Martedì al Tribunale di Vercelli è iniziato il nuovo cammino giudiziario contro l’Eternit e il suo ultimo proprietario Sthephan Schmidheiny. L’imprenditore svizzero è chiamato a rispondere della morte di 392 casalesi, uccisi dalla fibra killer. Un procedimento che nasce dalle ceneri di quello che è stato presto rinominato il “processo del secolo”, che vedeva coinvolte 2.857 persone offese, di cui circa 1800 morti, 6 mila 300 parti civili costituite, quasi 10 mila testimoni e consulenti tecnici, conclusosi con condanne in Assise e in Appello per disastro doloso permanente, ma poi annullate dalla Cassazione per la prescrizione del reato. Nelle udienze preliminari il magistrato vercellese dovrà decidere se i reati contestati sono colposi e, quindi, rinviare il giudizio di fronte il Giudice monocratico, o se dolosi e quindi trasmetterli alla Corte d’Assise.

« Si riapre nuovamente una ferita dolorosissima per la nostra comunità, ancora aperta dopo la sentenza della Corte di Cassazione del 2014 – dice Federico Riboldi, il Sindaco della Città di Casale Monferrato che anche in questo nuovo processo si costituirà parte civile – Un duro colpo che non ha sopito nei casalesi l’esigenza imprescindibile di giustizia legittima per le migliaia di vittime innocenti (tra lavoratori e familiari) del nostro territorio. Giustizia e non vendetta: giustizia perché noi crediamo profondamente nel nostro Ordinamento e nel Sistema giudiziario. Giustizia per le vittime innocenti, ma anche conforto e verità per i loro familiari. Giustizia per la nostra comunità angosciata e straziata dalle migliaia di morti causate dalla fibra killer. Per tutto questo l’Amministrazione comunale sarà presente per esprimere solidarietà e sostegno alle vittime e alle associazioni, che in questi anni hanno contribuito con la loro azione incessante a creare tanti focolai di lotta all’amianto in tutto il mondo, non rendendo vana la tragedia vissuta dalla nostra comunità. I nostri tanti morti, con il loro sacrificio contribuiranno a salvare molte vite in tutto il mondo ». « Grazie alla sensibilità sviluppata oggi – prosegue Riboldi – Casale Monferrato ha fatto passi da gigante nelle bonifiche: si può dire serenamente che il nostro territorio ha meno amianto in dispersione di tante altre aree in Italia e dei servizi sanitari dedicati che prendono in carico pazienti e famigliari dal momento della diagnosi, lungo tutto il percorso della malattia. Inoltre, stiamo sviluppando con Aso e Asl un progetto di Irccs che renderà il nostro ospedale riferimento mondiale per la lotta alle malattie amianto correlate