunerativo per coloro che sono orientati al lungo periodo. È difatti impossibile determinare quanto durerà una fase di ribasso o di rialzo di mercato e dunque credere di andare ad ottenere un risultato positivo con la presunzione di saper individuare con certezza il momento giusto per entrare può non essere la scelta più premiante ed avveduta. Molto più efficace invece definire un arco di tempo e rispettare tal piano ed orizzonte d’osservazione ed attesa prefissato. Ecco pertanto che è consigliato scegliere soluzioni orientate al contenimento del rischio così da migliorare pure gli effetti emotivi, cfr. il link https://www.oggicronaca.it/2020/05/economia-e-finanza-focus-mercati-dal-27-aprile-al-1-maggio-e-limpatto-emotivo-di-giulia-quaranta-provenzano/, che possono distrarre il cliente dall’obiettivo postosi. Abbracciare quindi per esempio gestioni separate, gestioni attive di linee multi comparto e meccanismi di stabilizzazione possibilmente automatica. 

Passando adesso a quel che concerne l’outlook dei mercati 2020: FOCUS 11-15 MAGGIO, ci concentreremo altresì questa settimana sul tema delle performance e dei fattori che hanno influenzato i mercati finanziari ed infine faremo un accenno alle variabili macro-economiche da monitorare.

Il mercato azionario ha avuto un andamento misto: bene l’America (Indice USA, azionari S&P500 3,5%) e il Giappone (Indice JAP, azionari NIKKEI 225 2,9%), mentre in leggero territorio negativo l’Europa (Indice EURO, azionari MSCI EURO -0,3%) – in particolare l’Italia (Indice ITA, azionari FTSE MIB -1,4%) dove regnano le polemiche sull’utilizzo del fondo salva-Stati ed i Paesi emergenti (Indice EMERGENTI, azionari MSCI EMERGING -0,6%).

Leggero segno meno pure per le obbligazioni (indice Italia GOVERNATIVI -1,1%, quello Euro CORPORATE -0,4%, quello Euro HIGH YIELD -0,6% e quello USA GOVERNATIVI -0,3%); buona la tenuta delle commodities con l’oro, che è sempre sui massimi (0,1% perf. ultima settimana e 12,2% perf. da inizio anno) e il petrolio, che è in forte recupero (25,1% perf. ultima settimana a dispetto del -59,5% perf. da inizio anno).

Guardando i risultati del mercato finanziario, si è notato e si noti ancora il -1,4% dell’Italia. In Italia, l’ultima settimana ha visto un grosso faro posto sull’utilizzo del già citato fondo salva-Stati e cioè sul MES. Perché c’è polemica a livello politico? Che il Pil del I e II trimestre in Italia, come nella zona Euro e nel mondo tutto, è e sarà negativo non è un mistero tuttavia la contrazione potrebbe essere ulteriormente davvero molto forte. Nell’Eurozona si parla di tra il 10% e il 20% di contrazione del Pil. In questo caso le soluzioni possibili sono due ovvero o un Paese, per rilanciare l’economia, ricorre all’indebitamento oppure ricorre al Meccanismo Europeo di Stabilità MES.

Ricorrere all’indebitamento è fattibile per alcuni Paesi europei, come la Germania, che hanno dei dati di bilancio solidi ma non per l’Italia, dove il rapporto debito-Pil è altissimo. Tale soluzione non è così percorribile in quanto rischierebbe di mettere in crisi la sostenibilità del debito e quindi di far aumentare gli spread.

Da una parte pertanto c’è la volontà, e quindi l’apertura dell’Unione europea, al ricorso di taluni Stati al fondo salva-Stati però dall’altra parte c’è un prezzo da pagare poiché il ricorso al MES comporta potenziali misure di aggiustamento economico imposte per l’appunto dall’Unione europea. E, in questo momento, le forze politiche italiane non vogliono accettare o comunque non vogliono impegnarsi pro futuro a realizzarle. La discussione è in corso e l’incertezza non giova alle performance dei mercati.   

Per quanto riguarda gli indicatori macro-economici usciti la scorsa settimana, si sono avuti in area Euro e in America importanti dati sulla parte industriale, del commercio e dell’occupazione. Nella Eurozona il PMI manifatturiero è scivolato a 33,4 punti ad aprile dai precedenti 44,5, raggiungendo la rilevazione più bassa da quando esiste l’indice. Ciò dà un’idea prospettica di quelli che saranno gli ordinativi alle imprese ora che si è entrati nella fase 2 del lockdown, che sarà meno stringente, per cui l’economia pian piano presumibilmente andrà a riaprire.

