Quello che da qualche giorno stanno facendo alla Residenza per Anziani “Leandro Lisino” di Tortona, merita di essere raccontato. Ad anticiparcelo è stato il direttore sanitario della struttura, il dottor Beniamino Palenzona già primario del reparto di Rianimazione dell’ospedale di Tortona. che ha elogiato l’operato delle psicologhe che lavorano all’interno della struttura: le dottoresse Bruna Amato, Cecilia Zadra e Gloria Tosi (nella foto in alto) artefici dell’iniziativa.

Come noto, un intero reparto della “Lisino” è in isolamento e ogni paziente ha solo brevi contatti col personale, per altro “bardato” di tutto punto con i dispositivi di protezione individuale per evitare possibili contagi.


La stessa situazione anche se in maniera molto minore, vale per gli altri reparti dove i familiari non possono venire a trovare i loro cari e gli stessi anziani ospiti delle struttura devono mantenere le debite distanze e osservare norme scrupolose.

Stiamo parlando soprattutto di soggetti anziani, sensibili e a rischio, ma stiamo sempre parlando di persone, ed ecco che per cercare di attenuare la loro solitudine la direzione della Casa di Risposo ha avuto l’idea di mettere in contatto gli ospiti con i parenti a casa utilizzando la tecnologia cioé con tablet usati grazie ai quali gli anziani possono vedere e parlare, anche solo per pochi minuti, con i loro cari a casa.

A raccontare l’episodio è la dottoressa Cecilia Zadra, psicologa presso la Residenza Lisino (e non solo) che lo descrive sul web.

“Vorrei essere capace di raccontarvi l’emozione che ho provato nei giorni scorsi – dice rivolgendo ai suoi amici dal suo profilo FB – quando per la prima volta ho aiutato i miei pazienti della Residenza per Anziani a videochiamare i loro figli, nipoti o amici che non vedevano da (già) troppi giorni.”

“Vorrei essere capace di descrivere la loro espressione quando ho cercato di spiegargli cosa gli stavamo proponendo di fare e la loro titubanza nel provare – aggiunge Cecilia Zadra – e vorrei potervi raccontare la tenerezza nel vederli in difficoltà mentre cercavano di capire come tenere in mano il tablet o come centrare la loro immagine, il loro imbarazzo di fronte allo schermo così estraneo e poi i loro occhi illuminarsi quando hanno visto lo sguardo stupito dei loro cari, che non si aspettavano di trovare questa sorpresa sullo schermo del telefono. E vorrei anche potervi raccontare la voce che tremava nel dirmi che “allora veramente stanno bene!” e lo sguardo riconoscente per questa possibilità data dalla struttura, per un gesto tanto semplice quanto incredibilmente prezioso! Quanta ricchezza in un momento così delicato.”