L’ultima settimana di aprile è stata abbastanza particolare perché si è assistito ad un andamento diversificato tra i mercati azionari caratterizzati da fiacchezza, con un leggero segno meno e i mercati obbligazionari che hanno tenuto molto bene, in particolare le obbligazioni corporate in quanto beneficianti dei programmi di acquisto da parte delle Banche Centrali. Confermata poi la difensività del dollaro e dell’oro (+2,8% nella settimana appunto e +14,0% da inizio anno), corroborati beni di rifugio. Debole invece ancora il petrolio (-7,3% dal 27/04 al 01/05 e -72,3% dal principio del 2020) poiché fine del mese e i livelli di stoccaggio del detto altissimi, tra i suoi più alti –  l’attività economica confermatasi stagnante e pertanto a destare un po’ di perplessità tra gli operatori.

Ponendo ora l’attenzione sull’indice della volatilità VIX, a metà marzo – il VIX – è arrivato sui livelli massimi di 80 mentre nelle settimane successive iniziato un trend in discesa. Guardando al contempo il numero dei Paesi con tasso di crescita dei contagi da Coronavirus superiore al 5% e la linea del “termometro” della volatilità emerge, che in modo direttamente proporzionale, quando quest’ultima sale lo fanno anche le cifre dei contagiati e che quando essa scende pure i colpiti da virus diminuisco. Ovvero volatilità e accelerazione della trasmissione del Covid-19 sono quasi perfettamente coincidenti, ossia andamento del VIX e quello legato all’accelerazione dei virulenti risultano correlati. E ciò fa ben sperare per il futuro perché man mano che la forza dei contagi andrà a scemare la volatilità dei mercati recepirà lo scenario di miglioramento, secondo il trend già ora in atto. 


Se però da una parte il trend del VIX fa guardare con fiducia all’avvenire, dall’altra male l’indice dei direttori degli acquisti nell’area euro. Il PMI composito previsionale di aprile dell’Eurozona è infatti ulteriormente crollato, toccando i 13,5 punti dai precedenti 29,7, mostrando cioè valori persino più bassi di quelli pervenuti durante la crisi del 2008. La rilevazione è stata nuovamente trainata al ribasso dal settore dei servizi, il cui PMI è sceso a 11,7 punti da 26,4, penalizzato dalla componente dell’occupazione. Il PMI manifatturiero si è contratto meno severamente, raggiungendo i 33,6 punti a causa di una contrazione nel livello di esportazione e nuovi ordini.

Per quanto riguarda gli ordini di beni durevoli in USA hanno sorpreso al ribasso, contraendosi del 14,4% m/m a marzo, seppur il dato al netto della difesa e degli aerei ha segnato un rialzo dello 0,1% m/m rispetto al -0,8% di febbraio. Il crollo degli ordini di jet e veicoli a motore è stato in minima parte supportato dall’aumento della domanda di componenti elettrici e per la comunicazione a distanza.

Il dato sugli scambi commerciali del Giappone ha disatteso le stime degli economisti, mostrando un surplus commerciale di JPY 4,9 miliardi a marzo rispetto al surplus di JPY 1,1 trilioni del mese precedente. Maggiormente penalizzate le esportazioni, che nello stesso periodo di riferimento si sono contratte dell’11,7% a/a e le importazioni hanno segnato una riduzione del 5,0% a/a. Un risultato negativo tuttavia era comunque previsto per via dei forti blocchi al commercio e agli spostamenti a causa della pandemia.   

Bene in Cina il taglio dei tassi che ha sorpreso al rialzo. La PBoC ha proposto un taglio dei due tassi principali: il prime loan rate a un anno è stato ridotto di 20pb, passando a 3,85% da 4,05%, e il tasso a 5 anni è stato tagliato di 10 pb e portato a 4,65% dal 4,75%. L’operazione espansiva di politica monetaria aggiunta ai numerosi interventi già proposti durante questa crisi, garantendo un ulteriore supporto all’economia del Paese.

Bene inoltre l’indice di fiducia delle imprese in Germania perché il primo dei Paesi dell’area euro ad entrare nella fase 2 ed uscire dal lowdown, che porta ad augurarsi la ripresa dell’attività economia. L’indice ZEW tedesco ha ovvero sorpreso in netto miglioramento ad aprile, passando a 28,2 punti dal -49,5 precedenti. I primi passi verso una riapertura graduale dell’attività produttiva citata nonché una riduzione della crescita dei nuovi infetti hanno dato una forte spinta alla rilevazione. Come riportato dal presidente dello ZEW, Achim Wambach, gli esperti dei mercati finanziari stanno iniziando a vedere una luce in fondo al tunnel, anche se gli stessi non si aspettano una crescita economica positiva prima del 3Q.

Nella settimana occhi puntati sui dati di crescita del Pil del primo trimestre, con la Cina ad aver “aperto le danze” già nelle due precedenti col -6,8%. Un dato brutto, però da tener presente che essa è stata la prima al mondo ad entrare nel rallentamento economico a causa del blocco delle attività produttive del confinamento. Il PMI manifatturiero cinese era atteso consolidarsi a 51 punti ad aprile dopo il recupero a 52 di marzo. Attualmente la Cina dovrebbe nonostante tutto aver superato l’apice della crisi e la progressiva riapertura dell’attività di produzione dovrebbe, continuare a, dare supporto alla rilevazione – i dati sul consumo di carbone da parte delle imprese, il traffico sulle autostrade e la percentuale di lavoratori tornati in ufficio a mostrare come l’attività in recupero dopo l’allontanamento delle restrizioni.