Dati molto negativi per ciò che concerne le vendite al dettaglio nella zona Euro a marzo, crollate del -9,2% a/a, in netto peggioramento dal +2,5% a/a di febbraio. Il dato, come la maggior parte delle rilevazioni non solo di marzo bensì di aprile, non stupisce. Il trend negativo della marcata contrazione dei consumi è difatti atteso proseguire nel quarto mese alla luce delle restrizioni imposte per far fronte alla diffusione del virus, con la domanda di beni non alimentari più duramente colpita (-23,1% m/m a marzo).

Male inoltre la produzione industriale tedesca che è calata del -9,2% m/m a marzo, dopo il +0,3% di febbraio. Il dato è stato penalizzato, come da aspettativa, dalla caduta degli ordini nel comparto automobilistico (-31,1% m/m) mentre ha lievemente beneficiato della crescita dell’1,8% m/m nel settore delle costruzioni. Il forte calo risulta decisamente preoccupante se analizzato tenuto in considerazione che la Germania è entrata in lockdown in ritardo rispetto ad altri Paesi dell’Eurozona.

La Bank of England, in linea con quanto predisposto dalle altre banche centrali, non ha apportato modifiche al tasso di riferimento, che è rimasto allo 0,10%. Nel report pubblicato dalla BoE, la stessa banca centrale ha affermato che si aspetta una contrazione del Pil del -14% nel 2020. Secondo l’Istituto, le riserve di capitale predisposte dopo la crisi finanziaria del 2008 sono comunque sufficienti per coprire le possibili perdite nel caso questo scenario si verificasse.  

Confermata negatività anche per il mercato del lavoro negli Stati Uniti, dove il numero di occupati non agricoli è crollato come da attese di -20,5 milioni ad aprile, convalidando dunque le rilevazioni delle richieste di sussidi di disoccupazione dell’ultimo periodo. A livello settoriale la contrazione nei servizi è di quattro volte superiore a quella mostrata nell’industria. Allo stesso tempo il tasso di disoccupazione ha raggiunto un valore del 14,7%.

A livello di indicatori da monitorare pur nella settimana in corso, focus infine sull’inflazione, sulla produzione industriale e sulle vendite al dettaglio. La prima attesa in calo un po’ ovunque e questo è vero soprattutto per la Cina dove l’inflazione si è contratta più delle attese ad aprile, passando a 3,3% a/a dal 4,3% a/a di marzo. A pesare sul dato sono stati i cali mensili dei prezzi degli alimentari. Il costo della carne ha segnato una riduzione del -7,6% m/m, quello delle verdure è diminuito del -8,0% m/m. La rilevazione ha beneficiato poi dell’incremento del 96,9% del prezzo della carne di maiale. L’indice core si è invece abbassato di 0,1%, attestandosi a 1,1% a/a. 

L’inflazione di aprile degli Stati Uniti dovrebbe calare a 0,4% a/a dall’1,5% a/a di marzo. Il dato a risentire ulteriormente della debolezza del prezzo del petrolio. Il dato core èatteso diminuire a 1,7% a/a, supportato dall’incremento dei prezzi dei beni di prima necessità e dei farmaci.

Avviandoci ormai alla conclusione, la produzione industriale dell’Eurozona attesa contrarsi del -12,0% a/a a marzo, dopo il -1,9% di febbraio. Il dato dovrebbe mostrare una produzione di beni durevoli più impattata negativamente. Per la produzione industriale cinese un piccolo rimbalzo ad aprile a 1,5% a/a (a marzo la rilevazione aveva mostrato una contrazione del -1,1% a/a), dato in virtù della fase 2 lì già iniziata proprio nel mese scorso. La crescita maggiore delle attese nelle esportazioni cinesi pubblicata qualche settimana fa, è stato un segnale che potrebbe far pensare ad un effettivo recupero significativo anche nella produzione industriale appunto.

Infine le vendite al dettaglio degli Stati Uniti stimate ulteriormente in peggioramento ad aprile, fino a ridursi del -10,4% m/m, dopo il crollo del -8,4% m/m di marzo. Dovrebbe continuare il periodo di debolezza delle vendite di auto, attese in contrazione del -30,0% nel quarto mese dell’anno. Il dato a segnare il minimo della crisi in quanto i primi passi verso la riapertura fanno sperare in un lieve recupero dei volumi a maggio. La produzione industriale si pensa a calare del -11,5% m/m dopo il -5,4% di marzo.  

Ciò che è evidente ad oggi, in considerazione dell’illustrato, è che le soluzioni di investimento finanziario con le performance migliori sono quelle improntate ai nuovi modelli di business e alla sostenibilità. Vincente l’innovazione, valore della prima parte dell’anno, non soltanto come tecnologia bensì dal punto di vista dell’automazione, intelligenza artificiale, telecomunicazioni esplose tramite teleconferenza ed inediti modi di raggiungimento dei clienti. Nelle vendite online Amazon, per esempio, è l’indiscusso “vincitore” del primo trimestre e del mese di aprile con un aumento esponenziale  del fatturato.    

Giulia Quaranta Provenzano