Nei giorni scorsi la Polizia di Stato ha eseguito la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento alla persona offesa nei confronti di un cittadino straniero indagato per il reato di maltrattamenti in famiglia per aver agito violenze fisiche, minacce (anche di morte), percosse e frasi offensive contro la moglie, spesso alla presenza dei figli minori.

Il provvedimento è stato adottato dopo che la donna, vittima da tempo di angherie e soprusi, si è decisa a denunciare il marito e a chiedere aiuto alla Polizia. Immediatamente, stante la gravità della vicenda, si è avviata una indagine attraverso la procedura del “codice rosso” che ha portato all’emissione da parte del GIP della suddetta misura cautelare.


La storia, drammatica in sé, ma positiva per l’efficace attivazione della rete dei soggetti deputati alla protezione di vittime di violenza, che ha reso possibile una risposta immediata alla richiesta di aiuto pervenuta, evoca il prezioso appello del Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza – Franco Gabrielli, pronunciato in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Cosa si aspetta una donna, vittima di violenza di genere, dalla Polizia?

Sicuramente protezione e indagini che portino presto ad aver giustizia, ma non solo.

Una donna che è vittima di violenza si sente sola, prova vergogna, ha paura di ritorsioni per sé stessa e per i propri figli, si crede colpevole, teme di non essere creduta, di essere giudicata.

Il poliziotto a cui chiede aiuto deve saper rispondere a questo dolore, consapevole che il più delle volte l’aggressore è una persona a cui la donna è legata da vincoli affettivi. Non basta applicare la legge, è necessario assicurare alla donna accoglienza, informazioni e il sostegno necessario.

Lei si aspetta che il poliziotto spenga il cellulare, nell’ascoltarla, che si tolga l’orologio dal polso e lo chiuda in un cassetto, perché quel coraggio non ha bisogno di orari o scadenze. Si aspetta che il poliziotto non la ascolti solo se è di turno, non la faccia aspettare, non la lasci sola neanche al telefono. Quel poliziotto diventa allora uno snodo fondamentale di una rete fatta da istituzioni, enti locali, centri antiviolenza, associazioni di volontariato che si impegnano ogni giorno per affermare un’autentica parità di genere, contro stereotipi e pregiudizi”.

In provincia di Imperia, si registra un aumento nel numero di denunce relative a maltrattamenti e stalking.

Il fenomeno degli atti persecutori così come quello delle violenze domestiche è da sempre caratterizzato da una sensibile percentuale di casi non denunciati – il c.d. “sommerso”- che si spiega considerata la difficoltà per le vittime di confidare e condividere aspetti estremamente intimi e personali e di denunciare alle Autorità l’ex marito o l’ex compagno padre dei propri figli.

La denuncia è comunque lo strumento di tutela personale fondamentale, il presupposto che consente di aiutare ad uscire dal tunnel della violenza e ad iniziare un percorso di protezione.

In questo senso, l’aumento delle denunce ha una valenza positiva nella misura in cui è da attribuirsi alla maggiore consapevolezza delle donne.

L’incisiva e sistematica campagna di sensibilizzazione e informazione che la Polizia di Stato ha attuato in provincia negli ultimi anni, nasce dalla convinzione che la violenza di genere ha radici nella società e va dunque affrontata con un deciso cambiamento culturale, non potendo la sola attività di repressione, pur coronata da significativi successi, arginare un fenomeno così pervasivo.

Lo strumento preventivo dell’Ammonimento del Questore, con il quale si redarguisce e si rende edotto l’autore di condotte di maltrattamenti e/o atti persecutori che, perseverando nei suoi atteggiamenti, rischia di essere indagato d’ufficio e condannato ad una pena più grave, si rivela particolarmente efficace nella misura in cui riduce la recidiva dei soggetti ammoniti. A livello nazionale, infatti, le recidive per gli autori di atti persecutori si attestano sul 20%, mentre salgono al 30% per quelli ammoniti per violenze domestiche.

Il Questore Capocasa: “Siamo consapevoli che queste battaglie sono complesse. Il percorso è lungo e problematico, ma se lo percorriamo insieme a tutti i soggetti istituzionali, ai centri antiviolenza, al mondo accademico e delle associazioni, ai media, con la stessa intensità, con lo stesso impegno, con lo stesso coinvolgimento emotivo, l’eliminazione della violenza contro le donne passerà da ambizioso progetto a una realtà concreta”.