I coniugi Rosanna Viotto e Franco Giordano periodicamente si recano in India per incontrare i bambini sostenuti a distanza, una visita mirata a monitorare lo stato di avanzamento dei progetti finanziati  Raccontano la loro storia, in particolare la molla scattata nel loro cuore al ritorno da un viaggio difficile, eppure straordinario.

* Rosanna, straordinario perché?


Tantissime storie iniziano con un viaggio! Anche la nostra.

È il febbraio dell’anno 1985 quando decidiamo di partire alla volta del Tamil Nadu, uno Stato  del Sud dell’India. Eravamo stati, sino a quel momento, giovani viaggiatori curiosi, avevano già esplorato una porzione di mondo. Adesso  è facile recuperare questa emozione accompagnata dalla ricerca di significati più profondi.

Ora con questo proposito si parte.

* Franco, dove si va?

Dopo un lungo trasferimento, atterriamo a Bombay. Siamo avvolti da una polvere di sabbia mista a odore di spezie, da rumori assordanti dei clacson delle poche auto circolanti per le strade disastrate, ( noi non definiremmo nemmeno tali). Uomini magrissimi pedalano sui risciò; una desolante, numerosa popolazione di maschi e femmine hanno il corpo, il volto piagati dalla lebbra; i bambini piangono, spesso non indossano nemmeno vestiti.

– Rosanna prosegue:

in mezzo a tanta folla desolazione, miseria violenta per il nostro cuore, la nostra anima d’occidentali, scorgiamo la mano del cooperante italiano Beppe. Egli, da tempo, è in questo territorio per preparare il nostro incontro con i responsabili di Assefa India, ossia: Mister Loganathan, futuro direttore generale di Assefa India OGN; Miss Vasantha, futura direttrice delle Sarva Seva Schools i quali invitano ad avvicinarci; come c’incamminiamo verso di lui, veniamo circondati da tanti bambini: questi ci “pizzicottano” perché sono incuriositi dalla nostra pelle bianca. La temperatura è molto alta, è umidissimo: i nostri vestiti sono inzuppati, si appicciano al corpo. Eppure  dobbiamo andare poiché fra poco sarà buio, le strade impraticabili, soprattutto pericolose.

– Franco aggiunge:

saliamo su una vecchia Jeep, diretti in un locale adibito a “ristorante”, dove ci servono una cena a base di riso con  lenticchie, posate su una foglia di banana; quest’ultima ripulita poco prima con un vecchio, sporco straccio. Non possiamo bere l’acqua di portata, anche se siamo provvisti di pastiglie disinfettanti, preferiamo utilizzare quella acquistata in Italia contenuta in borracce. Il muro del locale è pieno di impronte di mani: è il “tovagliolo verticale” a portata di tutti.

– Rosanna specifica:

la realtà, ai nostri occhi, nonché le cose già rammentate, sono solo alcuni ricordi tra tantissimi, è davvero sconfortante, da tutti i punti di vista.

Franco ed io ci guardiamo negli occhi stupiti, sgomenti, particolarmente  timorosi di non essere in grado di affrontare questa esperienza. L’India, è doveroso precisare, nel 1985 non era il Paese di oggi, comunque vede ancora la presenza di molte persone povere, nulla possiedono per vivere dignitosamente.

* Franco, come avete trascorso quei giorni?

Nei 15 giorni di permanenza visitiamo piccoli villaggi, scuole improvvisate in capanne, incontriamo tante famiglie con i bambini, questi s’avvicinano, a gesti, dimostrano d’aver fame; capiamo, poiché proviamo “sulla nostra pelle”, cosa significa esser a digiuno, aver  sete  nella realtà oggettiva, non nella fantasia, oppure  nella trasposizione di libri o film.

Rosanna continua:

personalmente non vedevo l’ora che passassero velocemente quei giorni, eravamo al limite della sopportazione fisica, o meglio, emotiva; il mio cuore era triste per tutto quanto vivevo, vedevo, constatavo da spettatrice. Volevo mantenermi distaccata da questo spaccato di mondo, da queste persone: al contempo iniziavo ad amarle.

* Quando siete tornati nella vostra casa, cosa avete pensato?

Rosanna: una volta a casa, sia io come Franco, non riusciamo a dimenticare i giorni vissuti tra quelle persone così povere, malate, lacere, ricche di sorrisi, attenzioni, rispetto per noi.

– Franco conferma:

eravamo tornati al lavoro, alla nostra vita tranquilla: tuttavia non eravamo più gli stessi individui di quando siamo partiti, pensando di affrontare un viaggio “turistico”. Invece…

– Rosanna sostiene:

decidiamo di condividere l’esperienza vissuta con alcune coppie di amici: alla fine del nostro racconto sono loro stessi, visibilmente emozionati, a proporre di rinunciare a qualcosa d’importante, pensare a risparmiare, ogni mese, l’equivalente in denaro della rinuncia.

– Franco appura:

alla fine dell’anno raggiungiamo la somma necessaria per sostenere a distanza 4 bambini del villaggio di Chinnayapuram. L’iniziativa ha portato frutti rapidamente, così decidiamo di continuare estendendo il progetto ad altri amici… i bambini diventano 29, e poi sempre di più.

* Rosanna è possibile, oggi, valutare quanto ASSEFA ALESSANDRIA ha creato?

Sono trascorsi molti anni da quel lontano febbraio dell’85: ha segnato una importante svolta nella nostra esistenza. Molte persone si sono unite a noi, dando l’opportunità ad oltre 3.469 bambini e bambine di andare a scuola, di avere un pasto con acqua pulita, assistenza sanitaria, in particolare lavoro, dignità sociale, economica. Abbiamo finanziato la costruzione di 37 edifici scolastici, acquistato 697 animali da latte, da cortile per i bambini, per le loro famiglie, l’avviamento di corsi professionali … e tanto altro ………………. 

* Franco, siete soddisfatti della vostra scelta?

Questi sono il significato, la bellezza del sostegno a distanza! “Una scelta di solidarietà, altruismo con la consapevolezza di aver gettato il seme per dare origine a strumenti di pace, amore, giustizia: i cardini dell’operato di Assefa Alessandria.

– Rosanna interviene:

molti dei bambini, sostenuti a distanza, non conosceremo le scelte future però, tutte le persone attive in quest’iniziativa, continuano in questo percorso, con la certezza d’aver dato loro: “Ali per volare, radici per tornare e motivi per rimanere”, come ha pensato il Dalai Lama.

Il loro racconto mi ha commosso, chiedo a Franco  come riescono a  realizzare tutto  questo. Risponde:

grazie all’impegno economico. morale di tanti alessandrini disposti ad iniziare un sostegno a distanza personale della durata di cinque anni, più eventuali altri  tre anni. È sufficiente un importo annuale di Euro 150,00, oppure un sostegno a distanza comunitario per un impegno annuale minimo di Euro 50,00, con le bomboniere solidali, con la partecipazione ad eventi come il Mercatino di  Natale,  oppure destinando il 5 per 1000. 

Rosanna annuisce, dicendo: l’intero importo del 5 per 1000 è utilizzato per il finanziamento di progetti, ne approfitto per informare i lettori interessati a sostenere ASSEFA ALESSANDRIA  nei suoi progetti il codice fiscale dell’Associazione: 

96012270060

Ringrazio Rosanna e Franco per la loro cortese accoglienza in un angolo fra i più suggestivi della nostra Alessandria, auspico per il futuro di proseguire nella nostra interessante chiacchierata. A presto  

                                                                                              Franco Montaldo