Un folto pubblico ha fatto da cornice alla presentazione del restauro della Maestà, comunemente denominato Il Padreterno, statua in cartapesta che nella tradizione novese indica la cassa processionale proveniente dall’oratorio della Ss. Trinità. La cerimonia si è svolta sabato 30 novembre al Museo dei Campionissimi, sede in cui l’opera rimarrà esposta al pubblico fino al prossimo 29 marzo. Oltre alle autorità cittadine, erano presenti le restauratrici Francesca Ventre ed Emanuela Spera, Silvia Vicini del dipartimento di chimica dell’Università di Genova e la responsabile del Museo, Chiara Vignola. Il Sindaco Gian Paolo Cabella, oltre a portare i saluti dei funzionari del Ministero per i beni e le attività culturali che non hanno potuto partecipare all’evento, nel suo intervento ha sottolineato l’importanza del restauro: «Per i forestieri rappresenta un’attrattiva in più per venire a Novi Ligure e godersi le bellezze che ne fanno un piccolo gioiello barocco, che questa amministrazione intende valorizzare sempre di più; per noi novesi, invece, è un motivo in più per essere affezionati alla propria città e interessati a tramandare alle nuove generazioni ciò che abbiamo ancora di bello, eredità di un illustre passato». Il Sindaco, inoltre, ha messo in evidenza due aspetti che rendono la statua un pezzo unico nel suo genere: « In primo luogo, si tratta di una statua realizzata in cartapesta, un materiale assai raro per le statue e le casse processionali dell’epoca della Controriforma. Una scelta azzeccata dal punto di vista del peso del trasporto, e niente affatto insolita per l’epoca barocca, dato che in questo materiale venivano realizzate scenografie e apparati provvisori che duravano giusto il tempo di uno spettacolo: per questo erano disponibili sul mercato numerosi artigiani in grado di realizzare tutto questo, e tra essi poteva capitare, come nel nostro caso, anche qualche bravo artista L’altra particolarità, a mio dire, è però ancora più importante. E riguarda il modo in cui è stata raffigurata la Santissima Trinità, estremante lontano dall’immagine trionfante e dominatrice dell’universo, e il sentimento della “pietà”. Una scelta che a noi può sembrare strana, abituati come siamo alle raffigurazioni di un Padre-eterno irraggiungibile nell’alto del proprio Cielo ma che qui vediamo esprimere un dolore al quale noi siamo più abituati ad associare l’aggettivo “materno”. È esattamente ciò che disse Giovanni Paolo I, Papa Luciani, durante l’Angelus del 10 settembre 1978: “Noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. È papà; di più, è madre. Non vuol farci del male, vuol farci solo del bene, a tutti. I figli, se per caso sono malati, hanno un titolo di più per essere amati dalla mamma. E anche noi, se per caso siamo malati di cattiveria, fuori di strada, abbiamo un titolo di più per essere amati dal Signore”».