Per convincere la vittima, l’ignoto malfattore aveva fatto seguire alle minacce ben 5 screenshot relativi ad altrettante giocate sulla partita, effettuate sulla piattaforma di un noto sito di scommesse on line . Il calciatore, accompagnato da un dirigente della società, consegnava ai militari anche copia di un analogo esposto-denuncia indirizzato, poco prima, alla Procura Federale della FIGC di Roma e alla Lega Pro di Firenze dall’AC Monza SPA, a firma del suo A.D. Adriano Galliani. A causa della gravità delle minacce, venivano immediatamente attivate riservate misure di vigilanza, sia nei pressi del luogo ove la squadra del Monza si trovava in ritiro, sia, tramite i Carabinieri del posto subito informati, in corrispondenza dell’abitazione dei familiari del calciatore. Nello stesso tempo venivano avviate articolate e complesse indagini di natura tecnica. Neanche a dirlo, la partita Juventus U-23 – Monza si concludeva con un secco 1 a 4 per i lombardi, che non faceva altro che far aumentare la preoccupazione del denunciante, che in seguito riceveva una telefonata dall’utenza incriminata alla quale decideva di non rispondere. Le indagini consentivano in breve di:  risalire al titolare dell’utenza dalla quale erano partiti i messaggi minatori, che risultava essere intestata ad una persona della provincia di Catania, morta alcuni anni prima;  accertare, grazie anche alla collaborazione fornita dall’Ufficio legale della Lega di Serie C, che analoghe minacce – alcune delle quali partite dallo stesso numero di quelle rivolte al calciatore del Monza – erano state rivolte, quella stessa tornata, ad altri due calciatori di altrettante squadre di calcio militanti nello stesso campionato, la Pro Vercelli, impegnata con la Pergolettese e la Viterberbese, che avrebbe dovuto giocare contro la Vibonese;  individuare, da parte dell’utenza incriminata, una fitta rete di connessioni web ai principali siti di scommesse on line , nonché di attribuire uno degli ulteriori analoghi episodi delittuosi, all’intestatario di un profilo social. Venivano quindi attivate, tra l’altro, complesse intercettazioni di flussi di comunicazioni telematiche che, unitamente all’analisi di quelle telefoniche, consentivano di risalire all’intestatario del profilo, le cui generalità venivano richieste con apposito decreto notificato all’ufficio legale del social media interessato.​Il prosieguo di mirate attività tecniche, permetteva infine di:  identificare con certezza l’effettivo utilizzatore delle utenze telefoniche e del profilo social da cui erano partiti i messaggi minatori;  localizzare tale soggetto nel comune di Palagonia, in provincia di Catania e di constatare come questi fosse un vero e proprio “scommettitore seriale”, essendo solito esercitare con continuità, sebbene di importi minimi, un numero rilevante di giocate sulle principali piattaforme e siti di scommesse on line ;  verificare – mediante apposito decreto notificato ad una nota società di scommesse on line maltese – che gli screenshot con le ricevute relative alle giocate per diverse migliaia di euro inviate ai calciatori erano in realtà state artatamente modificate aumentandone e di molto gli importi, al fine di esercitare ulteriore pressione psicologica su questi ultimi per convincerli a truccare le partite;  appurare come il malfattore oltre che a minacciare i calciatori fosse anche solito individuare, sempre attraverso i social media, soggetti facilmente influenzabili che, indotti ad effettuare scommesse on line su risultati prospettati come “sicuri” in quanto “pilotati”, qualora fossero risultati, ancorché casualmente, davvero vincitori, venivano successivamente anch’essi minacciati al fine di ottenere una percentuale della vincita;  escludere, allo stato, eventuali legami con la criminalità organizzata. Pertanto, si decideva di passare all’azione. Personale del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Alessandria veniva inviato in Sicilia dove, coadiuvato nella fase esecutiva dai militari del Nucleo Investigativo di Catania e della Compagnia CC di Palagonia, faceva irruzione nell’abitazione di S. A. D. B., palagonese di 25 anni, all’interno della quale rinveniva e sequestrava gli apparati telefonici e numerose schede sim, tra cui gli smartphone e le schede utilizzati per commettere i reati. Il giovane, che messo alle strette ammetteva spontaneamente di essere l’autore delle minacce di cui si è detto, veniva quindi denunciato in stato di libertà per i reati di tentata estorsione pluriaggravata.