Anche la prima lettura del Pil del 1Q 2020 degli Stati Uniti atteso in calo, del -3,9% t/t. Gli impatti più negativi sono stati registrati durante il mese di marzo, in piena crisi epidemica. Con i forti rallentamenti dell’ultimo mese del trimestre, i consumi sono stati stimati diminuire del -4,3% t/t mentre gli investimenti fissi non residenziali calare del -8,0%. Gli analisti si aspettano una  contrazione ancora più severa del Pil nel 2Q.

Persino la prima lettura del Pil del 1Q dell’Eurozona attesa mostrare una rapida caduta a -3,6% t/t. Il dato è stato impattato negativamente dalla diffusione del Covid-19 e dalle conseguenti restrizioni adottate. Anche nell’area euro la permanenza di misure restrittive allo svolgimento delle attività economiche potrebbe causare un impatto ancor più negativo nel 2Q.

E continuano i lavori interni del Consiglio europeo in merito all’istituzione dell’European Recovery Fund. Da una parte si discute su quanto debba essere la somma fissata e dall’altra su che tipo di interventi si attueranno, vale a dire se sovvenzioni a fondo perduto o veri e propri prestiti obbligazionari. L’Italia spinge per la prima soluzione, all’opposto i Paesi del Nord Europa sono più orientati sul tema del prestito.

Infine una lente d’ingrandimento su emotività e risultati finanziari conseguiti. Quanto pesa l’emotività negli investimenti? Il più grande nemico dell’investitore spesso è rappresentato proprio da se stesso allorché emozioni, paura, avidità possono risultare dannosi per la gestione del patrimonio. Una grande fetta dei mancati guadagni degli investitori difatti è da attribuire principalmente al loro comportamento. Non si tratta soltanto di comprare e vendere al momento sbagliato, bensì di non cadere in trappole psicologiche e luoghi comuni che portano ad agire in modo irrazionale.

La società di ricerca americana DALBAR, che da diversi anni studia i comportamenti degli investitori, ogni anno realizza uno studio – il QAIB– in cui analizza l’impatto dell’emotività e del comportamento non razionale degli investitori statunitensi. Mediante questa analisi gli studiosi americani hanno dimostrato che i risultati dell’investimento dipendono più dal comportamento degli investitori che dalle performance del fondo. Infatti negli ultimi vent’anni il mercato americano ha reso in media il 7,7% annuo, ma nello stesso periodo l’investitore medio in fondi azionari statunitensi ha guadagnato soltanto il 4,8%. Vi è quindi un gap differenziale di rendimento tra il mercato e l’investitore di circa 3% all’anno. Ciò accade poiché le persone, per es., in fasi di discesa e caduta dei mercati tendono a farsi cogliere dalla disperazione e a prendere decisioni d’istinto che sovente non si sposano con un approccio disciplinato ai mercati, approccio ragionato che è l’unico che consenta nel tempo di ottenere risultati significativi. Il fatto di essere consapevoli di tali meccanismi non mette non di meno al riparo dal non commettere gli stessi errori e dunque è utile avere al proprio fianco un consulente qual partner di vita oggettivo.

La psicologia umana ha difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti ed in codesto senso la lista degli errori che la finanza comportamentale registra è piuttosto lunga. Principio cardine che non va mai dimenticato è che le persone tendono a prendere decisioni poco razionali perché sono assai più sensibili e scottate dalle perdite di quanto non si entusiasmino per i guadagni. La gestione delle perdite e la reazione talvolta spropositata che ne deriva rimane il vero e proprio punto nodale.

In conclusione, è bene ricordare che il desiderio di ogni investitore è quello di cavalcare i trend del mercato azionario per ottimizzare le performance, ma purtroppo gli acquisti e le vendite di fondi sono spesso guidati dalla leva emotiva, che è influenzata da rialzi e da ribassi di Borsa con risultati non di rado non particolarmente soddisfacenti. Quello che si verifica così è che le vendite avvengono sui minimi e gli acquisti sui massimi.

Nel presente periodo, perciò, quali consigli a chi desidera investire? Invece di inseguire i rendimenti (o no, positivi oppure  negativi) di Borsa, tenere a bada l’emotività attraverso la corretta definizione degli obiettivi che si vogliono raggiungere andando a ripartire il patrimonio e il risparmio in maniera coerente con le proprie personali progettualità principali; diversificare il più possibile per temi di investimento, logiche e strategie gestionali, aree geografiche ed andare a prevedere le soluzioni che possono tutelare la pecunia da eventi imprevisti che altrimenti metterebbero l’investitore nella condizione di dover intaccare il patrimonio per far fronte a danni alla persona e alle cose. Proteggere il singolo e la famiglia orbene con soluzioni a balsamo del patrimonio e del capitale umano appunto, liberando liquidità. 

Giulia Quaranta Provenzano

Le notizie riportate dalla giovane sono ricavate da fonti economiche ufficiali, fra cui anche alcuni corsi che ha dovuto frequentare negli anni e da quelli della scorsa settimana per il suo lavoro di consulente assicurativa e finanziaria. Notizie e dati che poi Giulia ha integrato e rielaborato.