“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.”
(Pietro Calamandrei).

Quest’anno ricorre il 75’ anniversario dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e, per
l’Italia, della Liberazione dall’esercito occupante tedesco e dal nazifascismo. Una
ricorrenza sempre festeggiata negli ultimi 75 anni, rendendo omaggio ai Caduti e
ricordando l’importanza di un passaggio storico che è alla base della nostra Repubblica.
Tuttavia, oggi, questo anniversario cade in un momento particolare, che è probabilmente il più grave da quel 1945.


Forse anche per questo motivo ci sembra che questa tradizione, per la prima volta celebrata in assenza del pubblico, sia, in una certa misura, più sentita.
Il 25 aprile la nostra città e l’Italia intera si liberavano dalla tirannia e dall’oppressione
imposta dalle armi, oggi affrontiamo un nemico più subdolo, che non ha armi da fuoco o soldati da schierare. E’ un ostacolo che la nostra stessa natura ci ha posto di fronte, ma che ha in comune con le minacce di allora, la paura che porta con sé. In queste settimane, quasi come 75 anni fa, abbiamo compreso che la nostra vera forza risiede nella capacità di resistere e di restare uniti. Non ci viene richiesto lo stesso sacrificio che tanti nostri concittadini, che i nostri nonni, dovettero affrontare negli anni della guerra, ma allo stesso tempo tutti noi stiamo sperimentando, in parte, la privazione di quelle libertà che abbiamo imparato a dare per scontate.

Proprio quelle libertà sono il motivo per cui continuiamo a celebrare il 25 aprile, per non
dimenticare da dove derivano e a quale costo siano state ottenute. Anche la nostra città ha subito l’occupazione, le privazioni ed i pericoli di una guerra mondiale prima, e poi il
trauma di una guerra civile. Da quell’esperienza Tortona ed il Paese sono usciti stremati,
ma hanno saputo diventare più forti e consapevoli, conoscendo nei decenni successivi,
uno sviluppo democratico, culturale ed economico senza precedenti, guadagnando diritti e libertà a cui oggi non possiamo e non vogliamo più rinunciare. La loro difesa deve essere il nostro modo di ripagare i sacrifici compiuti da quella generazione a cui noi così tanto dobbiamo.

In questa particolare giornata vogliamo ricordare anche la tragedia delle dieci persone
fucilate per rappresaglia sul Castello di Tortona il 27 febbraio 1945. Un atto vile da parte
delle forze occupanti, che Tortona ricorda ogni anno con una cerimonia che nel 2020 non ha potuto tenersi a causa dell’emergenza sanitaria che stiamo affrontando. Una parte importante di queste celebrazioni è sempre stata rappresentata dalla partecipazione attiva degli studenti delle nostre scuole.

Per questo sono particolarmente orgoglioso che sia stato possibile coinvolgerli anche quest’anno: i loro elaborati sono consultabili sul sito internet istituzionale del Comune di Tortona.

In questi giorni, fra gli altri, sono scomparsi l’amico Teresio Gatti che, da bambino, era
stato testimone oculare dell’eccidio sul Castello, e Angelo Ghisolfi uno degli ultimi
partigiani combattenti delle nostre valli.

Al cordoglio per la scomparsa deve unirsi la consapevolezza che senza di loro diventa ancora più importante tenere viva la memoria di quei giorni e di quei fatti. Glielo dobbiamo, e lo dobbiamo a noi stessi.

Federico Chiodi Sindaco di Tortona