La scrittrice alessandrina Rossana Balduzzi Gastini, con il libro Giuseppe Borsalino. L’uomo che conquisto il mondo con un cappello (Sperling & Kupfer), vince la III edizione del Premio Confindustria Piemonte, premio da assegnare “all’autore dell’opera, tra i cinque finalisti del premio Biella Letteratura e Industria, che meglio ha indagato i rapporti tra cultura e sviluppo industriale e ha fornito diverse chiavi di lettura del mondo industriale contemporaneo”.

All’autrice dell’opera vincitrice del Premio Confindustria Piemonte verrà assegnato un premio di 2mila euro.


La consegna del riconoscimento si terrà poi il 16 novembre 2019, presso l’Auditorium di Città Studi di Biella, quando verrà anche proclamato il vincitore del Premio Biella Letteratura e Industria XVIII edizione.

Rossana Balduzzi Gastini

Giuseppe Borsalino. L’uomo che conquistò il mondo con un cappello Sperling & Kupfer Rossana

Balduzzi Gastini è nata nel 1963 ad Alessandria, dove vive tuttora con il marito e i figli. Laureatasi al Politecnico di Milano, per anni ha esercitato la professione di architetto. Ha esordito come scrittrice con i thriller Life on loan e Covered (Betelgeuse Editore), di cui sono stati già acquisiti i diritti tv. Giuseppe Borsalino. L’uomo che conquistò il mondo con un cappello (Sperling & Kupfer) In una sera d’autunno, un bambino osserva il gioco misterioso della nebbia sulla pianura piemontese e ascolta, rapito, una storia. Sua madre gli racconta di un ragazzino come lui che in quei luoghi, oltre cento anni prima, gettava lo sguardo e il cuore oltre quella coltre bianca, sognando di conoscere il mondo ed entrare nella Storia. Il suo nome era Giuseppe Borsalino. Nato in provincia di Alessandria, in una famiglia umile, ebbe il coraggio di fuggire, spinto dal fuoco che gli ardeva dentro: il desiderio di agire, pensare in grande e cambiare il destino in meglio. Apprese il mestiere di cappellaio da un artigiano locale, ma si avventurò oltre confine, tentando la fortuna in Francia con pochi spiccioli in tasca, per affinare la tecnica e nutrire il suo innato gusto del bello. Intuì subito l’importanza dei contatti e delle relazioni internazionali, ma non dimenticò mai le sue origini, e fu proprio una volta tornato a casa, insieme alla famiglia, che fondò l’impresa omonima. Quella di Borsalino è anche la storia di un precursore. Fu tra i primi a esportare il Made in Italy nel mondo, al punto che il suo nome è ovunque sinonimo di stile ed eleganza. Memore della povertà e dei sacrifici patiti, ebbe sempre a cuore i diritti dei suoi operai, in un’epoca in cui la tutela dei lavoratori non era ancora una priorità. La sua parabola va di pari passo con l’affresco vivace di un’Italia lontana, quella dell’Ottocento, alle prese con un’identità unitaria ancora da costruire e con i primi, timidi sussulti di tecnologia e modernità. Ma è soprattutto un viaggio intenso e coinvolgente nella vita di un uomo straordinario, eppure non abbastanza celebrato. Una vita illustre cui questo romanzo rende giustizia, poggiandosi saldamente sulla ricerca storica ma spingendosi a immaginare il mondo interiore di Giuseppe Borsalino. Perché per conoscere gli uomini che hanno fatto la Storia bisogna sempre partire dai loro sogni, che hanno inseguito fino alla fine con tenacia e passione. Il volume delinea in forma romanzata il profilo biografico del grande produttore di cappelli di feltro, evidenziando la sua spiccata vocazione imprenditoriale e la sua particolare attenzione alle maestranze e alla popolazione della sua città d’adozione, Alessandria. Giuseppe Borsalino nacque nel 1834 da famiglia contadina di Pecetto di Valenza, a quattordici anni fuggì da casa e andò a lavorare nella bottega di un cappellaio della cittadina aleramica. Desideroso di perfezionare le sue conoscenze tecniche nel settore, dapprima si mosse nel nostro paese, successivamente a Parigi, la​patria del cappello, ove trovò lavoro presso la Maison Berteil, una delle fabbriche più prestigiose, presso la quale acquisì il titolo di mastro cappelliere. Nel 1857 rientrò ad Alessandria, ormai provetto artigiano, ove aprì un laboratorio nel centro storico insieme al fratello Lazzaro. Nel 1872, avviarono la costruzione di un moderno opificio che produceva 150.000 cappelli l’anno, esportandone un terzo. Dopo un viaggio in Australia alla ricerca di nuove materie prime e di nuovi sbocchi mercantili, si dedicò a meccanizzare sempre più lo stabilimento, ma anche ad avviare importanti iniziative in campo sociale. Costituì la Cassa pensioni aziendale per gli operai, costruì l’Educatorio, un luogo di studio e di svago per i figli dei dipendenti, progettò l’acquedotto e le fognature di Alessandria e l’acquedotto di Pecetto, finanziò la costruzione dell’Ospedale infantile e imbastì un piano di azionariato operaio. A fine secolo, lo stabilimento occupava 1250 operai e produceva 750.000 cappelli l’anno. Morì il 1° aprile 1900, un mese prima che l’Esposizione internazionale di Parigi assegnasse all’azienda piemontese l’ambito Gran Prix dell’Expo. Claudio Bermond